Sanzioni, arma imprecisa di Mario Ciriello

Sanzioni, arma imprecisa Come giudicare le misure euroamericane contro Pretoria Sanzioni, arma imprecisa Sulla loro moralità e sul valore politico non vi possono essere dubbi, ma mille sono le incertezze sul loro peso e sulla attuabilità - Le reazioni dell'industria sudafricana - A pagare più di tutti potrebbero essere i lavoratori neri DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Diplomatici economisti, industriali, esperti di molti Paesi stanno cercando di risolvere una difficile equazione. Quale sarà l'effetto sul Sud Africa delle energiche sanzioni americane e delle anemiche sanzioni europee? Si odono molte risposte: ed è naturale. Mentre non vi possono essere dubbi sulla moralità di queste sanzioni e, forse, anche sul loro valore politico a lungo termine, mille sono le incertezze sul loro peso reale, sulla loro attuabilità, sulla loro efficacia. Colpiranno, questo si, ma in che misura? Com'è già stato scritto mille volte, come Margaret Thatcher, Helmut Kohl e Ronald Reagan ripetono ogni giorno, le sanzioni, tutte le sanzioni, sono armi imprecise. Hanno bersagli ambiziosi, ma non sempre, raramente anzi, li distruggono. Nel caso del Sud Africa, gli ostacoli sono più che triplicati dalla geografia di questo subcontinente, con una costa interminabile che, affacciata su due oceani, l'Atlantico e l'Indiano, è una porta spalancata a ogni contrabbando. Altro interrogativo: con quanto rigore l'amministrazione Usa tradurrà in azioni concrete una politica che non vuole, impostagli dal Congresso? É' un avversario agguerrito, il Sud Africa: non è la Polonia, il Nicaragua o la Rhodesia. Troverà certamente il modo di aggirare molte barriere erette dai divieti, dagli embarghi euroame ricani, cosi come ha aggirato, o ammorbidito, per vari anni, molte altre misure punitive. Parla persino di *rappresaglie*. Si delineano due possibilità. Che Pretoria sospenda le vendite di platino, permettendo cosi a Reagan di invocare una clausola nella nuova legge che autorizza l'abrogazione delle norme capaci di •accrescere la dipendenza de¬ gli Usa dall'Urss*. Oppure, che minacci di non pagare il proprio debito estero, per ben 21 milioni di dollari, del quali tre e più dovuti a banche americane. Ammettiamo, comunque, che le sanzioni Usa conseguano un successo parziale. Secondo Pet Corbtn, presidente della Camera di commercio di Johannesburg, la perdita per le esportazioni mondiali sudafricane non dovrebbe superare il 5%. A prima vista, è una cifra che non fa grande impressione, ma cela un danno non modesto, in quanto appassirebbe tra il 40 e il 45% delle esportazioni agli Stati Uniti, il principale partner commerciale di Pretoria. Quel 5% corrisponderebbe, infatti, a quasi un miliardo di dollari, forse 900 milioni, un po' meno del valore delle vendite di Pretoria a Washington. n «pacchetto» approvato dal Congresso americano comprende carbone (respinto dagli europei), ferro, acciaio, uranio, prodotti agricoli, tessili. Vieta altresì «nuoci investimenti* in Sud Africa, nonché nuovi prestiti, e taglia tutti i collegamenti aerei diretti. (L'importazione in America di Krugerrand, le monete d'oro, era già proibita da un precedente decreto). Nell'85, Washington ha venduto al Sud Africa computer per 87 milioni di dollari, la partita più grossa in un flusso di esportazioni pari a un miliardo 300 milioni di dollari. Disposizioni in vigore da tempo esigono che nessun ordinatore elettronico sia destinato alle forze armate o ai servizi di sicurezza. Si cer¬ cherà adesso, e non sarà facile, di imporre il rispetto totale di queste norme. Alcuni settori dell'economia sudafricana hanno reagito con rapidità, indicando piani e prospettive: 1) South African Airways. Lo scorso anno, aveva portato oltre Atlantico 95 mila passeggeri: adesso. 11 lascerà in Europa, da dove potranno raggiungere gli Stati Uniti, con il medesimo biglietto, allo stesso prezzo. 2) L'embargo sull'uranio colpirà le vendite di questo minerale per un valore complessivo di 140 milioni di dollari l'anno. 3) L'embargo sul ferro e sull'acciaio priveranno la prima industria di quasi 6 milioni di dollari e la seconda di 78, sempre in un anno. 4) L'impossibilità di varcare l'Atlantico imporrà all'industria tessile una perdita sui 40 milioni di dollari. 5) Brutto il colpo per l'agroindustria. Dovrà cercare di rimpiazzare 11 mercato americano, che nell'85 gli fruttò quasi 70 milioni di dollari. 6) Intense le preoccupazioni sul futuro degli investimenti Usa. Continua l'esodo delle società americane. Nelle ultime tre settimane soltanto, si sono avuti tre addii: Coca-Cola, Procter and Gamble, Baxter-Travenol. n governo sudafricano avverte che le prime vittime delle sanzioni saranno proprio le masse di colore, dà per certa la scomparsa di -oltre €00 mila posti di lavoro occupati oggi da negri*. E' un calcolo che sa troppo di sensazionalismo, ma sarebbe assurdo farsi illusioni, i neri soffriranno più degli altri perché sono agli ultimi gradini della scala sociale, sono 1 più vulnerabili. Lo ammette anche il Congress of South African Trade Unioni, la massima confederazione sindacale negra, che tuttavia approva, per ragioni politiche, 11 gesto dei senatori americani: certo, le sanzioni accresceranno a breve termine la disoccupazione. Ma i neri già patiscono incredibili privazioni economiche, almeno 6 milioni sono già senza lavoro. Le sanzioni non sono dunque terapie a effetto immediato e sicuro. Il regime sudafricano non cadrà e potrebbe anzi rafforzarsi, grazie all'appoggio di parte del mondo industriale e commerciale. Ma il processo di erosione continua. La sua strada si fa sempre più oscura. Come ha detto il senatore Lugar, presidente del Foreign Relations Committee: *Non distruggiamo il governo sudafricano. Si sta distruggendo da solo*. Mario Ciriello

Persone citate: African, Baxter, Helmut Kohl, Lugar, Margaret Thatcher, Pet Corbtn, Procter, Reagan, Ronald Reagan