II meglio di settanta antiquari di Angelo Dragone

II meglio di self mia antiquari Capolavori di tutte le epoche alla «Mostra bella» di Bologna II meglio di self mia antiquari Fonte battesimale di ascendenza bizantina - Un foglio miniato del '400 - Dipinti e mobili di grande classe BOLOGNA — Nella medioevale cornice del Palazzo di Re Enzo, al centro dell'antica Piazza Maggiore, di fronte a San Petronio, sino a domenica prossima rimarrà aperta «La Mostra Bella», terza edizione della rassegna d'antiquariato ideata anni fa dall'architetto Vittorio Camerini e organizzata, questa volta, col plurimo patrocinio ;del Comune, di Pideuram e de «il Resto del Carlino». L'esposizione, cui hanno aderito una settantina di antiquari di varie parti d'Italia, registra presenze di prestigio come quella di Mario Bellini, deus ex machina delle rassegne fiorentine di Palazzo Strozzi, e di Salamon, tra 1 maggiori d'Europa nel campo dell'Incisione antica, presente con uno straordinario Insieme di stampe: dallo splendido Schongauer Gesù benedice sua madre e il più raro San Michele ad alcuni Durer e Rembrandt, tra l'altro, di assoluta bellezza. Sul fascino, persino affettivo, delle vecchie cose di casa ha prevalso dunque la professionalità mercantile di quanti, prendendo esempio proprio dal Bellini, son oggi presenti con «pezzi» di singolare rilievo, cosi da gremirvi saloni e porticati, a cominciare dal cortile dove la torinese Giulia Bai din ha collocato un raro fonte battesimale con bacile scolpito in bassorilievo in un rosso marmo di Verona Naturalmente è poi sulla pittura che s'appunta più spesso l'attenzione del pubblico: e non senza motivo, se si pensa all'attrazione d'una Lucrezia datata del 1548 da Cranach il Vecchio, illustrata in catalogo, ma non in mostra, causa, dice il gallerista, un'intempestiva sua vendita. D'altra parte è sempre possibile, passando da uno stand all'altro, riscrivere intere pagine di storia dell'arte: muovendo per esemplo da un quattrocentesco foglio miniato (dell'antiquario fiorentino Frasclone) per finire a Pittori lungo il fiume, tela d'un raro paesista bolognese, Raffaele Faccioli, presentata da Pai-ronchi di Firenze o al non meno raro Pietro Morgari del Riposo del cacciatore. In queste rassegne può aver tuttavia un suo ruolo anche chi presenti non diclamo argenterie e oreficerie (come 11 milanese Teardo o Mariella di Bologna) o le curiosità di un'oggettistica preziosa sempre ricca di risorse, ma delle cornici apprezzabili per lo splendido intaglio (che possono costare, a seconda del formato e dello stile, da meno d'un milione ai dodici ed anche più) o i vetri novecenteschi (con costi tra le 500 mila lire e alcuni milioni) Anche l'artigianato (quello di classe) come le opere d'arte, si valorizza con il passare del tempo e certi oggetti che potrebbero dirsi «usati» o «di seconda mano» anziché perdere il proprio valore economico, lo vedono accrescere e talora con le stesse impennate d'un dipinto che Bellini ricor¬ da di aver venduto, venticinque anni fa per 12 milioni e che di recente, da Sotheby, ha raggiunto 1 700 milioni. L'attenzione del visitatore, in queste mostremercato, si volge molto spesso ai mobili, soprattutto quando rivelano qualche particolarità. Da Clemente Di Roberto, un tavolo da gioco lombardo In radiche di ulivo, noce e del più raro carrubo, sa trasformarsi In un bel paracamino databile del primo '700 con una stima che dovrebbe raggiungere i dieci milioni. Numerosi i mobili emiliani, da alcuni tavoli del '600 bolognese, come quello rotondo in massello di nose. «prima patina» (che può valere circa 80 milioni) o quello rettangolare «da centro» in noce, al tavolino a libretto modenese del '700 e al mosso comò Luigi XV, lastronato in radica di noce con filetti in acero. Una mostra-mercato, questa di Bologna, per larghi tratti da godere, proprio nei suol particolari. Ed è da rammaricare che un furto, da giovedì scorso, abbia privato lo stand di Bellini d'uno dei suoi gioielli: l'Allegoria della pittura (cm. 18.5x15,5) in cui Mina Gregori, specialista di finissimo intuito, ha visto non soltanto la mano d'un grande «Giuseppe Maria Crespi», ma la più tempestiva testimonianza, a Bologna, sul primo "700, d'una nuova temperie figurativa. Angelo Dragone

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