L'orgogliosa California tedesca di Alfredo Venturi

L'orgogliosa California tedesca PER CANTICO «FREISTAAT» BONN E' SOLO UN NOIOSO VILLAGGIO L'orgogliosa California tedesca In Baviera concentrate le attività del futuro, informatica in testa: seimila imprese, 90.000 addetti, c'è perfino una Siliziumtal - Birra e computer: l'industria non ha divelto le radici contadine e la cultura tradizionale - Strauss parla latino e greco, il Land non riconosce i titoli di Università che trascurano gli studi umanistici - Monaco ha stile e «liberalitas» di capitale: vivi e lascia vivere DAL NOSTRO INVIATO MONACO — Freistaat Bayern, dice la denominazione ufficiale: Stato Ubero di Baviera. Al confini, accanto al vessillo federale nero rosso e oro, sventolano il bianco e l'azzurro dell'antica bandiera bavarese. Ma non soltanto alle frontiere internazionali con l'Austria, la Cecoslovacchia, l'altra Germania: anche ai confini interfederali, con l'Assia e il BadenWùrttemberg, lo Stato Libero esibisce orgoglioso i propri simboli. «Slamo la Baviera da sempre, la Repubblica federale di Germania da quanto?». Cosi si pària nel Freistaat: nell'ottica dei bavaresi, l rudi abitatori delle vallate non meno degli eleganti cittadini di Monaco, la Repubblica federale non è che un'accidentale contingenza storica, e Bonn un noioso villaggio renano. Volete una capitale? Eccovi Monaco colta e gaudente, scintillante e disincantata: personalità, classe di capitale le riconobbe non a caso il generale De Qaulle, che per queste cose aveva una sensibilità spiccata. Del resto Monaco non è forse la capitale di un sacco di cose: del cinema, dell'editoria, dell'informatica? E' la terza città tedesca per popolazione dopo Berlino e Amburgo, e ospita seimila imprese in cui novantamtla persone lavorano nel campo della comunicazione: con ti conforto delle tecnologie più avanzate. C'è una versione tedesca della Silicon Valley: si chiama ovviamente Siliziumtal, la percorre maestoso l'alto Danubio, e corrisponde all'antica terra dei Bavari. Attorno a Monaco, così come a Norimberga, a Augusta, un impetuoso fiorire di nuove iniziative si affianca al solido tessuto tradizionale. E' ormai un luogo comune: la vecchia Baviera agraria e montana,- la cui soia industria consisteva nel produrre le migliori birre di' Germania, trasformata in ' una delle più vivaci aree europee a economia integrata. Tutto cominciò nell'immediato dopoguerra quando la Siemens, il gigante dell'elettronica tedesca, lasciò Berlino e si stabilì a Monaco. Gli altri colossi sono la Bayerische Motoren Werke (Bmw) nel settore automobilistico, e la Messerschmitt-BoelkowBlohm (Mbb) in campo aeronautico e spaziale. Assieme al suo vicino, il Baden-Wùrttemberg, che ha a Stoccarda un altro polo d'intenso sviluppo nelle industrie d'avanguardia, la Baviera vanta oggi il più modesto tasso di disoccupazione nella Repubblica federale. Il grintoso Franz-Josef Strauss, che guida insieme il governo del Freistaat e il maggioritario partito bavarese, l'Unione cristiano-sociale, non ha mancato di usare questo argomento durante la campagna elettorale che ha preceduto il nuovo successo di domenica scorsa. L'opposizione, ha tuonato Strauss. vi parla di pieno impiego? Vi spieghi piuttosto perché mai nel Nordreno-Vestfalia, il Land governato da Johannes Rau, la disoccupazione è al 10,8 per cento, mentre qui da noi siamo sotto il 6! Argomento di facile demagogia, ma destinato a risuonare a lungo, nei cento giorni che separano i tedeschi dal voto del prossimo gennaio: visto che Rau è il candidato socialdemocratico alla Cancelleria federale. Secondo gli analisti dell'economia è proprio la relativa novità dell'industrializzazione bavarese a spiegarne il successo. I L&nder della Germania settentrionale hanno una struttura economica basata su settori come le miniere, t'acciaio, i cantieri navali: che accusano stanchezza da anni. Vegeta al Nord l'economia del passato, che può salvarsi soltanto sfoltendo gli organici: mentre al Sud fioriscono quelli che la sociologia americana definisce future oriented jobs, attività proiettate nell'avvenire. Ma qui si considera insufficiente ogni analisi che non tenga conto della specificità locale. Il nostro segreto è la cultura, amano dire i bavaresi: anzi la fedeltà ai valori tradizionali della cultura. Mi raccontano qualcosa che ha dell'incredibile: nell'epoca in cui si invoca la compatibilità intereuropea dei titoli di studio, la Baviera rifiuta di considerare vali¬ dpcudetemdostchgrpdvecocrdzzfoclddscqdpimSccStrUgcfdprsBgsmesscp ' di certi diplomi tedeschi. Diplomi rilasciati da scuole in cui, mi spiegano, la