Crisi a Suez, scacco all'Europa di Paolo Mieli

Crisi a Suez, scacco all'Europa TRENTANNI FA «LA PIÙ' STUPIDA GUERRA DELLA STORIA» Crisi a Suez, scacco all'Europa Nel 1956 Nasser nazionalizza il Canale; Parigi, Londra e Tel Aviv in ottobre decidono l'intervento - Minacciato di «distruzione» da Egitto, Siria e Giordania, Israele attacca per primo sul Sinai - Proprio mentre soffoca nel sangue la rivoluzione ungherese, l'Urss può esibirsi come «baluardo antimperialista» - Gli europei perdono ogni influenza in Medio Oriente - L'errore di Eden, la strategia di Dayan frmed HeiteO, jìH, avewrtenuto ima lezione sul mondo musulmano rivolgendosi a lui Il 22 ottobre di trent'anni fa, mentre al Politecnico di Budapest si preparava la grande manifestazione dell'indomani da cui sarebbe iniziata la rivolta ungherese, a milleduecento chilometri di distanza, in una villa di Sèvres nelle vicinanze di Parigi, rappresentanti del governo inglese e di quello francese mettevano a punto con David Ben Qurion e Moshe Dayan gli ultimi dettagli della guerra che stavano per scatenare contro l'Egitto. Una guerra che nelle rievocazioni inglesi di questi giorni è definita -la più stupida della storia»,- e che nella curatissima biografia di Anthony Eden scritta da Robert Rhodes James e destinata ad andare in libreria a Londra tra una settimana, è ricordata come l'evento che, oltre a offrire all'Urss una provvidenziale consacrazione come «baluardo contro le aggressioni imperialiste» proprio nel momento in cui soffocava nel sangue la rivoluzione d'Ungheria, compromise irrimediabilmente il ruolo della Gran Bretagna come grande potenza. A volere quell'impresa militare era stato proprio il primo ministro inglese Eden, erede spirituale di Winston Churchill a cui era imparentato avendone sposato la nipote Clarissa. Eden ebbe una parte decisiva nel convincere gli americani a non finanziare i lavori per la costruzione della diga di Assuan; e, nonostante i tentativi di dissuasione da parte dell'amministrazione di Washington, decise l'aggressione all'Egitto già alla fine di luglio del '56 dopo il discorso di Alessandria in cui Qamal Abdel Nasser aveva proclamato la nazionalizzazione del Canale di Suez come ritorsione per i mancati aiuti all'edificazione della diga sul Nilo. Eden aveva incontrato Nasser solo una volta, nel 'SS, e, a quanto ricorda Mòha- «come un principe che tratta con uno straccione». Riteneva di doverlo disarcionare al più presto e per questo s'era dato da fare per boicottare la diga: «Eden», secondo lo storico Alistair Home, •era ossessionato dall'idea che Nasser fosse un nuovo Hitler e Suez la Renatila dell'età moderna; dei problemi francesi in Nordafrica, invece, gl'importava poco e ancor meno, probabilmente, d'Israele al quale amava riferirsi, in maniera rivelatrice, parlando di "ebrei"» La Francia del socialista Guy Mollet si fece trascinare da Eden nell'avventura di Suez non per amore del Ca- naie ma con la speranza che ne seguisse la caduta di Nasser e che ciò asiestasse un colpo decisivo alla guerriglia algerina. Il 30 settembre con le bombe al Milk-Bar e alla Cafétéria era iniziata la battaglia d'Algeri; il 16 ottobre la marina francese aveva intercettato la nave Athos con un carico di oltre settanta tonnellate di armi e munizioni provenienti dall'Egitto e destinate al Fin di Ben Bella: il governo di Parigi era sempre più convinto che se non si fossero eliminati i santuari del Cairo l'Algeria era persa. BettjGrurion 'E-IsfdéterContrastato dal Mapam e dall'ex primo ministro Moshe Sharret, Ben Gurion vide in quell'impresa un'occasione storica per rompere l'accerchiamento arabo che, dopo un continuo stillicidio di attentati soprattutto da Gaza e dalla Giordania, s'andava ora facendo più minaccioso. Il 24 ottobre le radio arabe annunciarono che le forze armate di Egitto, Siria e Giordania sarebbero state riunite sotto il comando del ministero della Difesa egiziano e il capo di stato maggiore giordano proclamò: «E' giunta l'ora che gli arabi scelgano 11 momento opportuno per sferrare l'attacco che distrugga Israele». V+" Negli ultimi giorni di ottobre Dayan fa credere al mondo di preparare una guerra contro la Giordania. Ma il pomeriggio del 29 fa scattare l'offensiva contro le truppe egiziane nel deserto del Sinai. Un battaglione di paracadutisti israeliani viene lanciato sul passo Mitla a 160 chilometri dalle linee e a 32 dal Canale di Suez. Contemporaneamente altri reparti attaccano da Nord a Abu Awelgila e, a Sud, contro El Kuntilla. Quella stessa sera del 29 ottobre Francia e Gran Bretagna, con un ultimatum, ordinano a Egitto e Israele di ritirarsi a sedici chilòmetri +dW- eanale+i*^^»'*** dt< questo vtt&è vifrih quei giorni più che evidente: egiziani e israeliani, infatti, non stanno combattendo sulle rive del Canale che è ancora nelle mani di Nasser, ma duecento chilometri ad Est nel deserto del Sinai. «In effetti», ha riconosciuto Abba Eban. all'epoca