Abolite cento diocesi

Abolite cento diocesi Il nuovo elenco già trasmesso al governo Abolite cento diocesi Le 324 sedi episcopali sono già praticamente riunite sotto 224 vescovi CITTA' DEL VATICANO - La Santa Sede ha decìso un'ampia riduzione e ristrutturazione delle diocesi italiane. Il nuovo elenco delle sedi episcopali — già comunicato al governo italiano alla fine di settembre — verrà reso noto probabilmente domani dalla competente Congregazione vaticana per i vescovi, presieduta dal cardinale Bernardin Gantln. Sarebbero almeno cento le diocesi abolite: quasi tutte molto piccole e di antica origine storica sarebbero unificate a diocesi vicine di maggiore importanza, in modo da ridurre a poco più di 200 le diocesi che oggi, ufficialmente, sono 324. Allo stesso modo, con provvedimenti del singoli vescovi, sono state ridefinite tutte le parrocchie: su circa 28.600, ne sono state soppresse alcune migliaia, soprattutto quelle più piccole, in montagna, in campagne isolate o nei centri storici di alcune grandi città. I criteri della ristrutturazione, già illustrati in assemblee della Cei, sono stati quelli del Concilio: fare in modo che ciascuna diocesi abbia un territorio e un numero di fedeli sufficienti per una pastorale organica, rispondente alle moderne esigenze. La possibilità, insomma, di darsi strutture essenziali: un consiglio presbiterale ed uno pastorale, irrealizzabili nelle piccole diocesi dove i preti arrivano si e no ad una decina. La ristrutturazione, comunque, è già avvenuta in modo graduale. Da tempo la Santa Sede ha deciso di «unire in forma istintiva» alcune diocesi limitrofe, tanto che, su 324 diocesi nominalmente ancora esistenti, i vescovi ordinàri sono soltanto 224. In Puglia, nell'annuario pontificio '86, figurano sotto uno stesso vescovo le quattro diocesi contigue di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo. In Umbria, il vescovo di Assisi risulta pure vescovo di Nocera Umbra-Gualdo Tadino (due antiche diocesi già unite nel 1915); Todi fa capo al vescovo di Orvieto; Norcia a quello di Spoleto; Città della Pieve al vescovo di Perugia; Narni e Amelia a quello di Terni. Stesso discorso per Campania e Marche: in Campania i vescovi ordinari sono 25 per 38 diocesi, mentre nelle Marche 13 presuli reggono 26 diocesi. Uno dei problemi pratici ai quali pure si è cercato dì rimediare era dato dalla difficoltà dei vescovi, capi' di più diocesi, costretti a spostarsi ogni settimana da una cittadina all'altra per accontentare le popolazioni che reclamano la loro presenza in sede. Con l'unificazione si eviterà gradualmente il disagio del vescovi «pendolari», costretti a risiedere in due o più paesi.

Persone citate: Bernardin Gantln, Giovinazzo, Terlizzi