Custode e manichino di Guido Ceronetti

Custode e manichino QUALCHE IDEA PER CAMBIARE MESTIERE Custode e manichino Non cambictò più mestiere? Non è mai tardi, si dice: dunque lo è sempre, forse. Mestieri disponibili ne restano pochi, al Mestieropolio; il venditore si alza triste e svogliato da dietro il banco. Ne dirò alcuni che mi sarebbe piaciuto fare, o mi piacerebbe intraprendere, prima della campana. Uno è il custode dei gabinetti in una grande stazione ferroviaria, Roma Termini, Milano Centrale... Meglio Milano, per l'architettura impressionante e la pensilina ferrata, dove i piccioni vengono a beccare le locomotive. Anche all'estero: Gare de Lyon o dell'Est, Vienna Sudbanhof, Basilea, Madrid Chamartin, Ginevra Cornavin, con preferenza per le città nordi che, perché i gabinetti nebbiosi hanno una loro peculiare di' sperante malinconia che vale un tuffo, per capire quelli che si appendono alle bretelle. Studierei l'umanità in tran' sito. Non la si conosce mai abbastanza; e più la si conosce meno la si ama. Il Papa, che la ama tutta, in blocco, è chiaro che la conosce pochissimo. Si riesce a sopportarla un poco là dove si affaccia qualche sorriso, ma nei gabinetti delle grandi stazioni è più facile veder zampillare il petrolio che spuntare un qualsiasi sorriso, a cominciare dal custode. Io vorrei essere il Custode-chesorride, che dà la carta con una parola d'incoraggiamento, che consiglia bene. — Vada in quell'altro, si troverà meglio —-, E' vero, sono tutti identici, ma fa piacere credersi un privilegiato, meritevole del migliore. Con le mance comprerei dei fiori, da mettere in quelli delle donne, custoditi severamente da mia moglie, e anche trottole, grosse trottole, da far girare, con carillon, intorno ai piedi degli urinanti, più tristi e più allineati di un plotone d'esecuzione. Gli iniziati avranno già capito: non farei un mestiere nuovo,, custodendo gabinetti, seguiterei' a fate il 'bbdhisattva, mqsttete "al quale soncr state) ab aeterno destinato. Ma il bodhisattva Vincent Van Gogh, morendo, disse qualcosa di definitivo: «La miseria durerà sempre», parola che sottintende un formidabile nonottante. I gabinetti delle stazioni, nonostante i miei sforzi di illuminato, seguiterebbero ad essere piuttosto tetri. Ecco un segno dei tempi: i sollievi del corpo non rimuovono più, eccetto che nell'infanzia, forse, la tristezza dell'animo. Pa un centinaio e più d'an ni l'uomo del Duemila è implacabilmente angosciato dal tempo. Andare in quei luoghi 10 rattrista, specialmente se è in viaggio, petché lo ritiene un perdere tempo. Lo morde an che qualcosa di più sottile e profondo: il duemiligeno, ap pena svuotatosi, deve pensare immediatamente (attenzione non per riflesso animale, ma per tormento psicologico) riempirsi di nuovo. Tutti quelli che passano per i gabinetti di una stazione subito dopo finiscono al Bar, dove impazienti, credendosi assetati e affamati, buttano giù qualsiasi cosa liquida o solida, per riparare, dopo il sollievo fisiologico, il vuoto psicologico. Il loro sistema viscerale preferirebbe riprender fiato, ma il loro cuore di maledetti non vuole che più niente, sulla terra, riposi. Così 11 Bar, nelle stazioni, è la luccicante prosccuiione dei Gabinetti con altro nome. Adesso dirò una cosa ancora'più acrobatica: chi va al bar ha l'impressione di recuperare il tempo perduto al gabinetto, quando in realtà non fa che perdere tempo e guastarsi sempre più reni e stomaco. Come custode illuminato, naturalmente, li metterei in guardia: — Senta, prenda SU' bito un tram, non vada al bar —. A chi rinunciasse al bar sarei capace anche di offrire premi in denato: — Cinquemila, ecco qua, purché Lei non prenda il cappuccino! — Lo farei pWhé mai dimentico quel che è scrìtto nel libro di Daniele, che alla fine dei tempi «gli intelligenti capiranno», Nella Roma dei Cesari le foricae, i gabinetti pubblici, daiie parti del Foro, erano i punti dove si andava — era davvero una strana metropoli - - in cerca di qualcuno che t'invitasse a cena. Gli scrocconi, i morti di fame, gironzolavano sfacciatamente intorno ai cagòdromi nella speranza di uncheaneAnfamticavrvithavivlortorunodtugiàmcofarle gereestramsamfabaatnudie redimhnoablaStfegscfedreluFDnnnnpsurepmu11ocsbaPrptatdiggvpgs a e i o o i , , l i è e n e un cenno caritatevole di