Spade e fantasmi dal Louvre

Spade e fantasmi dal Louvre UNA GRANDE SCOPERTA ARCHEOLOGICA IN MOSTRA A MELANO Spade e fantasmi dal Louvre Sotto il «cortile quadrato» sono venute alla luce le strutture del castello eretto da Filippo Augusto nel XII secolo Ceramiche, armi e oltre mille frammenti di metallo e di cuoio, oggetti cari ai re di Francia, narrano la storia del palazzo Da poderoso avamposto difensivo a carcere per prigionieri illustri; da residenza reale a museo - L'elmo di Carlo VI 1 MILANO — «Il Castello del Louvre ritrovato*: con questo titolo una mostra al Museo archeologico di Milano illustra i risultati di un'impresa eccezionale realizzata in Francia. Sono tornate alla luce, sotto il «cortile quadrato* dell'attuale Palazzo, le strutture del più antico Louvre, il Castello eretto dal re Filippo Augusto nel XII secolo, più volte rimaneggiato e ricostruito dai suoi successori, infine sostituito dagli edifici ora adibiti a museo. E' uno squarcio della storia di Parigi nel cuore stesso della città; ed è uno squarcio della storia di Francia. Il momento della mostra, che per la prima volta espone all'estero una scelta dei materiali scoperti, non è casuale. Gli scavi, affidati dalla Commission du Vieux Paris a Michel Fleury e Venceslav Kruta, sono ormai conclusi. Il pavimento del .cortile quadrato., sotto il quale sono avvenute le scopèrte, è stato ricostituito. La cripta che contiene, sotto il livello del pavimento, i resti archeologici, è pronta. L'allestimento, su progetto di Ezio Frigerio, del percorso che guiderà i visitatori attraverso le scoperte è in corso. Siamo dunque nella fase di passaggio tra l'effettuazione degli scavi e la loro presentazione' al pubblico: il più adatto per una mostra come quella milanese. Naturalmente, non si trasportano le mura e le torri; ma gli oggetti scoperti si, e a Milano ve n'è una buona esemplificazione. Inoltre, uno scavo come quello del Louvre si comprende attraverso fotografie, disegni, piante, ricostruzioni che trovano a Milano ampio spazio. Né vanno dimenticati i disegni, le incisioni, le stampe d'epoca, che scandiscono visivamente la storia del celettre'efiifiotofetsi hanno costitutto una fonte basilare per ttìuvàro" degli-'drcheologi, una specie di «album di famiglia, tenuto costantemente sott'occhio come guida come verifica. Possiamo seguire dunque, parallelamente, da un lato le notizie storiche e le immagi- ni d'epoca, dall'altro le scoperte archeologiche. Il Castello del Louvre viene costruito verso il 1200 da Filippo Augusto all'esterno delle mura di Parigi, come poderoso avamposto difensivo. Esso è costituito allHnizio da un imponente mastio cilindrico, del diametro di 15 metri e dell'altezza di 30, difeso da un fossato circolare e, più esternamente, da una cinta quadrangolare con torri agli angoli e sui lati. Di questo edificio l'archeologia ha recuperatogli mastio, ilfosSafo', i lati Est e Nord della cinta. Verso it 1360 Carlo V trasforma il Louvre in residenza reale. Ricostruisce il Castello nelle parti superiori, aggiunge sul lato Nord una serie di alloggiamenti che occupano l'intero spazio tra la cinta esterna e il fossato, colloca altri alloggiamenti all'interno del lato Est. La funzione di residenza del sovrano determina anche l'allestimento a giardini di un'ampia zona a Nord del complesso monumentale; e un ponte viene gettato in direzione dei giardini stessi. Anche di questa fase l'archeologia dà precise testimonianze: sono strutture che impressionano insieme per l'imponenza e l'evidenza. Poi hanno inizio le demolizioni^ die... puntualmente emergono dai - documenti e dalle riproduzionii-d'epoca; l'archeologia, quando può, conferma. Comincia Francesco I nel 1528, abbattendo la torre centrale. Una preziosa testimonianza diretta, il diario di un borghese parigino anonimo, còsi ci narra: .U detto anno fu iniziata la demolizione della grossa torre del Louvre su ordine del Re, per rendere piacevole il Castello e abitarvi. Il Re sosteneva che la torre ingombrava il detto Castello e il suo cortile; fu tuttavia grande peccato abbatterla, perché era molto bella, alta e forte, adatta a tenervi prigionieri, gente