Per il miele 2 nemici di Gianfranco Quaglia

Per il miele 2 nemici I produttori si difendono con la «doc» Per il miele 2 nemici II dopo Cernobil non è ancora terminato (consumi scarsi) - Cè poi la concorrenza sleale del prodotto straniero, venduto a prezzi stracciati TORINO — Il miele diventa doc. La Federazione apicoltori italiani ha istituito un sigillo giallo di origine e qualità a garanzia e tutela del prodotto nazionale. Questa specie di carta d'identità è una delle numerose iniziative per difendere il miele d'Italia che attraversa un momento critico. Il 1986 è stato un anno eccezionale sotto il profilo della qualità e della produzione. Sono state raggiunte punte insperate, raddoppiando se non addirittura triplicando i livelli dell'ultimo decennio. Cosi si è passati da 10 chili per alveare déll'85 ai 20 e in qualche caso ai 30. Complessivamente la produzione compie un balzo: da 80 mila quintali a 160-170 mila. Ma i magazzini sono pieni. Le cause sono due: l'effetto Cernobil, che a distanza di mesi ha lasciato un segno psicologico negativo sui consumatori; la massiccia importazione di prodotto straniero a prezzi inferiori e altamente concorrenziali. Cernobil. -Nell'anno d'oro del miele italiano — dice Franco Marletto (cattedra di apicoltura dell'Università di Torino) — gli allarmi diffusi hanno destato apprensione e il mercato ha subito un crollo del 50%. Eppure, a parte qualche traccia trovata a maggio in Friuli, in tutto il resto d'Italia l'allarme si è rivelato privo di giustificazione-. n n a a, di Miele straniero. L'importazione nell'85 è stata di 126.907 quintali, quindi superiore alla produzione interna. Arriva soprattutto dall'Argentina (48 mila quintali), dalla Germania, che ha incrementato del 400%. Seguono l'Ungheria, la Jugoslavia e l'Australia. Una larga presenza è quella di tutti i Paesi dell'Est. prezzi all'ingrosso oscillano fra le 1500 e le 2000 lire contro le 3000-4500 del miele italiano. Basta questo divario per comprendere il danno che subisce il nostro prodotto. A questi massicci arrivi gli italiani possono controbattere puntando sulla qualità: i mieli di alto pregio (castagno, robinia, melata) vengono esportati, ma non si va oltre i 2.500 quintali. Nella commercializzazione il problema più grave è rappresentato dal miele straniero, acquistato a prezzi modici, spacciato per miele italiano e rivenduto a costi dì mercato interno. Una frode di miliardi alla quale gli apicoltori stanno cercando rimedi. Franco Panella, presidente dell'associazione che raggruppa i professionisti del settore, denuncia senza mezzi termini questo immenso «giro» che annulla gli sforzi dei produttori italiani. -L'assenza di controlli favorisce il malcostume e blocca le nostre vendite. Sul mercato all'ingrosso troviamo vasetti di acacia al di sotto delle 2000 lire contro le nostre 4000: ma quello non è miele italiano. Chiediamo a più voci un centro di controllo serio-. Oltre all'istituzione del «sigillo giallo di origine e qualità», che garantisce le caratteristiche fondamentali (freschezza, il giusto grado di umidità, le componenti fisiche conformi all'origine botanica), un'altra iniziativa è stata varata per scoraggiare la sostituzione del miele italiano con quello straniero sono i registri di carico e sca rico che devono essere adot tati per legge da tutti coloro che commercializzano il prodotto. Gianfranco Quaglia

Persone citate: Franco Marletto, Franco Panella

Luoghi citati: Argentina, Australia, Friuli, Germania, Italia, Jugoslavia, Torino, Ungheria