Sulla Schelda l'ottava Meraviglia di Fabio Galvano

Sulla Schelda l'ottava Meraviglia Con l'inaugurazione dell'ultima diga completato il gigantesco progetto Delta per difendere la Zelanda dal mare Sulla Schelda l'ottava Meraviglia In 33 anni di lavoro costruiti mille chilometri di argini, con un còsto di novemila miliardi - Il delta del fiume difeso da uno sbarramento a porte mobili per non cancellare l'equilibrio ecologico delle maree - Ora l'Olanda non ha più paura delle inondazioni DAL NOSTRO INVIATO neeltje JAN8 (Olanda) — La notte del V febbraio 1853 un'eccezionale marea e una violenta tempesta di Nord-Ovest, scatenatasi congiuntamente, strapparono gli argini della Zelanda; tutta la regione, un dodicesimo dell'Intero territorio olandese, fu Inondata dalla furia del mare. Non c'era, quella notte, un Hans Brinker, 11 bambino che secondo la leggenda e le storie popolari salvò 11 Paese bloccando con 11 dito la prima piccola falla di una diga. Né alcuno, in quelle ore di tragedia, pensò a lui: c'erano da contare 1 1835 morti, le 47 mila case distrutte, i 187 chilometri di diga Spappolati dalla forza delle onde. SI era ripetuto 11 dramma della «notte di Sant'Elisabetta», quella del 19 novembre 1421, quando una inondazione aveva ucciso oltre diecimila persone; uria tragedia comune, in Zelanda, a ogni generazione. Ma quella volta, nel 1953, l'Olanda promise a se stessa che una tale tragedia non si sarebbe ripetuta: alla minaccia della natura avrebbe risposto con il lavoro. Come un'analoga catastrofe nel 1916 aveva spinto a bloccare lo Zuiderzee, cosi nel '53 (anche l'anno del Polesine) il disastro della Zelanda diede 11 via all'immensa operazione di sbarramento del Delta, la zona in cui — fra isole a anfratti — sfociano nel Mare del Nord tre dei maggiori fiumi europei,' il Renò, la Mosa e la Schelda. A distanza di 33 anni, e con una spesa complessiva di 14 miliardi di fiorini .(circa 9 mila miliardi di lire, ma diventano 25 mila se tradotti tutti in denaro d'oggi), la ciclopica impresa è una realtà. Mille chilometri di dighe e argini racchiudono oggi l'intera regione, riducendo di 700 chilometri il confine fra l'Olanda e 11 mare. «i7 completamento del Progetto Delta apre al nostro Paese un avvenire più sicuro*, ha dichiarato ieri la regina Beatrice inaugurando l'ultima diga, quella che sbarra 1 nove chilometri fra le isole di Schou- wen è di Noord Beveland, separando le furia del Mare del Nord da quella «perla» ecologica che è la Schelda Orientale. Si tratta dello Stormvloedkering Oosterschelde, una costruzione a porte mobili strutturata in tre tronconi: 65 piloni alti in media più di 40 metri, sul quali poggiano paratie d'acciaio lunghe - 43 metri che in un'ora possono essere abbassate a proteggere la Schelda, ma che in condizioni normali — fu la grande vittoria degli ecologisti olandesi negli Anni Settanta — non privano l'estuarlo del gioco delle maree e quindi del suo equilibrio naturale. A differenza al altre dighe olandesi, qui non si trattava di strappare terre al mare, ma unicamente di proteggere quelle già esistenti dalla furia della natura: statisticamente, soltanto una volta ogni quattromila anni il nuovo sistema di dighe potrebbe rivelarsi insufficiente. •Da oggi possiamo vivere con fiducia in questa regione', ha detto la regina abbas sondo la leva che avrebbe azionato 1 motori e fatto lentamente calare in acqua le grandi porte d'acciaio. La ce rimonta si e svolta sull'isolotto artificiale di Neeltje Jans, che è. stato il quartler generale della costruzione e dove si trova il centro operativo dell'immensa diga. Erano accanto a lei, in una splendida giornata di sole che aveva richiamato 25 mila persone al cospetto di questa «ottava meraviglia*, tutti gli ospiti di riguardo, giunti simbolicamente dai Paesi bagnati dai tre fiumi: il presidente francese Mitterrand e il tedesco von Weizsacher, re Baldovino del Belgio con la regina Fabiola, il granduca Jean di Lussemburgo! ministri austriaci e svizzeri; ma anche i duchi di York, il principe Andrea con Sarah. L'atmosfera era di grande festa nazionale: la celebrazione della vittoria contro un mare che la sovrana olandese ha definito, ricordando come oltre metà del territorio olandese sia sotto il livello delle acque, •nostro amico e nostro grande nemico: Un coro di sirene, proveniente da una flottiglia di imbarcazióni raccoltesi davanti a Neeltje Jans, ha salutato a mezzogiorno l'atto formale che decretava per l'Olanda l'inizio di una nuova era. Un'ora dopo, quando le porte d'acciaio erano in mare, la sovrana ha decretato una «Zelanda sicura»: le migliaia di olandesi che fin dalle prime ore del mattino avevano Intasato le piccole strade d'accesso già si dedicavano ai divertimenti dell'isola, destinata a diventare centro turistico. Impegnati in gite in barca, passeggiate su tram a cavalli, giochi, gare con i trampoli, viaggi in elicottero offerti dalla Klm a Tariffe ■stracciate», hanno prestato un occhio distratto ai getti d'acqua che 1 rimorchiatori lanciavano nel cielo, ai fuochi d'artificio che coloravano la fredda luce del Nord, agli aerei che a bassa quota lasciavano le