di grande casata». Nel suo linguaggio semplice e perfino ingenuo, il .borghese, rivela una funzione particolare dell'antica fortezza: quella di relegarvi prigionieri illustri, che non avrebbero potuto andare nelle carceri comuni.'E certo un re che voleva rendere piacevole la sua residenza non poteva gradire una simile compagnia. Ma errerebbe chi ravvisasse nella funzione di carcere una finalità primaria. Molti altri documenti, i o r l e infatti, testimoniano che i re di Francia ricevevano nel Louvre gli omaggi dei grandi feudatari, facendo con ciò del Palazzo il simbolo del'autorità dello Stato. Sotto Enrico IV, agl'inizi del Seicento, nasce il .Grande progetto, inteso a raddoppiare le ali del Palazzo, che si avvia così alle dimensioni attuali: l'antico torrione e la cinta muraria che lo difendeva restano sepolti sotto il .cortile quadrato.. Alla fine del Settecento, il Louvre-si'trasforma in Museo. Nel secolo successivo, lo Stóritìo Adolphe Berti compie uno studio accurato sull'antica Parigi ed effettua un primo sondaggio di scavi nel .cortile quadrato. E' il 1866: emergono le prime conferme dei dati storici, non più che uno spunto per gli scavi attuali. Questi, dice con giusto orgoglio Michel Fleury, sono nuovi al novantotto per cento. Ma l'aspetto architettonico, pur imponente che sia, è solo una parte delle scoperte. Ciò che impressiona altrettanto è la miriade di oggetti tornati alla luce, spesso in depositi databili con assoluta precisione. Anzitutto le ceramiche, ampiamente esposte a Milano, delle quali va segnalato in specie il complesso riemerso da una fossa scavata nel terreno vergine presso l'angolo nord-orientale della cinta e coperta dalle costruzioni di Carlo V. Tutto il materiale è dunque anteriore al 1360; e si tratta di centinaia di esemplari, in parte intatti, il che è assai raro in archeologia. Un altro deposito di eccezionale interesse è quello costituito dal pozzo del mastio, abbattuto come abbiamo visto nel 1528: il pozzo, dunque, fu sigillato in quel momento. Tra gli oggetti scoperti sono oltre mille frammenti di metallo e di cuoio, appartenuti ad armi e finimenti che le figurazioni e le iscrizioni consentono di attribuire con certezza a Carlo VI, re dal 1380 al 1422, e a suo figlio il Delfino Luigi, morto nel 1415. Ve, anzitutto, un lussuoso fodero di spada con cinghia: sulla guarnizione in bronzo del fodero e sulla cinghia è incisa una cerva, collegabile all'emblema personale di Carlo VI. Ancora più emozionante è la scoperta dell'elmo regio, con una ricca decorazione floreale. Sulla calotta era fissata con piccoli chiodi una corona decorata da gigli, che reca inciso più volte il motto di Carlo VI, «En bien Straordinaria nella sua precisione è la conferma che viene da un .conto di scuderia, della corte: «Due copricapi di ferro dorati, tratteggiati a fiori di giglio: l'uno con corone e delfini, e intorno sei scudetti con l'arme di Monsignor Delfino; l'altro slmilmente dorato con fiori di giglio alzati a corona e sotto dei cervi volanti con una parola che dice En Bien, sulla cima un fiore di giglio». £' davvero un'impresa archeologica fuori dell'ordinario. Non si tratta, come spesso accade, di porre in luce un sp luogo nuovo e di valutarne il significato. Non si tratta neppure di approfondire una ricerca già esistente, facendo progredire su essa le conoscenze. Si tratta, invece, di recuperare alla storia le vicende di un Palazzo che è centro e simbolo della storia di Francia. Questo recupero è avvenuto con pieno successo, determinando scoverte di grande importanza che pongono sotto i nostri occhi da un lato le strutture monumentali, dall'altro lato gli oggetti che i re di Francia ebbero più cari, quelli su cui fecero incidere i loro simboli e i loro motti. Raramente l'archeologia ha potuto mostrare, come in questo caso, le sue capacità rivelatrici. Sabatino Moscati Elemento di pennone o di sella in rame dorato, smaltato e argentato sullo scudetto che porta l'emblema di re Carlo VI Parigi. Una veduta generale degli scavi nel «cortile quadrato» del Louvre. Milano è la prima città non francese dove si espongono i materiali scoperti