Ancora buio a Mezzogiorno di Mario Deaglio

Ancora buio a Mezzogiorno Tra realtà e luoghi comuni Ancora buio a Mezzogiorno Parlar male del Sud è stato per lunghi anni un po' come parlar male di Garibaldi: qualcosa che tutt'al più si fa in privato ma in pubblico assolutamente tabù. Nel giro di un paio di settimane tutto pare mutato: il presidente del Consiglio in un duro discorso ha denunciato l'incapacità del Mezzogiorno di svilupparsi. Gli ha fatto eco uno dei più prestigiosi leaders sindacali, Pierre Carnai, affermando che se fosse un imprenditore non investirebbe nel Sud. E il ministro De Micheli;., dal canto suo, ha presentato un piano dell'occupazione che non lascia molte speranze ai meridionali: sarà quasi impossibile nei prossimi anni realizzare un tasso di sviluppo tale da dar lavoro a tutte le nuove leve del Mezzogiorno. Quasi a confermare questa bordata di critiche e di pessimismo è venuto lo scandalo (e relativo rogo) delle famigerate «fustelle». Nessuna iniziativa seria — hanno certamente pensato in molti — può avere successo in un Mezzogiorno in cui non soltanto la criminalità organizzata assume dimensioni inusitate ma addirittura qualsiasi atto normale della vita civile, come il rimborso dei medicinali, diventa occasione di crimine diffuso, di frodi generalizzate. La critica al Sud è certamente gonfiata dalla polemica politica, in quanto frodi come quella delle «fustelle» chiamano direttamente in causa i gruppi e i partiti che hanno retto per vari decenni le regioni interessate. In molte aree del Nord si sta infatti diffondendo un nuovo sentimento antimeridionale, con animosità e scritte sui muri, alimentato dalla generale difficoltà a trovar lavoro. Il Sud viene percepito come un Paese «cattivo», truffaldino e perciò inefficiente, la cui inefficienza drena risorse dal resto del Paese e costituisce un freno allo sviluppo. Il Nord è rimasto «offeso» dal clamoroso rifiuto in massa di intere province meridionali al pagamento del condono edilizio e si può interpretare anche come una sorta di risposta a tale rifiuto la dura opposizione di molte zone del settentrione contro la «tassa della salute». L'Italia, che sembrava ormai sufficientemente saldata dalle storiche migrazioni degli anni del miracolo economico, rivela così vistose incrinature che potrebbero degenerare in fratture ancora più vistose se nel dibattito dovesse prevalere l'emotività, Come per la questione nucleare, per un nuovo approccia alla questione meridiona¬ le è necessario fondarsi sulla ragione e sui dati di fatto. In primo luogo, il Mezzogiorno fa organicamente parte del sistema economico italiano nel senso che ha contribuito e contribuisce con fattori produttivi e con capacità produttiva allo sviluppo generale. La tentazione ricorrente al Nord di «tagliare l'Italia in due» quando l'economia non va molto bene per difendere cosi i propri livelli di benessere è illusoria. Un Mezzogiorno più povero rende tutta l'Italia meno ricca. In secondo luogo, il Mezzogiorno non è più un'area unitaria La monotonia della povertà è stata spezzata. Negli ultimi quindici anni in numerose zone del Sud sono sorte isole di sviluppo intenso, spontaneo, senza frodi. Alcune aree meridionali, invece, presentano fenomeni di straordinaria gravità (La Siampa di ieri ha presentato un agghiacciante panorama del degrado economico e civile di Palermo) che vanno affrontati in maniera incisiva, forse con strumenti, anche economici, eccezionali. Generalizzare, però, oltreché superficiale è ingiusto e pericoloso. In terzo luogo, non si può sfuggire alle realtà demografiche: i differenziali di crescita della popolazione indicano chiaramente che sarà impossibile in questo secolo dare a tutti i giovani meridionali un posto di lavoro presso casi Al tempo stesso, è ugualmente chiaro che, dato l'impressionante calo delle nascite negli ultimi quindici anni, il Nord non disporrà di tutto il lavoro di cui avrà bisogno. Ci saranno dunque nuove migrazioni, per altro relativamente modeste per quantità (riguarderanno centinaia di migliaia e non milioni di persone) e molto diverse per qualità da quelle del passato a spostarsi non sarà più una generazione che compie una fuga storica dalle campagne, bensì una generazione relati vamente preparata a uno sbocco professionale moderno. Senza una chiara percezione di questa realtà, ogni scandalo meridionale si tradurrà in minore propensione dei settentrionali a investire a Sud di Roma, lo spreco del denaro pubblico nel Mezzogiorno stimolerà l'evasione o la rivolta fiscale dei contribuenti settentrionali. Per non rendere ancora più difficile il ritorno a uno sviluppo stabile, il velo dèi luoghi comuni deve essere spezzato. I problemi vanno affrontati per quello che sono, senza la difficoltà addizionale del risorgere dei pregiudizi. Mario Deaglio

Persone citate: De Micheli

Luoghi citati: Italia, Palermo, Roma