Il rock di Browne ha profumi di Anni 70 di Marinella Venegoni

Il rock di Browne ha profumi di Anni 70 Al Palatrussardi (acustica disastrosa) la mitica voce «politica» in un concerto-nostalgia Il rock di Browne ha profumi di Anni 70 DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Uno spettacolo molto professionale e rigoroso, una sfilza di due ore di canzoni pescate dentro dieci anni di vita, un odore persistente, nel bene e nel male, di Anni Settanta. Il concerto di debutto di Jackson Browne. l'altra sera a Milano, è stato un tuffo nella nostalgia dell'impegno ma ha anche tristemente ricordato che il rock, se viene servito non con la pancia ma solo con la testa,, dimostra tutti i suol anni e forse di più: complice il Palatrussardi, la cui acustica disastrosa ha messo a dura prova la pazienza dei settemila presenti (pochissimi ragazzi e molti trentenni) e fatto rimpiangere perfino la buona vecchia tenda di Lampugnano. La struttura quadrata non aluta il suono, i soffitti sono altissimi e il rimbombo insopportabile. Jackson Browne ha quasi quarant'annl, e sembra sempre un ragazzo della West Coast, con il suo eterno caschetto e la frangetta, una camiciola a quadri con le maniche arrotolate. Si presenta semplice, spontaneo, dice brevi frasi in italiano, e anticipa le idee e le tematiche delle canzoni con lunghi discorsi in inglese e una sequenza di Immagini suggestive alle proprie spalle, ampliate su un grande schermo quadrettato. Nessuno che canti negli Stati Uniti è più vicino di lui al vecchio filone dei cantautori italiani. Fin dal debutto, nei primi Anni 70, i suol brani, sempre lun ghissimi, hanno privilegiato i testi, soprattutto tematiche sociali e civili, e la musica che 11 vestiva è sempre stata semplice, dolce e scarna; ma ora nell'ultimo disco anche lui. come i nostri cantautori, ha dovuto rinvigorire il ritmo, e innervare la melodia. Lo sostengono in concerto soprattutto il suono acido della chitarra di Kevin Dukes (il neopsichedelismo, lo avevamo annunciato, è in agguato) e la, batteria di lari Wallace, già cònDylan e con i King Crimson; ma l'interpretazione dei brani più recenti è diligentemente uguale a quella sentita sul disco Lives in the balan'ce. uguale perfino ■ il lieve e delizioso flauto andino imitato dalla tastiera: C'è un po' di sentimento del preconfezionato, che Jackson Browne riscatta con il professionismo e un arsenale di canzoni eccèllenti: La sua voce dolce e precisa, senza una sola smagliatura, avvolge e culla anche i temi rabbiosi e scomodi della guerra in Nicaragua (Lives in the balance dice: «Ci sono vite in bilico i E gente sotto tiro i Ragazzini vicino ai cannoni i e sangue, sangue sul filo spinato») e le durezze di Soldier of plenty («Questo mondo non è il tuo giocattolo, ragazzo i questo mondo ha fame, tanta fame»). Dalla sua parte, Browne ha una sincerità e un candore che riscattano ogni volontà di liquidarlo fra i grandi del passato. Il concerto parte con Boulevard, dal glorioso Hold out, che canta il disfacimento della metropoli, e procede alternando vecchi brani con quelli dell'ultimo lp. For everyman del '73 e la brillante Downtown. Running on empty del'77 sulla sua .voglia di far concerti e Por-America conosciutissima e accolta da fiammelle. Browne canta la vecchia groupie Rosie che cerca la celebrità e la nuova energica Candy. Riserva ai bis la canzone che tutti aspettano per cantare in coro. Stay, e ci mette perfino un coretto con i suoi tecnici. Chiude una dichiarazione di principio, eseguita dal cantautore solo con la chitarra nel buio: For a Patriot di Little Steven, che recita: «Non sono un socialista né un capitalista». Chi avesse dei dubbi, è servito. Stasera, concerto al Palasport di Torino. Marinella Venegoni

Luoghi citati: Milano, Nicaragua, Stati Uniti, Torino