«Gorbaciov ha applaudito il mio cartellone»

« Gorbaciov ha applaudito il mio cartellone » Intervista con Anatoli Efros, direttore del Taganka, il teatro più anticonformista dell'Unione Sovietica « Gorbaciov ha applaudito il mio cartellone » DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — E' vero che Mlchail Gorbaciov è venuto qui, al teatro Taganka. e senza farsi prima annunciare? -E' vero, è successo la settimana scorsa: ha visto "Il misantropo", di Molière». E che ha detto? -Che l'opera è stata scelta brillantemente.*e che ogni parola, in quest'opera, suona come se fosse moderna». E poi, ha fatto altri commenti sulla cultura o il teatro? «Si, abbiamo parlato per più di un'ora: della condizione di letteratura, cinema e teatro al giorno d'oggi. Michail Serghejvic, tra l'altro, ha espresso il suo giudizio su alcune opere che ha letta di recente». Per esempio? »S' stato un discorso privato: non vorrei essere scorretto, a dare altri dettagli». Di quell'Incontro, Anatoli Ef ros — che alla guida del Taganka è da quasi tre anni — non dirà più nulla. Da lui, perciò, non sapremo se davvero — come si dice — Gorbaciov ha grande ammirazione per Yuri Liublmov, il ribelle fondatore del Taganka, rimasto in Occidente durante una tournée, e oggi cittadino americano. Una ammira- zione che — se vera e manifestata in pubblico — striderebbe un poco, forse, con recenti posizioni ufficiali del Comitato Centrale in favore dei «realismo socialista» anche a teatro. E, neppure, Ef ros chiarirà se davvero il Segretario Generale ha annunciato un suo ritorno: per vedere «Ob mien», un'opera di Liubimov ancora Oggi messa in scena al Taganka. Ma la sua non è reticenza; è, come fa intendere lui stesso, comprensibile discrezione. Perché di teatro e di arte, di avanguardia e tradizione, di programmi futuri e eredità del passato, Ef ros — che nel marzo defl'84 prèse il posto di liublmov alla guida del più anticonformista teatro dell'Urss — parla a lungo. E volentieri: con evidente piacere, molti sorrisi sornioni e qualche significativa allusione. Le stesse cose, probabilmente, le ha dette a Gorbaciov. Il suo rapporto con Liublmov, ad esempio: l'eredità di quel grande innovatore che effetto gli fa? E' uno sprone o un imbarazzo? «£' un aiuto. £' un riferimento grande, serio; quando lavoro paragono sempre quello che faccio io con quanto si faceva prima di me. Penso: "Qui hanno realizzato quell'opera e quell'altro"; io non devo far peggio, mi dico». Ma Ef ros si considera- davvero l'erede di Liublmov? -No, siamo molto diversi: lo stile è diverso, il modo di lavorare con gli attori è diverso, il modo di vita è diverso. Non posso considerarmi il suo erede, e nemmeno un seguace. Ma questo è un magnìfico teatro, e rispetto le sue tradì' ctoni». Tradizioni di sperimentazione e d'avanguardia: lei che ne pensa? «Vorrei che questo giudizio fosse mantenuto». La sua linea, quindi è la stessa? -Si, voglio conservare questa strada». Ma l'avanguardia: che cos'è per lei? • Io non amo molto la parola avanguardia: forse perché non ho più l'età. Credo che la cosa più importante sia la libera espressione della propria personalità artistica. E penso che la vera avanguardia compaia là dove c'è un personaggio grande e serio. La più grande avanguardia, a teatro, la fece al suoi tempi Anton Cekov». Cekov, appunto: compare spesso nei suoi programmi. Perché? •Perchè amo soprattutto i classici: ho messo in scena tre opere di Molière, tre commedie di Shakespeare, e quasi tutte le opere di Cekov». E questi classici, come li legge, come li rappresenta? •Cerco delle innovazioni: visione tradizionale vuol dire il racconta di quell'epoca con lo stile in uso allora; innovare vuol dire il racconto di quell'epoca con lo stile che nasce al giorno d'oggi. Il "Giardino dei ciliegi" è un'opera sulla nobiltà dell'Ottocento; io ho le mie idee sul mondo d'oggi, il "Giardino" mi