Vedute del Fuji e spicchi di cielo

Vedute del Fuji e spicchi di cielo ARTE IN GALLERIA Vedute del Fuji e spicchi di cielo Hokusai: le cento vedute del Fuji («L'Arte Antica», via Volta 9). Fu la pubblicazione, nel 1833, della popolare serie di paesaggi dedicati da Hiroshige alla strada del Tokaido, a spingere il settantatreenne Hokusai a cimentarsi ancora una volta in un'impresa destinata ad avere larga diffusione. Nacquero cosi, nel giro d'un solo biennio, i tre volumi con le Cento vedute del monte Fuji (1835), dove l'inconfondibile profilo della montagna fa da fondale a vicende di cui é protagonista la gente più comune, al punto che l'originale semplicità del dettato grafico che fa ardita la bellezza di quei paesaggi, non manca mai d'un proprio afflato umano. Pur senza raggiungere l'altezza dei maggiori capolavori del vecchio artista, come L'onda e In una limpida mattina, appartenenti alle precedenti sue Trentasei vedute del Fuji, le nuove stampe, tutte in bianco e nero, divennero uno dei testi più famosi sicché, ripubblicate a Londra nel 1880, ebbero anche notevole influsso sulla stessa pittura europea. E non è un caso se, verso la fine della sua lunga vita operosa, Hokusai che aveva firmato con trentun nomi diversi una produzione di oltre trentamila disegni, amò dirsi Gakyo-rojin che significa: Il vecchio pazzo per la pittura. Theo Gallino: Frammenti di cielo inaugura la nuova stagione dell'ampliato «Studio Laboratorio» di Anna Virando (corso G. Lanza 105). Sono opere recenti in cui la precisione del grafico pubblicitario non ha impedito al giovane autore di fantasticare sul colore cui si è convertito muovendo da una prima esperienza surreale. All'origine; le sue giornate in montagna dove, steso sul prato, scopriva lembi di cielo tra i fogliami, dando poi un- valore simbolico alla sua tavolozza con la violenza dei rossi e d'un blu saturo: mentre nel giallo squillante è da vedersi la luce, traccia di una viva intelligenza che nei dipinti su tela mescola poi colori e garze strappate come lembi di pelle viva, cartoni e radici, alla ricerca d'una anche più drammatica bellezza. Elena Cumani Clemenz («Pirra ceramiche», corso Vittorio Em.le 82). Accanto alle formelle e ai pannelli in ceramica realizzati in alto e basso rilievo con i più diversi disegni decorativi, oscillanti tra una punta naif ed una elegante ripresa liberty, la Cumani — torinese, passata attraverso la positiva esperienza dell'Istituto d'Arte di Faenza — espone anche nu merose sculture in tuttotondo. an. dra.

Luoghi citati: Faenza, Londra