Quei Premi Nobel venuti dall'esilio

Quei Premi Nobel venuti dall'esilio Quei Premi Nobel venuti dall'esilio Amara analisi di Regge sulla situazione della ricerca in Italia Mia figlia decide di accendere il televisore proprio mentre sto per andare a cena in compagnia di amici. Apprendo cosi la notizia del Nobel a Rita Levi Montalcini e rivedo Carlo Rubbia in chiave celebrativo-patriottica ed esaltante la tripletta dei premi ottenuta da italiani negli ultimi anni. In tutti questi casi si tratta di un riconoscimento ampiamente meritato da scienziati che hanno portato avanti con energia, immaginazione e coerenza un programma di ricerca di vasto respiro. I miei dubbi, peraltro condivisi da molti colleghi e amici, sono di altra natura. Nel caso della Levi e di Modigliani la ricerca che ha condotto al premio è stata svolta negli Usa quando essi erano ormai americani de facto o de jure. Per quanto riguarda Rubbia ricordiamo che egli è al momento professore a Harvard e che mantiene i-contatti con la fisica italiana attraverso il Cern di Ginevra. Molti giornali americani diedero l'annuncio del Nobel a Rubbia citandolo come scienziato '"americano, senza fare cenno alcuno alla sua cittadinanza ed origine italiana. Non penso sia giusto muovere rimproveri a questi scienziati che hanno comunque onorato il nostro Paese e si sono sempre adoperati per aiutarci. Semmai guardiamo ci attorno e cerchiamo di diagnosticare nel nostro si stema quelle pecche che li hanno costretti a cercare fortuna altrove. In parte esse risalgono agli anni nefasti delle leggi razziali e non sono più attuali. Altre ragioni di fondo risiedono nella cronica inadeguatezza e disorganizzazione degli enti italiani che si occupano di ricerca, nella sclerosi burocratica delle nostre università, nella mancanza di contatti tra industria e mondo accademico. Non sono l'unico a rendermi conto di queste manchevolezze e seguo con attenzione l'opera di quei colleghi (valga l'eseriipio del rettore Dianzani) che, ira mille difficoltà, si adoperano per giungere al 2000 con istituzioni che non siano medioevali. Basta leggere una volta le statistiche riguardanti le università italiane per rendersi conto delle enormi sperequazioni e disparità nella distribuzione dei fondi, del personale e dello spazio disponibile. In media uno studente in una Facoltà umanistica torinese ha a sua disposizione un metro quadrato di spazio. Ove fosse andato in porto il cosiddetto piano delle permute, questa media sarebbe salita a due metri quadri. La lunga marcia dei geologi e tristemente nota e cosi pure quella dei fisici verso il nuovo edificio del dipartimento, solo in parte agibile dopo quasi venti anni di lungaggini. Si tratta di esempi tratti a caso o che mi riguardano personalmente. Che fare? Occorre che la comunità si renda conto che l'Università svolge un ruolo essenziale nella nostra società, non solo culturale (una parola che purtroppo non colpisce l'immaginazione di tutti), ma anche economico e di prestigio. Per queste ragioni essa non va abbandonata quasi fosse competenza esclusiva dei ministeri romani e dei loro ingranaggi kafkiani. Non si tratta necessariamente di appoggio finanziario, ma soprattutto di quel sostegno politico e locale ai piani di ricostruzione che è mancato per troppo tempo. In questo quadro pessimista non mancano segni di rinnovamento. Moltissimi scienziati italiani sono ritornati in Italia dopo assenze di anni profondamente cambiati c convinti che la vitalità della ricerca scientifica negli Stati Uniti dipenda non solamente da un maggior livello di investimenti, ma anche da un processo selettivo più stringente, da una prassi amministrativa più manageriale e onesta. Converrà, dunque, orientarsi verso strutture integrate a livello europeo e verso controlli di qualità che escano dal circuito degli interessi casalinghi e dalla giungla dei concorsi ministeriali. Comunque vada, il Nobel a Rita Levi Montalcini è stato un riconoscimento straordinario che non mancherà di risollevare il morale di quanti hanno a cuore il prestigio del nostro Paese. A Rita le nostre congratulazioni e il nostro ringraziamento. Tullio Regge

Persone citate: Carlo Rubbia, Dianzani, Modigliani, Rita Levi Montalcini, Rubbia, Tullio Regge

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Stati Uniti, Usa