tre strisce azzurra, bianca e rossa della bandiera olandese. Secondo gli olandesi non ci sono abbastanza superlativi per descrivere questo sbarramento, che li pone all'avanguardia nel campo dell'ingegneria Idraulica. Quella di Neeltje Jans, che da sola ha assorbito l'equivalente di 3600 miliardi di lire, è già stata soprannominata «l'ultima diga»; forse perché, di progetti cosi complessi, non se ne faranno più. Il governo olandese ha abbandonato i piani per conquistare altre terre in quello che era lo Zui¬ derzee, e che oggi si chiama Ijsselmeer: se non saranno venduti agli indiani, che hanno in progetto un grande ma infinanziabile programma di dighe per bonificare la foce del Gange, gli speciali pontoni e tutte le attrezzature potrebbero essere smontati e venduti a peso. Obbiettivo principale del Progetto Delta era di proteggere dalle inondazioni chiudendo tutti gli estuari; ma, in secondo piano, c'era anche quello di creare vaste riserve d'acqua dolce. Cosi è accaduto per le due ramificazioni più à Nord, ora in corso di desalinizzatone. E' cosi doveva accadere qui, se non fosse stato per l'azione dei gruppi ecologici. A lavori già avviati per la costruzione di una diga fissa, nel 1967, questi riuscirono a bloccare il progetto e a far varare dal governo un'alternativa molto più co¬ stosa ma destinata a proteggere l'ambiente naturale, nella convinzione che in caso contrario si sarebbero persi tutti i benefici del mare, per esempio le colture di ostriche, e si sarebbe rovinato l'habitat di milioni di anatre selvatiche e di altri uccelli migratori che qui svernano, Fu cosi, per garantire la sopravvivenza di un ecosistema particolarmente ricco, che si decise di costruire una diga a porte mobili, e di limitare i laghi d'acqua dolce — con dighe più piccole — a una piccola porzione orientale dell'estuarlo. Al tèmpo stesso era necessario rinforzare 150 chilometri di argini già esistenti. •La decisione di costruire uno sbarramento anU-tempesta — ha spiegato ieri la regina Beatrice — è stata un'importante scelta politica, che determina il nostro avvenire e l cui effetti toccano una regione molto più vasta. Se abbiamo acconsentito a questo sacrificio è perchè eravamo consci che non ne andava soltanto dell'interesse nazionale, ma che apportavamo un grande contributo alla difesa ecologica dell'Europa*. In condizioni normali di diga aperta si riducono le maree: anziché di tre metri e mezzo, saranno di tre metri e dieci centimetri. E le immense saracinesche, azionate sulla base delle previsioni meteorologiche e del mare, caleranno automaticamente quando la marea dovesse raggiungere i tre metri e 25. Si prevede, statisticamente che occorrerà una chiusura di 7 ore (cioè per la durata di una marea) ogni cinque anni; e un blocco di 18 ore (due intere maree) ogni 100 anni. Il pericolo non è costante; ma non si poteva permettere che, quando si fosse presentato, la Zelanda risultasse indifesa. La costruzione , durata dieci anni, ha impegnato 12 mila persone, 1900 delle quali a Neeltje Jans (e 37 mila, sull'arco dei 33 anni, sono Btati 1 lavoratori coinvolti nell'intero Progetto Delta). E' stata caratterizzata in ogni fase da enormi difficolta. Quando il 10 agosto 1983 fu calato in mare 11 primo pilone — 18 mila tonnellate di cemento — si poteva ben dire che l'impresa fosse entrata nella sua fase finale. Anzitutto era stato necessario, mentre si costruivano le due isole artificiali su cui poggiano i tre segmenti della diga a porte mobili, scavare un solco sul fondo del mare e appiattire la sabbia con un gigantesco percussore montato su un apposito pontone. 81 erano poi dovute preparare le fondamenta: una base di reticolato d'acciaio, poi un «materasso» di pietrisco, confezionato fra strati plastici che ne garantissero la compattezza. Solo allora 1 piloni Sono stati costruiti in tre bacini chiusi, successivamente allagati per consentire l'ingresso al pontone di sollevamento e destinati ora a diventare porticcioli nella Neeltje Jans «turistica», e collocati in posizione con l'aiuto di telecamere subacquee e computer. Alti un massimo di 53 metri, e con una base che misura 50 metri per 25, sono stati depositati con un errore massimo di tre centimetri; successivamente li hanno «ancorati» con 5 milioni di tonnellate di massi di tipo speciale, privi cioè di metalli pericolosi per la fauna Ìttica, fatti venire soprattutto dalla Germania e dalla Svizzera. I piloni sono collegati da traverse: una sul fondo del mare, l'altra appoggiata sui piloni stessi, destinata a servire entro l'anno prossimo da strada per attraversare la Schelda Orientale, in sostituzione del lungo ponte provvisorio costruito dieci anni fa. Si sono poi collocate le grandi saracinesche d'acciaio, ciascuna lunga 43 metri e alta fra 1 6 e i 12 metri, peso fra le 300 e le 535 tonnellate. I tre tronconi della diga sono lunghi rispettivamente 1800,1200 e 2500 metri; c'è anche una chiusa per il transito di imbarcazioni da una parte al l'altra della barriera. Fabio Galvano PIANO DEL DELTA E3K3B Neeltje Jans. Là regina Beatrice d'Olanda (col cappellino) in visita all'impianto appena inaugurato