Murdoch sfida i colossi tv Usa di Maria Grazia Bruzzone

Murdoch sfida i colossi tv Usa Ieri sera debutto della Fbc con un «talk show» su sei stazioni Murdoch sfida i colossi tv Usa Ha debuttato ieri sera la quarta rete televisiva commerciale americana, futura concorrente dei colossi Nbc, Abc e Cbs, da sempre dominatori dell'etere statunitense: la Fox Broadcasting Co. o Fbc, proprietà dell'editore multimedia di origine australiana, Rupert Murdoch. Alle undici di sera un talksiiow, trasmesso via satellite, condotto dalla popolare Joan Rivers, è andato in onda simultaneamente sulle sei stazioni del gruppo Metromedia comprate l'anno scorso, ohe raggiungono 11 20 per cento del pubblico televisivo Usa. Emittenti che fino a ieri funzionavano in modo indipendente e ora diventano affiliate alla capo-gruppo, secondo il principio del network. E' solo l'inizio di una sfida che entrerà nel vivo il prossimo marzo quando la Fbc farà 11 suo ingresso nella zona calda del programmi di prima serata del sabato e della domenica. In molti, da quando nel 1951 venne fondata la Abc, avevano pensato a dar vita a una nuova rete televisiva. Ma nessuno aveva avuto il fegato di cimentarsi in una partita cosi rischiosa. Un'impresa da 150 milioni di dollari l'anno, tanto costano negli Usa la programmazione e la promozione di un canale tv. Nessuno, tranne l'Intraprendente Murdoch, proprietario di giornali in Gran Bretagna (Times, Sunday Times, Sun, per esemplo), di canali televisivi via cavo inglesi (Sky Channel) e australiani. E da un anno della Twenty Century Fox, la major company hollywoodiana dove era già approdato 11 geniale manager cinematografico Barry Diller, il quarantaquattrenne selfmade man che dopo aver risollevato appena trentenne la Paramount a colpi di La febbre del sabato sera. Flash dance, I predatori dell'arca perduta — per limitarsi a qualche titolo — ha continuato la sua opera alla Fox con successi di botteghino come Commando e L'onore dei Frizzi. Nel nuovo gioco d'azzardo 1 veri sfidanti sono Diller e la Fox cinematografica, col favore degli eventi che negli ultimi anni hanno sconvolto il paesaggio televisivo d'Ameri¬ ca: una perdita (del 25 per cento) di pubblico da parte delle tre grandi reti; l'affermazione delle stazioni televisive indipendenti e 11 loro crescente acquisto di programmi per molti milioni di dollari: la vendita dell'Abc e della Nbc e il sostanziale passaggio di proprietà alla Cbs. L'esperto di media Paul Kagan, sul New York Times, ha parlato di storico cambiamento di potere «dai networks agli studios» per il controllo del medium più potente: il piccolo schermo: Un'occasione che HoUywood aveva mancato ne! 1948 all'origine del primo boom televi- sivo e poi ancora nove anni fa all'affermarsi negli Usa dei programmi trasmessi via satellite alle reti via cavo. Oggi il cinema si lancia nella tv per avere in mano la distribuzione dei suoi film e serie televisive in cui gli studios sono sempre più impegnati. Il successo di un film nelle sale è importante ma quello di una serie lo è anche di più E' una lezione che si comincia a cogliere anche in Italia. Un esempio è il recente ingresso nella Medusa cinema-, tografica da-parte del gruppo Fininvest di Berlusconi. Un altro è dato dai molti recenti legami dell'Acqua Marcia con i principali distributori e produttori del cinema italiano, dalla Titanus a Cecchi Gori E oggi il possibile acquisto da parte della società di Vincenzo Romagnoli di Rete Quattro, canale televisivo di cui Berlusconi dovrebbe disfarsi per ottemperare alle clausole antitrust della futura legge, notizia data e smentita nel giro di quarantott'ore, ma pur sempre un'ipotesi valida nell'incerto scenario del momento. Maria Grazia Bruzzone

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Usa