gestione dei socialdemocratici al potere ha sguarnito i programmi d'insegnamento, infierendo sulla formazione umanistica. Bisogna tener presente che l'organizzazione dei programmi scolastici, nella Repubblica federale, è materia di esclusiva competenza a livello di Land. La visione conservatrice del governo cristiano-sociale si riflette dunque, in materia distruzione, in un enfatico tradizionalismo culturale. Se un ragazzo di Francoforte deve far valere a Monaco il suo titolo di studio, e se l'ha ottenuto dopo una certa data, è possibile che per vederselo riconoscere debba sostenere un nuovo esame. La cultura classica è vissuta da queste parti come qualcosa di maledettamente serio: pregiudicarla è considerato il peggiore dei cedimenti demagogici. Mi ricordano come Strauss, il grande capo recentemente effigiato, sulla copertina del settimanale Stern, con la corona dei Wittelsbach in testa, parli correntemente greco e latino. Un'ipotesi romantica e suggestiva, affacciata con qualche civetteria: la Siliziumtal figlia di un umanesimo tradizionalista. Certo è visibile da queste parti, accanto a un fervore religioso ben radicato da sempre nella cattolicissima Baviera, una specie di religione della cultura, non sai se professata o ostentata, comunque coltivata con grazia e raffinata sapienza, e insistentemente connessa con la storia locale. Per esempio si celebra quest'anno un doppio giubileo: nel nome dell'arte e dire Ludwig. Non il secondo, l'esteta decadente che profuse nel regno l'incanto di fiaba dei suoi castelli kitsch. No, è Ludwig I a esseré'celebfuto, il mahHtca" postnapoleonico travolto dal !■ ■'...! U.M li «*• Quarantotto: che nacque esattamente due secoli fa. L'altro giubileo riguarda una fra le più celebri collezioni di pittura: la Alte Pinakothek che nello splendore dei suoi Raffaello e dei suoi Rubens compie, quest'anno, un secolo e mezzo di vita. 1 due anniversari s'intrecciano: perché fu proprio Ludwig i che nelr18S6 festeggiò il cinquantesimo complean- ■i . ululili, il ,..,) ,■ no con to fondazione di questo museo. Cosi nell'atrio della pinacoteca il grande ritratto ufficiale del re accoglie i visitatori: e sotto ogni pezzo della originale raccolta di corte, primo nucleo della collezione che oggi è fra le più ricche d'Europa, hanno messo un cartiglio in cui si ricorda che quello fu un dono di Ludwig alla sua gente. Le scolaresche guardano reverenti i simboli della munificenza regale: perché la Baviera ama i suoi re. Compreso il solitario Ludwig II, che mori annegato nel lago di Starnberg. Molti bavaresi sospettano ancora che sia stata una congiura prussiana: la dichiarata follia del re, la sua morte misteriosa. Una congiura per colpire la personalità bavarese, per favorire l'integrazione del regno nel Secondo Reich. Adesso Ludwig, l'estenuato sognatore, l'amico e il mecenate di Wagner, continua a affascinare le moltitudini dei turisti in pellegrinaggio fra i suoi castelli incantati: Linderhof, Neuschwanstein, Herrenchiemsee, tutti superbamente rilevati sullo sfondo di uno dei più bei paesaggi d'Europa. Dove regnò il principe dell'incomunicabilità celebra oggi i suoi successi la capitale della comunicazione. Birra e microchips, ordina il bavarese seduto in brache di pelle al tavolo di un ristorante: è la vignetta comparsa su un giornale americano. Mi parlano, a spiegare t floridi primati di questa terra, di una integrazione armoniosa e riuscita fra t grandi settori dell'economia. Ci siamo industrializzati, abbiamo scommesso sul futuro: ma non abbiamo strappato le radici della tradizione contadina e montanara. E infatti la Baviera è anche uno dei più forti produttori agricoli della Repubblica federale. Mi parlano, infine, di liberalitas bavarica. E' un atteggiamento tradizionale di tolleranza: vivi e lascia vivere. Monaco vive e lascia vivere: anche senza scomodare i chiassosi riti collettivi del Fasching e dell'Oktoberfest. Le sue notti intense, la formicolante vita studentesca nel quartiere di Schwabing, l'eleganza delle vetrine di alta moda in cui, particolare significativo, figurano anche gli abiti bavaresi tradizionali. Una palpabile allegria perfino nelle parate degli Schùtzen che scendono dalle montagne per sfilare qui, mlt Trommeln und Pfelfen come dice un verso famoso: con pifferi e tamburi, fra le vie sorridenti, fra i trionfi barocchi e neoclassici della gaia capitale di Ludwig, così diversa dal suo malinconico re. Alfredo Venturi dAsnatsdHbdd Quarantotto: che nacque no con to fondazione di quereverenti i simboli della mu

Persone citate: De Qaulle, Johannes Rau, Josef Strauss, Land, Stern, Strauss