«Un trucco la proposta dei test» di Emanuele Novazio

« Un tru€€Q la proposta dei test» Duro Arbatov sulla riduzione degli esperimenti nucleari prospettata da Reagan « Un tru€€Q la proposta dei test» Conferenza stampa dell'esperto del Cremlino di affari Usa • Ha anche discusso pacatamente con un'ebrea anti-sovietica DAL NOSTRO INVIATO REYKJAVIK — «Se l'incontro è Importante? Certo, l'incontro è importante, e dobbiamo aspettarci molto. Perette qui si decide se il dialogo continuerà o no, si decide il futuro del dialogo: questo incontro non è il sintomo di un miglioramento nelle reIasioni tra Usa e Urss; è, piuttosto, un test: nasce dalla grande preoccupazione per un peggioramento delle nostre relazioni. Siamo molto preoccupati che il dialogo si sia trasformato nella scalata al riarmo». Mentre Gorbaciov e Reagan discutono a quattr'occhi, Georghi Arbatov riassume cosi, con una valutazione di sobrio pessimismo e di allarme sfumato, la posizione sovietica sul meeting di Reykjavyk. Il responsabile dell'..Istituto per gli Stati Uniti all'Accademia delle Scienze» affronta le domande dei giornalisti di tutto il mondo; con lui c'è U numero due dell'Accademia, Evgheny Vellkov, consigliere di Gorbaciov per le questioni di strategia nuclea re, e uno del portavoce, Andrei Grociov. E', anche questo, un aspetto dell'Urss di Gorbaciov: più «comunicativa», più abile a sfruttare ogni occasione di «affermazione d'immagine»; più disposta e più facile al dibattito pubblico, soprattutto al di fuori dei confini nazionali (anche su temi finora considerati tabù: Ieri, Arbatov discuteva pacatamente con una donna ebrea, «antisovictica», che lo aveva attaccato; la Invitava a non confondere i problemi, ma senza quelle sfuriate che ancora a Ginevra, avevano segnato incontri simili a questo). Il giudizio di Arbatov ed Elikov oscUla tra espressioni di forte polemica e segni di dialogo. Per esempio: se qui a Reykjavyk si arrivasse a un accordo o a una bozza d'accordo sugli euromissili, avremmo la garanzia che ci sarà presto un vertice a Washington?, chiede qualcuno. Un accordo sarebbe un passo avanti importante e benvenuto; risponde Velikov. «Che certo renderebbe più facile il summit», precisa Grociov. E', queUa degU euromissili, l'area più promettente per un accordo a breve scadenza, fanno capire i sovietici. Arbatov e Velikov, ieri, lo hanno sottolineato più volte: insistendo, anche, sulla disponibilità di Mosca a 'Verifiche necessarie e adeguate» In caso di una riduzione delle testate in Europa. Ma è, anche, la sola area nella quale almeno pubblicamente — l'Urss ammette di intravedere uno sbocco a Reykjavyk. Sullo «scudo stellare, e sui test nucleari, le posizioni restano molto lontane: alla proposta di Reagan per una ratifica di vecchi accordi sulla limitazione dei test, Arbatov replica secco: «£' un trucco, una manovra per distogliere l'attenzione; se fosse venuta nel 76 e nel 77, non sarebbe stata male. Ma ormai il treno è partito, e non c'è più nessun freno agli esperimenti. Il problema, adesso, i un bando completo dei test» E a chi gU chiede se Mosca sarebbe disposta a un compromesso sul test, Arbatov risponde: »Non siamo per il tutto o il niente, ma è chiaro che anche una regolamentazione dei test non sarebbe poi molto utile: abbiamo limitazioni dal 1963, ma la corsa agli armamenti va avanti Io stesso- (salvo aggiungere che queste sono «opinioni personali» e che a decidere sarà Gorbaciov). Sui test, poi, « Washington dà l'impressione di non volere risultati, qui a Reykjavik», e «sembra voler rifiutare e di usare tutte le possibilità di verifica che tecnicamente esistono». L'Urss, comunque, «è disponibile, anche in questo campo, a esami¬ nare ogni altra ipotesi di controllo». n nodo, par di capire, è nel legame tra test nucleari, moratoria e «scudo stellare.: •Nel materiale fissile il tempo di decadimento è lungo, e non c'è bisogno di controlli. I test, dunque, non servono a questo: servono a sviluppare nuove armi». Cioè, secondo i sovietici, a preparare le «guerre stellari». Mentre Arbatov parla ai giornalisti, queste cose Gorbaciov le sta dicendo a Reagan. Emanuele Novazio Reykjavik. Vigdis Finnbogadottir con la figlia adottiva Astrìdur. Kletta presidente della Repubblica nel 1980, è stata la prima donna al mondo democraticamente eletta alla carica di capo di Stato