Schiaffo a Atene

Schiaffo a Atene Il rovescio socialista alle Municipali Schiaffo a Atene XI partito di Papandreu cede alla destra le tre grandi città (il 60% della popolazione) - Si riaprono i conti con il partito comunista ATENE — Al secondo turno delle elezioni municipali di domenica in Grecia il partito della destra, Nea Dimakratia, ha ottenuto quasi il 50 per cento dei suffragi (40% alle politiche dell'anno scorso); il partito socialista al potere non ha raggiunto il 30% (45,8% neli'85); il partito comunista filosovietico è passato dal 9,89 al 17.65 per cento. Su 303 Comuni, 147 sono andati al Pasok del premier Papandreu (56 con l'appoggio determinante dei comunisti), 63 a iVea Dimokratia, 54 ai comunisti e 39 agli indipendenti. I socialisti hanno però perduto Atene, Salonicco e il Pireo, dove vive il 60% della popolazione del Paese. NOSTRO SERVIZIO ATENE — E'facile dire che tradizionalmente le elezioni municipali premiano l'opposizione e gli scontenti: questa volta il Pasok ha davvero perso, ed è la prima volta da quando il partito socialista è giunto al potere in Grecia, nel 1981. Domenica sera, le strade della capitale erano in mano agli elettori festanti di Nea Dimokratia; Atene, che dal 1978 era guidata dai socialisti, è tornata a un'amministrazione di destra. Come era prevedibile, dopo che, la settimana scorsa, il partito comunista aveva invitato i suoi aderenti a -punire- il Pasok nella capitale, ma soltanto nella capitale. Qui la parola d'ordine è stata ampiamente rispettata: i candidati di Nea Dimokratia hanno ottenuto il 54 per cen to dei voti. Ma i risultati di questo secondo turno delle elezioni municipali vanno ben oltre questa simbolica punizione che il Kke voleva infliggere al governo: è «caduto» anche Salonicco, e — fatto ancora più importante — è -caduto- il Pireo, quel grande sobborgo popolare nel quale la sinistra è profondamente radicata, e nel quale Andreas Adrianopoulos, uno dei giovani leoni di Nea Dimokratia, è riuscito a imporsi La teoria secondo la quale tutti i membri della grande famiglia della sinistra devono serrare i ranghi non appena si affaccia lo spauracchio della destra è stata cosi smentita, e anche questo è un fatto nuovo nella storia del Paese. E' indubbio che gli elettori comunisti avrebbero dovuto avere un senso della disciplina davvero sviluppato per obbedire alle raccomandazioni del Comitato Centrale, che aveva chiesto di dare un voto ad Atene, e il voto opposto nel resto del Paese. Ma non si erano mai viste sezioni locali di questo partito cosi dogmatico e rigido disobbedire al Comitato Centrale, abbandonare i socialisti al secondo turno ed essere seguite dalla base. Stessa tendenza nel piccolo partito -eurocomunista-: nonostante la consegna della direzione di appoggiare «i candidati del progresso», una corrente numericamente importante ha preferito votare scheda bianca, chiedendo addirittura nei seggi, a gran voce, quelle schede bianche die non erano state previste. Il leader di Nea Dimokratia, Mitsotakis, ha affermato che con queste elezioni «il popolo greco ha ottenuto la sua vittoria», e che il voto è «un chiaro e definitivo messaggio sui futuri sviluppi della situazione nel Paese». Parlando alla tv, il primo ministro Papandreu ha assicurato agli elettori di avere recepito il messaggio, e di essere deciso ad avanzare a ritmo accelerato verso il «grande cambiamento». E ha aggiunto: «Ovviamente la congiuntura economica nel nostro Paese e all'estero è all'origine delle nostre difficoltà. Ma insieme. mano nella mano, vinceremo queste difficoltà, supereremo tutti gli ostacoli sulla via del grande cambiamento». Il premier si è dunque rivolto alla sinistra; e l'interrogativo principale che queste elezioni municipali sollevano per il futuro è quello dei rapporti tra il Pasok e quel partito comunista del quale Papandreu aveva dichiarato, un po' affrettatamente, il declino storico. Papandreu ha insomma imparato che la fermezza nei confronti del pc si paga, e si paga cara. Ma a breve termi ne non ha alcun mezzo per ammorbidire la politica economica, né per rimettere in discussione il riavvicinamento con gli Stati Uniti, a pochi mesi dall'apertura di un nuovo negoziato sulle basi milita ri americane nel Paese. Resta il problema dell'istituzione di un sistema elettorale proporzionale — come chiedono i comunisti — che potrebbe tornare all'ordine del giorno alla vigilia della prossima scaden za elettorale. Nonostante tutto, questo rovescio non deve far dimenticare che da un anno a questa parte il governo socialista ha saputo portare avanti la sua politica d'austerità e ottenere risultati non trascurabili, senza gravi crisi sociali. Una politica che verrà continuata, come ha detto il ministro dell'Economia Simitis. Un piano d'austerità è stato definito d'accordo con la Cee fino al 1987, e la Grecia non ha altra scelta se non quella di rispettarlo. Resta da vedere che cosa succederà dopo: se cioè, avendo recuperato un certo margine di manovra, il governo non cederà alla tentazione di dilapidare le conquiste fatte, nella prospettiva delle elezioni del 1989. Claire Trean Copyright «Le Monde i> e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Claire Trean, Mitsotakis, Papandreu, Simitis