Iraq, il secondo fronte di Saddam di Jean Gueyras

Iraq, il secondo fronte di Saddam Il presidente domina ancora il Paese e il partito, ma crescono sfiducia e malcontento Iraq, il secondo fronte di Saddam Gli insuccessi nella guerra con l'Iran hanno fatto precipitare la popolarità del leader - Repressi col pugno di ferro tentativi di rivolta di gruppi di alti ufficiali - Ma il regime potrebbe essere minato dall'aggravarsi della crisi economica NOSTRO SERVIZIO BAGHDAD — Apparentemente nulla è cambiato sulle rive del Tigri. 11 presidente Saddam Hussein resta sempre il leader incontestato dell'Iraq, la guida suprema che tutti temono e rispettano. I suoi innumerevoli, giganteschi ritratti — in uniforme da Maresciallo o in costumi nazionali — che «picchettano» le strade del Paese e adornano l'ingresso di ogni villaggio, da Bassora al Sud, fino al lontano Kurdistan, nel Nord, fanno ormai parte del paesaggio iracheno. Ma l'immagine idilliaca del -Raiss el-Qaid» (il presidente-dirigente) comincia a mostrare qualche ruga. I discorsi pessimisti, sussurrati alle orecchie, si moltipllcano e non risparmiano neanche la famiglia del Presidente. La crisi di fiducia sembra essere cominciata In aprile, allorché è apparsa scontata la perdita di Fao, occupata in febbraio dagli iraniani. Da allora, il prestigio del capo dello Stato, che aveva promesso, solennemente, più volte, che questa «/etto di territorio nazionale* sarebbe stata riconquistata a qualsiasi prezzo, sembra scalfito, Mugugno e recriminazioni negli ambienti militari contro l'ingerenza del Baath nessi i affari bellici: il partito viene considerato responsabile dei rovesci al fronte. Al cuni ufficiali si spingono fino a denunciare la superbia del presidente Saddam Hussein il quale, come comandante in capo delle Forze Armate, «rifiuta di ascoltare le lamentele dei militari e distribuisce biasimi e sanzioni destinati a far rientrare nei ranghi i più recalcitranti: Voci, inimmaginabili in un regime nel quale 11 segreto è eretto a dottrina, cominciano a circolare. Si parla di esecuzioni sommarie di ufficiali ritenuti responsabili della perdita di Fao, tentativi di colpi di Stato rapidamente repressi. Si bisbiglia che l'aereo presidenziale è stato centrato da colpi d'arma da fuoco in un aeroporto militare e che ufficiali che il presidente aveva trattato da -vili- hanno tentato di tirar fuori le armi. In giugno, il malcontento strisciante degli ambienti militari ha raggiunto anche il clan dei Takrlti». nel quale 11 presidente è nato e che finora gli ha assicurato il suo appoggio, fermo e incondiziona' to. Takrit, una citta di provincia a circa 150 km a Nord di Baghdad, durante l'occu pazione britannica era dive nuta uno del focolai del nazionalismo arabo in Iraq, Oggi è uno dei pilastri del potere baathista, ma anche un luogo d'esilio dove vengono relegati i 'frustrati» e i «delusi» del regime. Si afferma che il capo dello Stato sia intervenuto personalmente per mettere fine a certi loschi maneggi di suoi familiari. Kharallah Toltali, padrino e zio materno del Presidente, al quale è stato affibbiato l'appellativo di -Signor cinque per cento* avrebbe, si dice, favorito l'uscita dall'Iraq, «per affari; di numerosi suoi parenti, vio landò le severe disposizioni che vietano oualslasi spostamento all'estero, allo scopo di risparmiare valuta pregiata sempre più rara nel Paese Saddam Hussein avrebbe, preso nelle sue mani questo affaire e dato istruzioni agli ambasciatori iracheni affinché 'facilitino il ritorno nel Paese* di coloro che si trovano all'estero in situazione irregolare. Pare che questi provvedimenti abbiano sollevato a Takrit un vento di fronda contro il potere, una sorta di sedizione larvata guidata dal fratellastro del presidente, Barzan Takritl, che fino al 1983 occupava il posto chiave di capo della onnipotente organizzazione per i servizi di informazione politici e stranieri. Si parla con insistenza di un confronto armato che avrebbe opposto le guardie del corpo del presidente a alcuni Takritl particolarmente vendicativi e che avrebbe provocato numerosi morti in entrambi 1 campi. Da una parte e dall'altra si sta facendo di tutto per sdrammatizzare questo 'incidente*. Ciò non toglie che severe misure siano state prese contro i caporioni E' cosi Omar Hazzak, che era stato comandante militare di Baghdad negli anni 1968-69 quando il Baath pre¬ se il potere, è sparito nella bufera. Era considerato uno degli uomini piti vicini dell'ex presidente Hassan el-Bakr il quale, negli ultimi anni di vita, aveva preso le distanze dal cognato Saddam Hussein. Omar Hazzak è stato giustiziato con altri due membri.della sua famiglia, come alcuni sostengono? Quello che è certo è che la sua abitazione a Takrit e quelle di una ventina di suoi amici sono state rase al suolo dai bulldozer, verosimilmente per scoraggiare quanti avevano'in animo di seguirlo, Saddam Hussein, ritenendo preoccupante la situazione, il 10 luglio ha convocato una seduta straordinaria del Comando regionale del Baath, suprema istanza del partito, al fine di riprendere in mano una situazione sempre più ingarbugliata. E ancora una volta, 11 presidente, che controlla l'apparato del partito, ha imposto il suo punto di vista e ha rafforzato j lB j la sua posizione in seno al Baath facendo entrare nel Comando regionale sei fedelissimi, tra i quali Ali Hassanel-Majid, un