qualche occupante con enormi anelli alle dita: — Ehi, su! Andiamo a mangiare! — La fame del postulante era autentica; chi sa con che faccia avrebbe accolto un esangue invito al bar! Ma i Romani non hanno mai conosciuto l'atte di vivere, e dalle mangiate di allora si usciva come da una tortura, perché c'era il garum, una salsa immonda il cui solo odore basterebbe a sterminare tutte le api di un alveare. Come custode di gabinetti già potrei fare molto bene al mio lugubre prossimo, ma come suggeritore in teatro ne farei ancora di più, cambiando le battute dei copioni da suggerire. Purtroppo, il suggeritore è scomparso da quando gli esercizi mnemonici sono entrati nelle scuole drammatiche, ma quello di suggeritore attivo sarebbe un mestiere nuovissimo, tutto da creare. Gli attori faticherebbero ad imparare battute che poi il suggeritore attivo gli impedirebbe di pronunciare. Specialmente, avrei di mira due autori: Strindberg e Pirandello. Fare in modo di rendere Strindberg un po' più divertente sarebbe opera veramente umanitaria. Gli spettatori di Strindberg hanno l'aria di condannati, non durante l'ora d'aria. Con abili suggerimenti, dissolverei la sua plumbea misoginia: Strindberg diventerebbe un femminista filogino spumeggiante, direbbe cose cavalleresche e perfino esagerate, professerebbe per il perineo una devozione sacerdotale. Troverebbe che la Famiglia è un luogo di delizie, avrebbe coi Figli il rapporto felice che Dio ha coi suoi angeli. Oh la noia, la terrificante nube di noia di Strindberg, lo Scandi navo senza sorriso! La noia non è rispettabile, la noia va presa a frustate... Con Pirandello sarei un suggeritole crudele; gli butterei all'aria tutto il gioco, il più monotono che un dram: maturgo "abbia ' inchiodato'' ad un palcoscenico. Ed è sempre 11, c'è un Berretto a sonagli per ogni Ufficio Postale di provincia, e un ritorno di Enrico IV dei Sei Personaggi ad ogni stagione, per i disciplinati abbonati degli Stabili. Intorno alla sua idea fissa, l'Identità Personale periclitante nella gi randola delle altre Identità che pericolano, Pirandello ha attorcigliato spire di linguaggio artificiale che andrebbero trattate come i tentacoli mortali di un gigantesco polipo. Il risaputo goldoniano vive in un linguaggio eternamente giovane, che scatena il prodigio: gli dà il sapore della novità. Ma Pirandello è un risaputo avviluppato in un linguaggio morto prima di nascere: tutto suo e tutto falso. adnqgrmadnrsntsWidc suggeritore attivo non avrebbe un attimo di riposo: del testo imparato agli attori non resterebbe niente, salvo quel colpo di pistola che il ragazzino si spara, alla fine, liberando lo spettatore. Come Suggeritore non mancherei di smuovere un po' anche la fissità dei Centenari, dei Bicentenari, dei Tricornenari: quest'anno, cinquantenario di morte di Pirandello, si sarebbe potuto celebrare Barnum, che morì nel 1891, mettendo in scena Le Rane di Aristofane, col patrocinio del WWF, trattandosi di animale in estinzione. Invece no: ecco dell'altro Pirandello, in una coerenza da paranoia... Un altro mestiere che sentirei a misura è quello di manichino in una vetrina d'illimitata signorilità. Non essendo mai riuscito ad essere un uomo elegante, vorrei essere almeno un manichino costosissimo. La moda attuale però mi sarebbe piuttosto nemica: pullover smisurati, impermea¬ bili dove ci sta il David, tutto oceanizzante... Allora al Museo delle Cere: lì tutto è aderente, , salvo il mantello. In quel fantastico giardino che è il Museo Grévih sarei volentieri Carlotta Corday, col piacere di tenere perpetuamente immerso il pugnale nel petto di Marat. Un mestiere poco comune fu quello di mia madre: assaggiatrice di caramelle nelle industrie dolciarie. Allora non c'erano quelli del marketing, il parere di un'umile ma esperta assaggiatrice decideva di un tipo di produzione. Ne venne, al suo portato unico, una forte ripugnanza per le caramelle. Ecco un mestiere che non avrei mai fatto, l'assaggiano!dumi; e neanche l'assaggiatore di vini o, peggio, di formaggi. Tuttalpiù, di cuoio: mordere le suola fresche e fragranti per vedere se sono in grado di resistere alle irradiazioni di pena, di ansia, alle oscure attese messianiche del piede umano. Guido Ceronetti

Luoghi citati: Basilea, Ginevra, Madrid, Milano, Milano Centrale, Roma, Vienna