Biellesi in cerca di fortuna di Remo Lugli

Biellesiin tenu di fortuna Mostra fotografica sull'emigrazione, costata anni di ricerche Biellesiin tenu di fortuna Fra il 1875 e il 1915 oltre 70.000 lavoratori hanno raggiunto terre straniere riuscendo ad imporsi ovunque per la loro laboriosità - Sulla ricostruzione storiografica saranno pubblicati 8 volumi DAL NOSTRO INVIATO BIELLA — Biella e il suo circondarlo. 95 Comuni ai primi del Novecento, hanno dato al mondo un enorme numero di emigranti: 73 mila tra 11 1876 e il 1915. E' una terra che già dai secoli precedenti, a partire dal '500, era abituata al pendolarismo: in primavera i maschi in età da lavoro partivano per la Francia o la Svizzera e tornavano all'inizio dell'inverno. D'estate nei paesi si vedevano soltanto donne e bambini. Poi. nella seconda metà dell'800. le mete si sono fatte più lontane, il viaggio di ritorno veniva programmato sulla distanza di anni o lo si vagheggiava soltanto e non lo si faceva mai. Partivano non solo gli uomini, ma anche le mogli e 1 figli. S'avventuravano oltre mari e oceani con un ardire sicuro, come se sapessero la strada, per una conoscenza genetica derivante dalle cognizioni acquisite dalle generazioni di conterranei che li avevano preceduti. Questo concetto ha dato il titolo ad una mostra sull'emigrazione locale: -Sapere la strada — Percorsi e mestieri dei biellesi nel mondo-. E1 una mostra di documentazione soprattutto fotografica che ha un imponente retro terra di ricerche condotte per cinque anni da una équipe di una ventina di ricercatori, con la consultazione di 50 mila atti, in municipi, parroc chie, archivi nel territorio biellese e in quelli di emigrazione e con il contatto con emigrati biellesi o i loro successori in Francia, Svizzera. Stati Uniti. Brasile. Argentina. Sudafrica. Africa del Nord. Una cosi vasta indagine mai tentata prima d'ora in Italia, è stata possibile perchè l'idea, la volontà di. compierla e il suo finanziamento sono venuti' dalla Banca Sella che ha voluto, con questa ricostruzione storiografica della vicenda dei biellesi nel mondo, lodevole fatto culturale, commemorare il proprio centesimo anno dalla fondazione. (La Banca Sella di Biella, la più grossa banca privata chiamata con un cognome, ora regionale, fu fondata nel 1886 da Gaudenzio Sella, nipote dello statista Quintino, che era deceduto due anni prima). La mostra, coordinata da Peppino Ortoleva, è soltanto un primo aspetto della ricerca storica, un iceberg, della ricerca storica che si e svolta e ancora si svolge sotto la direzione scientifica del prof. Valerio Castronovo e che prevede la pubblicazione di una serie di otto volumi. Il primo uscirà il 17 ottobre prossimo in occasione di un convegno che si svolgerà a Biella, organizzato dalla Banca Sella, su -Il ruolo della banca regionale-. Spiega il dott. Lodovico Sella, direttore della banca, uno dei discendenti del fondatore: -L'indagine continua perché dobbiamo ancora andare a contattare le comunità biellesi in Brasile, Perù e Colombia. Ma le nuove ricerche saranno condotte non più dalla Banca Sella, bensì dalla Fondazione Sella alla quale trasmetteremo il materiale finora raccolto-. La mostra, aperta fino alla metà di novembre, è stata richiesta dall'Istituto italiano di cultura di New York: e prima di essere esposta là toc- cherà alcune città italiane, forse anche Torino. Le sue duecento fotografie sono state scelte tra le cinquemila raccolte. Suddivise in "stazioni" a seconda degli argomenti, corredate da vari tipi dì documenti e anche di vecchi strumenti di lavoro dei diversi mestieri che i biellesi andavano a fare. Si vedono sorgere strade, ponti, ferrovie in remote località della Cina, della Thailandia, dell'Africa nera. Si segue con gli scalpellini la -via del granito- dal Vermont alla West Virginia. Fra la selva delle insegne delle grandi città degli Stati Uniti si leggono quelle dei pasticcieri, dei ristoratori, degli artigiani che indicano la qualifica di .biellesi». C'è la testimonianza del mondo lontano e di quello di casa abbandonato o in via di abbandono: le fabbriche tessili della Biella che negli ultimi decenni del secolo scorso era con orgoglio indicata come la 'Manchester d'Italia.. E le fabbriche nuove, in Bolivia, nel New Jersey, create da alcuni biellesi che erano riusciti a imporsi, ad abbordare il successo. Attraverso questa documentazione di storie singole passa la storia di un'epoca e di una unità territoriale. Ad esempio le lotte che a cavallo del 1880 gli operai tessili combattevano nel Biellese contro l'introduzione dei telai meccanici (e molti emigrarono appunto per non sottomettersi ai padroni III fabbrica): e poi altre lotte in America, il lungo sciopero, perduto, del 1913 a Paterson dove Pietro Botto era organizzatore della battaglia sindacale (ed ora la sua casa è museo). Remo Lugli

Persone citate: Gaudenzio Sella, Lodovico Sella, Paterson, Peppino Ortoleva, Pietro Botto, Valerio Castronovo