delegato permanente di Israele alle Nazioni Unite, «tale ultimatum non era molto plausibile perché si chiedeva a Israele di "ritirarsi" da una posizione dalla quale le sue truppe erano ancora molto lontane». Non ci son dubbi: l'ultimatum è indirizzato solo all'Egitto, contro il quale gli anglo-francesi si accingono a scendere in guerra e di cui gii il 31 ottobre e i . a a i e a n n e e e a n a o' hi a eae a a a nbombardano gli aeroporti. Il presidente statunitense Dwight Eisenhower che sta per affrontare le urne dove si deciderà la sua rielezione, s'infuria per essere stato tenuto all'oscuro dell'operazione che comunque non condivide. E più di lui il segretario di Stato Foster Dulles che protesta: «E' tragico che proprio nel momento in cui l'edificio sovietico sta crollando, francesi e inglesi si mettano a turbare l'equilibrio del mondo arabo». Si convocano le Nazioni Unite: Francia e Inghilterra mettono il veto a una prima risoluzione del Consiglio di sicurezza cMe ordina t! ritirò delle truppe; poi è la volta dell'assemblea generale- che, a stragrande maggioranza (64 voti favorevoli contro 5), vara una risoluzione analoga alla precedente. Ma né Israele che dilaga nel Sinai malgrado un clamoroso atto di insubordinazione del colonnello Ariel Sharon il quale raggiunti i paracadutati al Passo di Mitla affronta gli egiziani nella più sanguinosa battaglia di questa guerra, né Francia e Inghilterra tengono conto della risoluzione. A questo punto tra francesi e inglesi s'apre addirittura un conflitto: i primi vorrebbero intervenire subito con un blitz sul Canale; i secondi chiedono agli alleati di attendere ancora. Per due motivi: gli Stati Uniti stanno premendo al massimo sull'Inghilterra perché rinunci all'operazione minacciando Eden di non sostenere la moneta inglese, di non rifornire di petrolio la Gran Bretagna e di dissociarsi dall'impresa nei modi più clamorosi; inoltre gli inglesi non sono ancora del tutto pronti e i loro tempi di preparazione sono lentissimi. Lo si può constatare anche il S novembre quando alla fine gli anglo-francesi attaccano il Canale con l'operazione Musketeer. Con alle spalle l'esperienza dell'Indocina e dell'Algeria, i 500 paras di Guy Mollet sono rapidi ed efficienti: i loro assalti ai ponti di Rosica e a Porto Fuad sono operazioni molto brillanti. Non cosi il lancio inglese su Gamil e l'attacco a Porto Said. Mentre gli israeliani prima e i francesi poi hanno ragione con relativa facilità dell'esercito nasseriano, t 600 soldati di Sua Maestà faticano non poco a ottenere le loro vittorie. Collera Dall'Urss, che il 4 novembre ha invaso l'Ungheria, Bulganin e Krusciov, accertato il totale disimpegno americano dall'avventura di Suez, minacciano il ricorso a missili atomici a sostegno dell'Egitto. Nasser esulta. La sera del 6 novembre, dopo un ultimo tentennamento. Eden cede e accetta il «cessate il fuoco-. Guy Mollet, neppure avvertito, vorrebbe prima portare a termine l'operazione di conquista del Canale ma è costretto a seguire Eden. In Francia monta l'indignazione contro la condotta di Eden; indignazione che si trasforma in collera tra gli uomini del generale Beaufre impegnati in Egitto: molti di loro manifesteranno questo risentimento sulla via del ritorno, a Cipro, vendendo le loro armi ai guerriglieri anti inglesi dell'Eoka. A conclusione della guerra i francesi hanno perso dieci uomini, gli inglesi ventidue, duecento gli israeliani e qua¬ si tremila gli egiziani. Ma il bilancio politico dell'impresa è più drammatico: la carriera politica di Eden si concluderà nel gennaio del '57; quella di Mollet in maggio; i loro Paesi e l'Europa tutta saranno di qui retrocessi al rango di potenze ininfluenti nello scacchiere mediorientale. Nasser riavrà il Canale di Suez in cui nei momenti di maggior pericolo aveva fatto affondare una ventina di navi e, appoggiandosi sempre di più all'Urss, diverrà la stella polare del mondo arabo. Gli Stati Uniti da questo momento erediteranno le funzioni che aveva l'Europa nella regione e diverranno gradualmente il principale alleato di Israele. Israele si ritirerà dal Sinai ma otterrà truppe cuscinetto deli'Onu a Sharm el-Sheikh e a Gaza, oltre al diritto di far passare proprie navi per lo stretto di Tiran che immette nel golfo di Aqaba. E sarà da una crisi di quest'accordo che nel 1967 scoppierà la * guerra dei sei giorni: Diversamente dai comunisti che in quell'autunno del '56 appoggiarono l'invasione sovietica dell'Ungheria, i socialisti o, più generalmente, i democratico-progressisti di tutto il mondo condannarono senza esitazione l'impresa di Suez. «Il fatto che nell'avventura egiziana sia implicata la responsabilità del governo socialdemocratico francese», disse Pietro Nenni, «aggiunge e non toglie vigore alla nostra protesta». Paolo Mieli Mediterraneo, 1956. Il bombardamento di Porto Said visto dalla nave portaelicotteri inglese «Theseus» che s'avvicina all'obiettivo