E' morta la Morano «regina» del muto

E9 morìa la Monna «regina» del muta Protagonista della nascita del cinema a Torino E9 morìa la Monna «regina» del muta Aveva compiuto 99 anni - Dall'esordio all'Ambrosio nel 1909 al successo in coppia con Rodolfi TORINO — Gigetta (Luigia Maria) Morano, la regina del muto, una protagonista degli anni d'oro di Cabiria» e della nascita del cinema a Torino, si è spenta l'altra sera, .all'età di 99 anni. La morte l'ha colta nel Convitto vedove e nubili, antica residenza estiva della pricipessa Felicita di Savoia, dove era ospite da trent'anni. C'è sempre stata incertezza sul luogo della sua nascita, poiché lei stessa, figlia di torinesi, amava la patria del cinema. In realtà, la sua famiglia girava l'Italia, soggetta al trasferimenti del padre, arruolato nelle scuderie dell'esercito che, quel 2 agosto 1887, era di stanza a Verona. Torino la vide, giovanissima, recitare in una compagnia teatrale di dilettanti. Venne notata da Luigi Maggi, uno del primi registi italiani, e jnvitata alla casa cinematografica Ambrosio, per la quale esordi con *Il figlio delle selve., nel 1909. diretta dallo stesso Maggi. La sua ascesa fu velocissima, tanto che 10 anni più tardi il critico Tito Alacci scrisse: .Credo che la Ambrosio debba tre quarti delle sue fortune alla Morano». Fu interprete di una serie di brillanti commedie, la sua verve indiavolata si espresse, in particolare, nella serie di Gigetta. Con Eleuterio Rodolfi formò la prima coppia comico-senti¬ mentale del cinema italia no. In teatro affascinò anche il grande Ermete Novelli che la volle coprotagonista nei suoi film per la Ambrosio. DI volta in volta dolce, tenera, effervescente, Gigetta Morano aveva un carattere deciso e amava praticare molti sport. Amazzone esperta, si prestò come controfigura per attrici timorose o poco amanti del rischio. Nel '17, lavorò per breve tempo alla Corona. Lasciò il set e, nel '20 tornò per una breve parentesi alla Ambrosio, nel '22 ebbe una par¬ te modesta In una pellicola dell'Alba. Non si oppose al suo declino né tentò di prolungare quella che avrebbe potuto diventare soltanto una lunga agonia per lei, stella del cinema muto, mentre il pubblico veniva attratto da una grande novità, il sonoro. Si ritirò nella sua villa in via Talucchi, condusse una vita brillante, come si addiceva a una donna ammirata e corteggiata. Ma uno solo tra i suoi spasimanti (almeno, se si vuole credere a chi raccolse le confidenze del suol ultimi anni di vita) ebbe i suoi favori, un ricco banchiere di nome Carlo, che perse la vita durante la seconda guerra mondiale, Ebbe ancora una breve parentesi cinematografica (recitò poco più di una comparsa nel .Vitelloni, e in .8 e a») dalla quale, forse, trasse più amarezza che piacere. Ma su. nella nobile dimora reale, nella camera arredata con i suoi mobili di barocco veneziano beige e oro, si era ricreata il suo mondo. A chi andava a trovarla mostrava fiera le sue foto, da Lucia del «Promessi Sposi» alla Bisbetica domata, cimeli, vestiti sfarzosi. Nel testamento scrìtto pochi giorni fa, ha chiesto di venire sepolta con 11 suo abito bianco e con 11 pacco di lettere scrìttegli dall'uomo che le aveva .regalato tanti anni felici.. Carlo Novara tl dl i itli

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