«Le paure di Moro» di Roberto MartinelliEzio Mauro
Le paure di Mera » Le paure di Mera » (Segue dalla 1* pagina) arriva il giorno prima del matrimonio della seconda figlia di Moro. Maria Fida era appena uscita dalla redazione per comprare un vestito che voleva indossare per la cerimonia. Al ritorno, trova la lettera. Mancano cinque mesi e mezzo esatti al rapimento Moro quando si interrompe, quel giorno, quella che ancora oggi la famiglia chiama -la posta degli analfabeti-. Le lettere erano scritte in cattivo italiano, tanto cattivo che Moro, scorrendone una. pensò ad un mascheramento voluto. Ripensandoci, ne'.la c.\sa di via Forte Trionfale, la famiglia oggi è convinta che nes suno prese sul serio quelle minacce; crede che Moro fu esposto davvero a pericoli gravissimi, in parte per caso, in parte per circostanze -che non possono essere imputate al caso-. Due episodi, diversi tra loro, due viaggi. Aldo Moro doveva partire per la montagna, a Predazzo. All'ultimo momento, per un impegno, rinuncia al viaggio in treno, lascia Roma in macchina. Quel treno, viag già negli anni degli attentati. Nel linguaggio di Eleonora Moro -ti treno ebbe dei grossi guai, noi da quando sentimmo la notizia fummo molto preoccupati, finché lui ci telefonò, ci disse di stare tranquilli, perché era in au tomobile-. L'altro viaggio era verso Venezia, qualche anno prima. In piena corsa in autostrada, l'auto sbanda più volte tra l'una e l'altra corsia. Sono esplose — con temporaneamente — due ruote. La spiegazione che Moro avrà, e darà a sua moglie, è che sono state montate per errore due gomme da neve, scoppiate per l'alta velocità: .Afa perché — si chiede ancora oggi Eleonora Moro — tutte e due insieme") Questo album di paure private, nella mentalità di Aldo Moro si inseriva nel timore più generale per un -rovesciamento politico- di destra, che dura anni. Poi, comincia l'età del terrorismo. Adesso, la famiglia è convin¬ tizpcstpgctsccaQpps ta che Moro abbia avvertito il nuovo pericolo fin dall'Inizio, ai primi passi: -Lui ne parlava, noi lo guardavamo come un fantasma-. Finché si arriva alla domanda diretta di Maria Fida a suo padre, pochi giorni prima dell'agguato di via Fani: -C'è pericolo che tu possa essere rapito?-. -Nella vita — è la risposta — non si sa mai-. Oggi, non c'è altro da ricordare. C'è da sapere che a casa Moro le lettere arrivano ancora, sempre di minaccia. Questa volta, il bersaglio è il perdono della famiglia: -Chi perdona gli assassini è un assassino, e gli assassini devono morire-. Poi c'è la sorpresa di scoprire, com'è avvenuto da poco, che molte delle denunce fatte dai Moro sugli episodi del passato -non sono state registrate, non si trovano, non risultano-. La verità di casa Moro sulle vecchie paure finisce qui. Restano le domande sui soldi in Svizzera. Perché? -Erano denari della corrente — dice Eleonora Moro — per le necessità della corrente. Arrivavano da amici e non da chissà chi-. -Gli amici dell'epoca lo sanno, potrebbero dirlo, potrebbero parlare — dice Maria Fida —. Ma sono spariti tutti». Roberto Martinelli Ezio Mauro
Persone citate: Aldo Moro, Eleonora Moro, Maria Fida, Moro
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