«Lo zuccherò è innocente»
«Lo succherò è innocente» Uno studio Usa: in modiche quantità non è pericoloso per la salute «Lo succherò è innocente» 1 controlli su cittadini americani che ne consumano 58 kg Tanno (il doppio degli italiani) ROMA — Lo zucchero contribuisce, come del resto altri fattori, alla formazione della carie. Ma in termini più generali, e qualora venga consumato in quantità non superiore al livello attuale, non ci sono prove definitive della sua pericolosità per la salute dell'uomo. Il livello a cui si fa riferimento è quello del cittadino americano, che ne consuma più di 58 chili l'anno e cioè il doppio di quanto ne assume l'italiano medio (poco più di 28 kg). Con «zucchero» si intende soprattutto il saccarosio (quello bianco da cucina), il fruttosio (contenuto nella frutta), il lattosio (nel latte), il maltosio (nel malto). Con glucosio si indica di solito lo zucchero presente nel sangue. A pronunciare questa assoluzione quasi completa, seppure per mancanza di prove, è stato ieri a Roma Allan L. Forbes, direttore del Dipartimento Nutrizione e Scienza degli Alimenti della Food and Drug Adminlstration. l'ente governativo americano preposto al controllo degli alimenti e dei farmaci. La conclusione, che può suscitare riserve e perplessità proprio perché distrugge le convinzioni di molti (nutrizionisti, pediatri, dentisti, genitori), scaturisce dal riesame delle più autorevoli relazioni specialistiche sull'argomento (più di 1200) effettuato negli ultimi anni dagli esperti della FDA. Lo zucchero, dal quale abitualmente proviene più del 20% delle calorie della nostra dieta, è sul banco degli imputati da molti anni. Le accuse, via via più numerose, sono sempre state molto gravi. Gli si attribuiva una responsabilità specifica e preponderante nella formazione della carie, nell'aumento della pressione arteriosa, nell'aggravamento delle anomalie metaboliche o di quelle circolatorie, nella determinazione dell'obesità, nelle alterazioni dell'umore e del comportamento. E perfino nella genesi del cancro. Cosi in molti Paesi, specialmente quelli più evoluti ed informati, il consumo volontario dello zucchero ha incominciato a diminuire. In Italia, dai 21,7 kg/anno/procapite del 1976 si è arrivati ai 18.6 del 1984. A queste quantità bisogna però aggiungere quelle usate dall'industria alimentare, che portano il consumo totale ad oltre 28 kg/anno per ogni italiano Un consumo che tuttavia può apparire contenuto, se lo confrontiamo con quelli degli altri Paesi europei: quasi 43 kg in Francia, quasi 44 in Germania Federale, quasi 45 in Inghilterra, più di 47 in Olanda. Il consumo degli Stati Uniti è il più alto del mondo. Quello con la carie è in pratica l'unico rapporto di efficacia confermato. Ma Forbes ritiene essenziale una precisazione: «4 provocare la carie non contribuiscono soltanto i fattori dietetici. E le conseguenze dello succherò, anche se assunto con regolarità, non sono ancora quantificabili. Inoltre l'evoluzione della carie dipende molto dal tempo in cui le sostanze cariogene rimangono a contatto con i denti. Una buona igiene orale, ottenuta con l'uso frequente dello spazzolino e del fluoro in dentifrici o in pastiglie, può eliminare con facilità questo rischio sema condizionare l'assunzione di dolci». Per il resto, il rapporto della FDA cerca di dissolvere molte paure. Non ci sono prove che lo zucchero favori sca il cancro, i calcoli biliari o le allergie. Non ce ne sono sul fatto che gli zuccheri contribuiscano allo sviluppo dell'ipertensione (è stata in vece confermata la responsabilità del sodio, spesso as sodato agli zuccheri) e che le diete a base di zuccheri costituiscano un fattore di rischio indipendente per le arterie e in particolare per le coronarie. Nulla autorizza a ritenere che nelle persone sane l'assunzione di zuccheri costituisca un fattore di rischio in termini di lipidi (grassi) e di lipoproteine nel sangue, che gli zuccheri contribuiscano alla glicemla più degli amidi e che gli squilibri nella dieta siano causati da una maggiore assunzione di zuccheri. La risposta gllcemica ai cibi contenenti gli zuccheri — si fa invece notare — varia in funzione della fonte del cibo, del metodo di preparazione, della distribuzione dei pasti, della presenza di altri costituenti alimentari, dell'attività fisica svolta. In quanto al diabete, si precisa che il consumo di zuccheri — purché non superi il livello attuale — è un fattore relativamente insignificante nel trattamento del diabete mellito e può essere correlato soltanto come una qualunque altra fonte non specifica di energia. Per i diabetici, un consumo preferenziale di fruttosio non rappresenta né un rischio né un beneficio. Bruno Ghibaudl
Persone citate: Allan L. Forbes, Bruno Ghibaudl, Forbes
Luoghi citati: Francia, Germania Federale, Inghilterra, Italia, Olanda, Roma, Stati Uniti, Usa
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