dà la possibilità di esprimere queste idee, questi sentimenti». E del teatro sovietico contemporaneo, che opinione ha il direttore del Taganka? «Afi vergogno a dirlo, ma a teatro vado poco: una volta, venivo a tutte le prime del Taganka. e rimanevo sempre turbato». Ma gli autori sovietici d'oggi: che cosa ne pensa? «Anni fa ho messo in scena con grande piacere i lavori di Rozov, di Arbuzov, di Volodtn. Oggi ci sono molti autori nuovi: le loro opere sono molto più taglienti ma meno finite. Sono, piuttosto, degli schizzi». Lei insomma non ama molto il teatro contemporaneo. -Non è vero: ma le opere d'oggi non mi piacciono al punto da volermene occupare». Il teatro dev'essere popolare o d'avanguardia? «L'uno cosa non esclude l'altra: il teatro deve cercare metodi nuovi e allo stesso tempo essere chiaro alle masse. Certa, il concetta di "masse" è molto ampio: io faccio teatro per lintellighen zia». Soprattutto, o soltanto? «Soprattutto. Afa anche il concetto di intellighenzia è nebuloso: appartiene allintellighenzia chi ha testa e cuore che lavorano molto. Anche un operaio, perciò. Come un professore d'università può essere duro come il marmo». Come scegliete il cartellone? E che parte ha, nelle decisioni, il Ministero? -Le opere le scegliamo noi, qui al teatro. Poi dobbiamo presentare le nostre scelte al ministero: e il ministero può approvarle o no. Ci fu un tempo in cui i dibattiti erano vivaci; ma ora il nostro parere riceve, nella maggioranza dei casi, l'approvazione. Negli ultimi tre anni, ha detta si a tutta: è apparsa una nuova tendenza». E allora come spiegare 11 durissimo fondo della Pravda sul doveri del teatro?: «Dalle scene deve riecheggiare la voce dei comunisti, avanguardia politica del popolo» ; -L'arte delle scene resta uno dei segmenti combattenti del fronte ideologico»; -Sulle scene la vita sociale è presentata spesso impoverita», scriveva il quoti¬ diano del Pcus. Non è l'annuncio di una stretta di freni? -No. Voi leggete questi articoli con troppa attenzione; noi non lo facciamo-. Vuol dire che è meglio non leggerle, certe direttive? -No, leggerle va bene. Ma con tranquillità». Qual è. allora, il senso di quell'articolo? «Cosi deve essere: ognuno ha il suo lavoro...». Quel fóndo, insomma, non cambierà 11 suo lavoro? 'No. Quell'articolo è un consiglio. Mi dicono che cosa si vorrebbe. E io ascolta Un consiglio che si può anche non seguire, dunque. «Non è obbligatorio seguirlo senza ragionarci su. Certo, i miei programmi non li ho cambiati.. Più di vent'anni fa, lei fu licenziato dal teatro del Komsomol, perché una sua regia era stata definita 'il rifiuto del principio d'autorità.. Potrebbe succederle di nuovo? • Quello fu un tempo molto stupido: perfino le "Tre sorelle" potevano essere considerate "nocive", allora. Io non mi occupo di politica: non ho mai realizzato un'opera in cui avrei potuto silurare quel principio. Credo che oggi dispiaccia a tutti che siano avvenute cose cosi. Oggi metto in scena opere molto più taglienti; oggi trasformo le opere classiche più di allora, ma la gente si è abituata, non protesta più. E' vero: ci vuole molto tempo e molta pazienza per riuscire a provare le proprie idee». Lei oggi ci riesce? «Sono sempre riuscito a realizzarle tutte, le mie idee. E adesso con più facilità». Ma che ne pensa della censura nell'Urss? «Non ho mai avuto problemi ». Ma questo, Efros lo dice strizzando un poco gli òcchi. Si guarda attorno: il suo studio, al primo piano dell'edificio a mattoni cremisi dove ha sede il teatro, era il camerino di Vladimir Visotskj."il cantautore, attore e poeta che fu a lungo all'indice; che alla sua morte, sei anni fa, fu accompagnato dal saluto e dai pianti di migliala, di persone, tra il silenzio ufficiale; e che solo adesso è considerato con maggiore serenità dalla cultura ufficiale. Emanuele Novazto

Luoghi citati: Mosca, Unione Sovietica, Urss