Palermo, mafia minorenne di Gianni Riotta

Palermo, mafia minorenne Viaggio nei quartieri «terribili» dove la piccola criminalità diffusa ha per protagonisti i ragazzi Palermo, mafia minorenne Storie quotidiane di scippi, rapine, tangenti, in un clima di rassegnazione - Bambini drogati e spacciatori - Le conseguenze del maxi-processo - «La malavita è nel caos» - Chi finge di non vedere e chi cerca di fare qualcosa DAL NOSTRO INVIATO PALERMO— Oratorio di Santa Chiara, tra 1 quartieri dell'Albergheria e Ballare, Palermo vecchia: sotto un piccolo chiostro ornato di papiri tre ragazzini stesi sulle panche dormicchiano, gli occhi chiusi forse dal sonno, forse da allucinogeni. Da questi vicoli orrendi, da questi bambini, dieci-quindici anni, viene la grande leva della microcriminalita. che sta ossessionando Palermo, stufa di leggere le cronache del maxiprocesso alla mafia e di sentirsi indifesa di fronte agli scippi, le rapine, le estorsioni, gli stupri. E' una lotta sorda, da una parte una generazione di criminali bambini cresciuti sotto il segno della mafia trionfante, dall'altra la città qualunque che vuol starsene tranquilla. Toni Saetta, Vittorio Cozzo e Guido Monte lavorano a Santa Chiara come volontari con pochissime illusioni: -Certo, la città è percorsa da ondate di crimini spiccioli, e questi sono quartieri cattivi, pericolosi. La gente vive ammucchiata in case ridotte a scheletri, papà in galera, mamma prostituta. Qualche tempo fa andavamo in giro con due ragazzini, Natale, un ladro, e Matteo, spacciatore e già consumatore. Qui passa di tutto, eroina, cocaina, pillole, LSD persino, erba. Mal teo ci indicava per strada i suoi coetanei, bambini davvero, e diceva: quello con gli occhi di fuori ha preso le pillole, l'altro s'é fatta l'iniezione.. Ballarò, Albergheria, la Kalsa sono I ghetti della città vecchia. Zen, Cep, Borgo Ulivia le periferie dove l'economia del vicolo è stata trapiantata alla fine degli 'Anni Sessanta. Ogni giorno, in Vespino, i ragazzini come Matteo e Natale entrano nella città nuova, da via Libertà a via Lazio, e il loro dramma rende la vita impossibile a chiunque. In via Abruzzi, una strada fino a un paio d'anni fa tranquilla, quasi noiosa, un pensionato tiene una specie di censimento dei crimini subiti. Lui è stato derubato dell'orologio sotto casa, poi assaltato con due vicini da una banda di cacciatori del pensionato. Il tabaccalo all'angolo è stato ucciso in una rapina, il botteghino del lotto svaligiato a più riprese. La signora del plano di sotto rapinata di collane e portafoglio nel portone d'ingresso, al signore dei terzo piano sono scomparse in fila tre automobili. La parrocchia, Sant'Eugenio Papa, presa d'assalto dal ladri che hanno derubato un grappo di fedeli e da tempo scippano le donne che vanno a messa. L'edicola della piazza è pericolosa: un cliente è agguantato alla gola e derubato. Oli anziani sono preda facile. Le storie d'orrore di vecchietti e vecchiette attesi fuori dall'ufficio postale, trascinati per strada, con le ossa rotte sono continue: 'Clrcolano strani racconti', dice S.R., pensionato: -pare che un complice all'ufficio postale attacchi un piccolo adesivo sulla schiena di chi ritira i soldi e fuori poi i ladri lo riconoscano e derubino'. Vicende improbabili, che prendono però corpo quando il benzinaio fa ormai finta di non notare più le rapine, i coltelli sono usati come carte di credito, un altro negoziante si vede arrivare il figlio con la bocca spaccata dai ladri, il parrucchiere è preso in ostaggio da un ladruncolo poi arrestato, la farmacista amica di famiglia racconta di essere stata tenuta con la canna di una pistola in bocca durante la rapina e ormai la domenica serve i clienti attraverso le grate chiuse, come al tempi della peste. E come in una pestilenza ognuno a Palermo ha una storia violenta da riferire. Perchè questo improvviso ! degrado nella vita di ogni giorno? Ci sono tre teorie e tutte mettono in relazione il maxi processo alla mafia con la guerriglia della microcriminalita. 