suo cugino di Takrit, capo della sicurézza interna, Latlf Nusayyef Jassem, ministro dell'Informazione, vecchio compagno di strada del presidente, di una lealtà a prova di bomba, e Fadel Barrak el-Takriti, l'onnipotente capo del controspionaggio. Il congresso di luglio ha anche consacrato la disgrazia di Nalm Haddad, un dirigente storico del Baath, allontanato dal Comando regionale del partito e dal Consìglio del comando della rivoluzione, la più alta istanza politica dello Stato. Nessuna spiegazione sulla caduta di questo personaggio che, dal 1973, preste deva ai destini del Fronte nazionale progressista (Fnp), che raggruppa il Baath, il partito comunista e il partito democratico del Kurdistan Sia quel che sia, Naim Had¬ dad, dirigente sciita, dall'inizio di quest'anno si trovava agli arresti domiciliari e, stando al giornale libanese di sinistra As Safir, sarebbe stato ucciso un mese fa. Alcuni spiegano la sua caduta col fatto che il suo nome era stato fatto dal gruppo degli amici di Omar Hazzak come un possibile successore del presidente. Va notato, d'altra parte, che nessun militare di un certo rango figura tra i promossi di luglio. Il che fa pensare che la sfiducia del potere baathista verso alcuni ufficiali non sia cessata. E tuttavia, la maggior parte dei posti-chiave resta pur sempre nelle mani dei «militari classici», conosciuti qui con l'appellativo di «Mossullani». Storicamente, i primi nuclei dell'esercito sono stati costituiti da uomini originari di Mossul. A dispetto di tutte le peripezie politiche degli ultimi venti anni, gli ufficiali formati all'Accademia militare di Mossul sono legati da un forte spirito di corpo, anche molti di loro hanno aderito al baathismo o per convinzione o per carrierismo. E' evidente che uno scontro tra ufficiali baathisti e ufficiali «mossuliani» non potrà scoppiare fino a quando ci sarà la minaccia iraniana, anche se i contrasti sono frequenti. I «mossuliani» rimproverano ai capi civili del partito alcune ingerenze che, secondo loro, sarebbero all'origine dei rovesci militari. Tuttavia, anche se non sono riusciti a farsi rappresentare a livello del Comando regionale, i «militari classici» hanno visto soddisfatte parecchie loro rivendicazioni, soprattutto per quanto riguarda i margini di manovra sui fronti dove ormai possono agire senza dover obbligatoriamente riferire alle istanze politiche di Baghdad. A ogni modo, secondo un osservatore militare arabo a Baghdad, l'esercito è -sotto alta sorveglianza* e non costituisce più, per ora, un pericolo per il regime. Per guardarsi le spalle, Saddam Hussein dispone infatti di due corpi d'armata a lui devoti: la guardia presidenziale e l'aviazione. Le unità dell'esercito regolare sono sorvegliate da una rete che oltrepassa i servizi di spionaggio militare e che è direttamente legata al potere baathista. D'altra parte, tutte le unità sono inzeppate di 'Ufficiali dell'organizzazione politica*, commissari incaricati di depistare e punire la minima velleità «disfattista*. Lo stesso discorso vale per i soldati semplici e i loro comandanti. La guerra non è popolare in Iraq e il numero dei disertori rifugiatisi nelle paludi del Sud. nella regione di Khor-el-Hammar, è valutato a oltre trentamila, senza contare coloro che nel Nord si sono uniti al guerriglieri kurdi. Saddam Hussein fa fronte a una temibile sfida. Per af- mdmdpsas e - l'rontare l'esercito iraniano ricco di effettivi — l'Iran ha 45 milioni di abitanti, l'Iraq 15 — è obbligate a ricorrere a una politica di reclutamento intensivo in un Paese dove la maggior parte delle famiglie ha perso una o più persone al fronte. Egli è riuscito a mettere in piedi un esercito di circa un milione di uomini, ma soltanto la metà fa parte di unità regolari. In giugno, circa .sessantamila studenti universitari, dai diciotto ai 25 anni, e i loro professori sotto 1 45 anni, sono stati chiamati sotto le armi per un periodo di addestramento di tre mesi che coincidevano con le vacanze universitarie. La mobilitazione di studenti e professori che, secondo le voci popolari, erano stati inviati in prima linea, ha suscitato viva emozione in seno alla popolazione, e il Presidente è dovuto intervenire personalmente alla tv per calmare le inquietudini dei parenti e assicurare che i loro figli stavano nei campi dell'esercito, nelle retrovie del fronte. Il poco di zelo e di entusiasmo mostrato dagli iracheni nel proseguire una guerra che non hanno mai approvato spiega in parte le molteplici recenti offerte di pace del presidente Hussein, la evi popolarità è d'altra parte aumentata nel momento in cui ha detto che non avrebbe risposto -subito» al lancio di missili da parte iraniana su Baghdad, allontanando cosi il pericolo di una nuova «guerra delle città». Ma il raddrizzamento che il presidente Saddam Hussein ha potuto fare dopo il congresso di luglio resta precario. Una nuova offensiva iraniana potrebbe rimettere tutto in discussione. Ancora ieri Teheran ha annunciato che le sue forze attaccheranno -con decisione i maggiori centri economici, industriali e militaricome rappresaglia dopo i recenti attacchi iracheni .contro zone civili e industriali iraniani*. La crisi economica, infine, esplosa all'inizio dell'anno, rischia, se non arrestata, di minare la base sociale del regi me baathista. Jean Gueyras Copyright «lx Monde» e per l'Italia «La Stampa»