Sindacalisti part-time di Ezio Mauro
Sindacalisti part-time Viaggio nella crisi delle organizzazioni sindacali: cambiano le iniziative e le forme d'impegno Sindacalisti part-time Trentin: «Il nostro mestiere esce dall'artigianato» - Marini: «Crescono le vocazioni a metà: la gente non è più disposta a dare tutta la vita» - Benvenuto: «Accanto al militante nasce lo specialista, il tecnico» ROMA — A Carpi, dove ogni famiglia ha almeno un lavoratore tessile in casa, per dare il via al contratto Cgil, Cisl e Uil hanno messo da parte volantini, comizi e picchetti, decidendo di portare tutti in piazza Martiri, la sera, con una finta sfilata di moda. Al suono del complesso Dralon — tutte donne e pezzo forte, naturalmente, •Il pullover' — ha sfilato la lìnea Desperados (con i giovani disoccupati a caccia di un lavoro armati di rete per farfalle e lente d'ingrandimento) e quella Capital, con il modello classico-Lucchini e il modello Rambo-Mortillaro a dividersi i fischi. Ma alla fine, quando la gente stava per andarsene, sono arrivate a sorpresa sulla passerella le Sturmtruppen, cioè l'esercito «un po' sgangherato e avventuroso^ dei sindacalisti, con l'esperto dell'economia sommersa vestito da sub, il palombaro attrezzato e coperto per le lotte contrattuali, la vedetta pellerossa che guida l'osservatorio sul mercato del lavoro e il velcro-sindacalista che chiude la fila, dotato di eskimo, maglione, sciarpa rossa, jeans e megafono in mano. «Ci abbiamo pensato un attimo, poi abbiamo deciso che i "vetero" eravamo proprio noi, la nostra generazione, visti appena cinque, otto, dieci anni fa, e questo dà la misura del cambiamento vorticoso che abbiamo dovuto attraversare — racconta Ughetta Galli, segretaria provinciale dei tessili Finca —. Soltanto, c'è stato un problema, e per due giorni siamo diventati matti: in tutto il sindacato, a Carpi, non si trovava più un eskimo-. Mentre in Emilia cercavano l'eskimo perduto, a Milano il segretario regionale della Cgil, Giuseppe Cova, andava dal notaio per lanciare il sindacato sul mercato: -Da oggi, professionalità, e managerialità. Faccio una società mista Cgil-Lega delle cooperative per la job-creation, studio una società editoriale per stampare tutto il nostro materiale e quant'àltro si trova, invento una società immobiliare per gestire il nostro patrimonio di sedi e di centri, taglio il cordone ombelicale tra noi e l'Ires, per farlo diventare un istituto di ricerca autonomo, che faccia lavori per tutti, consideri il sindacato come un cliente tra i tanti, venda, guadagni e stia sul mercato. Il mio' obiettivo, ogni mattina, è dimostrare ai 1400 che lavorano con me e ai 750.000 iscritti lombardi che il sindacato è utile'. A Firenze, la Cisl raduna alla sua scuola nazionale di formazione sindacale i quadri migliori da tutt'Italia. e li immerge in un corso tenuto da esperti d'organizzazione per imparare le nuove tecniche di proselitismo. A Roma. Giorgio Benvenuto chiama un pubblicitario come Ettore Vitale per chiedergli non solo di ridisegnare simbolo, grafica e marchio della Uil, ma di spiegare ai vecchi quadri e ai nuovi arrivati che. come tutti, anche il sindacato deve imparare a usare 'look, slogan e linguaggio'. A unire tutto — la festa di Carpi e la nuova immagine Uil, la managerialità lombarda della Cgil e le tecniche di marke.ing sindacale della Cisl — c'è la trasformazione di un mestiere, sotto la spinta della crisi. «Le due cose sono tanto legate — avverte Bruno Trentin — che si uscirà dagli anni della crisi soltanto se Gambiera il modo di fare questo mestiere'. Ma come? Status e ruolo sociale, per il sindacalista, se ne sono •andari in pezzi', come riconosce Ottaviano Del Turco, e al loro posto cresce silenzioso il bisogno di competenza, spunta una nuova voglia di professionalità, si allarga l'esigenza cioè di rendere gratificante in sé, quasi «autogiustificato>, il lavoro che si svolge ogni giorno, anche se è un lavoro che poggia pur sempre su una scelta politica di militanza, e quindi su una •giustificazione, più generale. 