'La mafia scatena i ragazzini — dice un noto avvocato palermitano — perchè vuol dimostrare che se la si mette sotto accusa la città diventa invivibile-. Secondo un giornalista siciliano che lavora ài Nord, invece, 'la mafia garantiva un minimo di controllo sul territorio, se sgarravi venivi "incaprettato", strangolato, oggi è il caos». Per uno dei più agguerriti dirigenti della polizia, 'questa tesi è pericolosa: può dare credito alla mafia. Io non sono convinto che ci sia un piano vero e proprio, credo che la mafia abbia i suoi guai e che i ragazzi si diano da fare-. La gente comune diffida delle teorie, ed è irritata dalle scorte che percorrono la città armi alla mano, pochi giorni fa ancora una volta un pulmino dei carabinieri ha investito e ucciso una ragazza all'Università: «£' vero — dicono alla Squadra Mobile — l'arroganza non serve, ci ser¬ virebbe la fiducia dei cittadini proprio mentre il momento favorevole della lotta alla mafia sembra inesorabilmente scivolare via'. Questa fiducia oggi non esiste. Una linea telefonica calda che raccoglieva denunce, anche anonime, sui fatti di piccola criminalità è sempre rimasta muta. Eppure non si tratta solo di scippi. Appena diventano maggiorenni questi ragazzini vengono arruolati nei ranghi bassi della mafia e cominciano a occuparsi di estorsioni. Dicono in questura: 'In pratica a Palermo tutti i commercianti pagano il "pizzo", la tangente alla mala'. La fantasia non ha limiti SI paga uscendo dal negozio e lasciando la cassa aperta mentre l'esattore della mafia preleva la sua tangente. Si paga a finti organizzatori di processioni religiose, come nel quartiere di Cruillas. Si danno «omaggi» a figuri che chiedono solidarietà «per nostro fratello, in carcere». Ci sono bar dove 1 mafiosi non pagano il conto, bar dove non pagano i poliziotti e bar dove non pagano né gli uni né gli altri e nemmeno i giornalisti. Gli ultimi soprusi sono stati inventati per aggirare i controlli bancari della legge antimafia. 'Invece che chiedere tangenti si chiede direttamente, a fine d'anno, una quota di proprietà dell'esercizio commerciale ricattato, cosi niente liquidi, niente controllo in banca', racconta un giovane avvocato. Oppure si parla con la vecchietta del quartiere Capo e le si dice: signora, noi apriamo un conto in banca per lei, cosi vive tranquilla, non si preoccupi; e sotto il nome non sospetto si versano centinaia di milioni. TI risultato è la paralisi di una vita decente, scippi per tutti, dai pensionati ai commercianti. E' come se a Palermo si fosse scatenata la guerra dei cittadini migliori, magistrati, inquirenti, un pugno di giornalisti e studiosi, contro i peggiori, mafia e politici corrotti con la loro corte dei miracoli dei ladruncoli poverissimi. Tra tanto sangue e tanto «machlsmo». la gente sta in mezzo, a guardare, più scocciata dai ladri che dal traffico di droga, «né con lo Stato né con la mafia'. .Belli i tempi dell'eroina, pri¬ ma del maxiprocesso, ogni sera quelli venivano a mangiare aragoste e champagne', dice nostalgico il proprietario di un ristorante sul mare. A Santa Chiara, don Scucces, Angelo Paternostro e i loro volontari si battono controcorrente per strappare reclute alla mala. Concedono «borse di studio» di due, tremila lire per comprare i quaderni ai bambini che vogliono studiare, ma sono pessimisti: •Anche quando troviamo un lavoro ai ragazzi, in un bar, come fattorini, reggono poco: perché faticare per poche lire quando attorno vedi il tuo amico arricchirsi con la droga, già a tredici anni?'. Il giornalista Francesco La Licata teme «che ormai l'emergenza antimafia si stia placando, c'è troppa gente che aspetta che il brutto sia passato. Palermo mi sembra invivibile, forse più che per gli scippi, per questa atmosfera di impotenza e violenza, in cui ogni giorno devi fare un compromesso con te stesso, per non vedere, non finire travolto. E la minoranza di chi resiste si fa più piccola'. Commercianti, ladroncelli e sociologi sanno bene che senza mafia Palermo si impoverirebbe clamorosamente in pochi mesi e questo dà forza alla tesi di don Scucces di Santa Chiara: -E' il trionfo della mentalità del vicolo, teste strette come queste stradine, a pensare che niente cambierà mai». La caccia continua. Gianni Riotta

Persone citate: Angelo Paternostro, Ballarò, Francesco La Licata, Guido Monte, Sant'eugenio Papa

Luoghi citati: Borgo Ulivia, Palermo