Mauri nei due mondi di Faust

Mauri nei due mondi di Faust A Treviso l'opera di Goethe in uno spettacolo emozionante Mauri nei due mondi di Faust L'attore ha firmato anche la regìa - Uno spazio simbolico per una vicenda tra passione e lirismo DAL NOSTRO INVIATO TREVISO — Il Faust di Goethe, con i suol dodiclmilacentoundlcl versi, se venisse messo in scena integralmente, durerebbe ventiquattrore: cioè sei serate di teatro piuttosto piene. L'edizione che la compagnia Glauco Mauri ha proposto, In prima per la critica, l'altra sera, al teatro Comunale di Treviso cofmanziatore dell'allestimento, dura due ore e quaranta esatte. Eppure, nell'incisiva e limpida traduzione in prosa del grecista Dario Del Como, si tratta di un ottimo adattamento, che di questo •incommensurabile- capolavoro, di questa •possente commedia umana* ci ripropone tutti 1 temi essenziali. Il Mauri regista (e riduttore, insieme a Del Corno stesso) mi pare abbia voluto porre in rilievo che dire prima e seconda parte del Faust (l'opera è cosi divisa e come tale Impegnò trent'anni pieni dell'esistenza goethiana) equivale sottolineare due ben distinti momenti di un'eccezionale esperienza ideologica e creativa. La prima parte del Faust — che qui scorciata occupa u primo tempo — è quella dell'esplorazione del «piccolo mondo*, quello dell'interiorità individuale. Faust, il dotto che ha tutto immagazzinalo nel proprio archivio mentale, vuole, dopo aver firmato il patto con Meflstofele, tuffarsi nel gorgo impetuoso dell'universo pulslonale e passionale. E la storia della conquista, del possesso, del dominio di Margherita, dal piano erotico a quello psichico: la donna ingenua e pura, che sa proprio per questo amare con totale dedizione, sino all'infanticidio e alla follia. In uno spazio simbolico suggestivo un'alta, lignea ellisse, coi suol ripidi camminamenti che si scompone in varii tronchi e, ruotando, disegna sempre diverse'Situazioni spaziali (la scena è di Mauro Carosl) Faust e Mefi- stofele (Interpretati a turno da Mauri e da Roberto Sturno) s'inabissano nell'inganno e nella seduzione in tempi assai stringenti, con toni molto variegati (delizioso il Meflstofele Ironico di Mauri), in un fiorire continuo di occasioni visuali e auditive: oggetti e apparizioni, musiche su strumenti antichi per spietate canzoni. La freschezza dell'esordiente Angela Di Nardo (Margherita), l'Irresistibile vitalismo di Gianna Giachetti (Marta), la penosa malinconia di uno Sturno in bianca zazzerlna (Faust giovane) stendono su questa prima parte un'affascinante patina preromantica. Ma poi c'è il viaggio nel grande mondo* esterno oppure trascendente l'individuo (siamo al Faust secondo), in cui presente, passato, futuro s'intersecano di continuo. Il presente è quello precapitalistico, con imperatore e corte da scatola di pupazzi, che esaltano l'invenzione della cartamoneta (1 costumi, tra f iabistico e grottesco, sono di Odette Nicoletti); 11 futuro è quello dell'Homunculus, l'uomo-embrione che sarà assoluta onnisciènza, ma non avrà individualità (quella membrana che vibra e parla mette i brividi). Ma Faust viaggia soprattutto nel passato, alle scaturigini delle Grandi Madri (un lembo di altissima garza cerea, che s'insinua spettrale): e qui assistiamo all'evocazione di Elena, cioè della Bellezza come incorruttibile durata (una statua candida velata, ancora la Di Nardo); alla nascita da lei e Faust di Eufo- rlone, 11 pallido eroe-adolescente dell'Ardimento sino alla morte: al diverbio di Faust con Filemone e Bauci, cioè con la saggezza della vecchiaia paga del proprio angusto orizzonte (un tenero Rinaldo Porta e ancora la Giachetti). E c'è, dopo la grande contesa con l'Angoscia, dalle lunghe diafane ali di avvoltolo (senza la Giachetti), il riscatto di Faust ormai vecchio e morente, che, dopo aver corso il mondo, dopo aver tutto desiderato comprende che la vita è un premio da conquistare giorno per giorno: •Fermati, attimo, dunque: tu sei cosi bello!*. Nobilmente commosso, come una solenne sequenza di epifanie di intensa ricchezza semantica (c'è. ad esempio, un magnifico Linceo, dal costume tutto corde e molluschi, che ha la voce sinistra di Felice Leveratto), questo secondo tempo, su cui torneremo alla prima torinese del prossimo 26 novembre è un esempio molto singolare di teatralità lirico-allegorica (ho pensato ai masques elisabettiani), cije non solo non impaurisce, ma tiene di continuo avvinto lo spettatore. Il quale poi, com'è accaduto a Treviso allo scelto pubblico, letteralmente trattiene 11 fiato quando Mauri, nel ruolo di Faust vecchio, dice in apertura tutto il suo Streben (-Desiderare con ogni mia farsa...!*) e. In chiusura, entra nella bara e si cosparge della sua stessa polvere: •Questa è la terra dove fioriscono le nostre gioie, questo il sole che rischiara i nostri dolori...*. Guido Davico Bonino Glauco Mauri in una scena del «Faust» che interpreta con Sturno

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