'Io ero segretaria dei metalmeccanici nel comprensorio Lodi-Crema — racconta Clara Bassanini, 30 anni, oggi funzionarla alla Camera del Lavoro di Milano —, e ho sentito il peso, la tensione e l'insoddisfazione di chi deve far tutto e sapere un po' di tutto, rispondendo ogni giorno a mille input con mille risposte diverse. A un certo punto ho preferito prendermi un pezzo di linea, un pezzo di impegno ben preciso, e sù questo andare a fondo, cercando di capire e di approfondire. Oggi.è meglio avere la competenza che il grado-. Per Benvenuto, quello che s'intravede dietro la mutazione del mestiere, è un -sindacato degli specialisti'. 'Con i dirigenti politici che restano dei militanti — spiega Cova a Milano — e tutt'atìorno i tecnici, che ti danno la competenza, sema che tu in cambio chieda loro la fede e l'appartenenza politica'. 'Ma il sindacalismo — ribatte Fausto Bertinotti — non è in crisi perché è diverso dagli altri mestieri. Piuttosto perché è troppo uguale, riproduce gli stessi meccanismi, discrimina le donne e i deboli, divide tra quelli che sanno e quelli che non sanno. Insistere troppo sulla competenza, vuol dire proseguire su questa strada, svalutare tutto ciò che noi possiamo fare a pura tecnica della contrattazione, a pura tutela, rinunciando alla trasformazione, e anche a ogni ruolo, a ogni identità, ad ogni riconoscibilità sociale del sindacato'. ■ Riempito di competenza, aggrappato alla militanza, il mestiere non è riuscito comunque a risolvere la vertenza del tempo, in cui si scontrano quotidianamente la vita collettiva e quella individuale del sindacato. Quasi un sindacalista su due (il 42,8 per cento) mette il fattore-tempo al primo posto tra le insoddisfazioni del mestiere, accusato — come rivela un'indagine dell'Ires — di rubare troppo spazio alla famiglia. E le confessioni delle mogli dei sindacalisti, raccolte da un'inchiesta della Cisl, confermano: «Lui ha i paraocchi, crede che esista solo il sindacato', accusa Luigina. 'Il suo è un lavoro umanitario, che dà molto agli altri — aggiunge Elena —. ma quella che sta chiusa in casa, come me, è la più castrata di tutte'. 'Passava le notti a contrattare — racconta Rita — e io tastavo il letto la mattina per capire se era tornato: 'Sapete cosa fa? Si ammala a Natale, si ammala di sabato, parla sempre solo di sindacato — conclude Maria Rosa —: e io mi sento esclusa, anzi, mi autoescludo. Basta, gli dico, siamo stanchi di missionari, piantala li». Ma anche nelle missioni le cose cambiano, e spuntano le vocazioni a meta, «con gente — come dice Franco Marini — che sta con te, ma è disposta a dare al sindacato un pezzo del suo tempo, non tut¬ ta là vita'. Un salto di abitudini, di tradizione, di cultura. Eppure, spiega Bruno Trentin, •un'organizzazione che si sburocratizza deve imparare a usare tutti i segmenti di cultura, di lavoro e di tempo disponibili. I giovani che vogliono militare nel sindacato per alcune ore al giorno, per alcuni giorni alla settimana, devono avere la possibilità di farlo. Questi specialismi parttime, questa militanza a tempo non ci deve spaventare. Può aiutarci a uscire dall'artigianalità di un mestiere che è fatto da un po' di scienza della negoziazione, un po' ài infarinatura economica, un po' di leaderismo. Un cocktail che rende il sindacalismo qualcosa di irripetibile, qualcosa che è quasi impossibile travasare fuori di qui alla fine della carriera'. Sarà per questo che i vecchi sindacalisti, come dice con amarezza Del Turco, sono finiti «su una strada laterale, con la società civile e anche politica che rifiuta di usarli appieno, da Lama a Camiti, a Storti. Come se il peso, il carisma e il potere del sindacalista fossero irriproducibili, fuori dal sindacato'. Giorgio Benvenuto, in fondo, l'aveva detto a Pierre Camiti, quando lasciò la Cisl: •Dopo tanti anni, vai dove vuoi, ma questo mestiere ti ha lasciato la tonsura in testa. Magari spretato, tu rimarrai un prete di questa chiesa'. Ezio Mauro
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