Weekend sotto il Polo di Aldo Rizzo

Weekend sotto il Polo Weekend sotto il Polo DAL NOSTRO INVIATO REYKJAVIK — Oriente e Occidente s'incontrano a Nord, nell'estremo Nord, a mezza strada tra le capitali dei due imperi, Mosca e Washington, in un Paese che fa parte del sistema difensivo occidentale, ma ha bandito dal suo territorio ogni arma nucleare ed è, per suo conto, privo di esercito. L'Islanda è l'isola di Utopia o una tappa possibile verso il «grande compromesso» per gli Anni Duemila? Alla fine del millennio ha fatto riferimento Oorbaciov, al suo arrivo a Reykjavik, per ribadire l'obicttivo del suo famoso piano: eliminare, nei prossimi tredici anni, ogni arma nucleare" in tutto il mondo. Rèndere le stesse armi nucleari «impotenti e obsolete» è lo scopo dichiarato dell'altrettanto famoso piano di Reagan, impropriamente noto come cguerre stellari». Ma sono radicalmente diversi gli strumenti e le procedure con i quali i due lcaders vorrebbero realizzare i rispettivi progetti. La creazione di uno scudo, essenzialmente spaziale, contro missili e bombe sembra ai sovietici un machiavello degli Stati Uniti per riaffermare la loro superiorità, nelle condizioni dell'età ipertecnologica. Si potrà uscire da una simile impasse! Nell'attesa, i due Grandi decidono di cercare accordi intermedi, in aree circoscritte, ribadendo la logica del dialogo comunque. E questo è il senso dei loro incontri, anche di quello che comincia oggi nella piccola villa bianca di Hofdi, aperta ai venti dell'Oceano, quasi emblematica della solitudine, in definitiva, di chi regge le sorti del mondo. Si capisce come, in questo quadro, la vigilia del vertice abbia le sue ambiguità. Già non si sa se sia un vertice vero o dimezzato, cioè soltanto preparatorio di un altro incontro risolutivo, quello in programma, fin dallo scorso novembre, negli Stati Uniti. Ma nessun vertice è davvero risolutivo, sempre ri¬ manda a un altro, finché dureranno le fondamentali divergenze ideologiche e politiche tra i due sistemi. E anche in un minivertice, o supposto tale, sono gli stessi due lcaders a incontrarsi e a parlarsi: nulla vieta un accordo imprevisto, di portata imprevista, se concorrono certe condizioni. A parte questo, è curioso come vengano dalla parte sovietica accenni di disponibilità su temi finora considerati proibiti o sopportati a malapena: temi come i diritti umani e l'occupazione dell'Afghanistan. Ed è piuttosto fra gli americani che prevale, seppure non confessata, la tendenza a stare al concreto, cioè alle cose sulle quali una qualche intesa è possibile, innanzitutto la questione degli euromissili. L'Urss simula aperture su argomenti sempre proposti invano dagli Stati Uniti per allentarne la guardia su quelli davvero in discussione? Questo sembra il timore degli americani, anche se Gorbaciov merita il diritto al dubbio. In realtà, sia pure attraverso molte schermaglie tattiche e molti sospetti induriti dal tempo, i due uomini sembrano desiderare davvero un onorevole compromesso. Reagan ha poco più di un anno a disposizione, prima che si scateni in America la nuova corsa presidenziale, per gettare le basi di una transizione controllata dal vecchio al nuovo mondo della strategia terrestre e spaziale (sarebbe la sua vera e grande eredità). Oorbaciov ha bisogno di attenuare, in un modo o in un altro, la conflittualità con l'altra superpotenza, per procedere con più vigore e coerenza a un disegno riformatore interno, che è solo agli inizi. Possono servire intese parziali oggi, intese più ampie domani. Le une e le altre, certo, restano molto difficili. Dopo questo weekend sotto il Polo, però segnato da cieli mutevoli, vedremo quanto difficili, o se addirit tura utopiche. Aldo Rizzo

Persone citate: Gorbaciov, Occidente, Reagan