Cattivi Pensieri di Luigi Firpo

Soldati o cocchi di mamma? Cattivi Pensieri di Luigi Firpo Vorrei anch'io dire due l ^djihFustelle d'oro Vorrei anch'io dire due parole suua^c^dj^rvijche^ sta .squassando l'esercito, 1 fanno censori politici, qualche eccesso di reazione da parte delle gerarchie militari la sostanza vera del problema. Il ministro Spadolini ha ragione da vendere quando si mostra poco propenso alle ipotesi di un esercito di mestiere e quando difende di conseguenza — con gli opportuni correttivi — il servizio di leva. Sono anche troppe le corporazioni che tendono a segmentare questo nostro Paese in consorterìe di potere e di interessi, per incoraggiarne una nuova, per giunta armata e con forte spirito di corpo. Quanto alla leva, ultima tassa in natura superstite negli Stati moderni, non si vede perché si dovrebbe rinunciare a ima prestazione gratuita, entrata ormai nel costume e accettata come una necessità: semmai si tratta di utilizzare meglio questa messe annuale di energie giovanili, rendendole più produttive per la collettività e per la maturazione morale e professionale delle reclute. Il conseguimento di questo duplice scopo, all'interno di una società in rapida evoluzione, può anche esigere riforme radicali, ma non frettolose rinunce, e vanno respinti con fermezza i tentativi di guadagnare proseliti politici attraverso concessioni di evidente matrice opportunistica. All'interno delle strutture militari quello che più salta all'occhio è il serpeggiare di una certa fragilità psichica, di un'auto-commiserazione tutt'altro che virile, di un'insofferenza per le restrizioni imposte dalle necessità dell'addestramento e della vita in comune. Confesso che non ho capito la reazione eccessiva esplosa nel suicidio del ten. col. Mesta, quasi una sorta di olocausto all'onor militare e all'assunzione in prima persona di ogni responsabilità dei propri subalterni. Sentimenti cui è stato giusto rendere postumo omaggio, ma segno anche di astrattezza e fragilità sconcertanti in un comandante destinato a responsabilità che la carriera avrebbe visto crescere in modo sempre più angoscioso. Sul caso in questione Lietta Tomabuoni ha. scritto su queste colonne una'pagina di grande sensibilità che avrei voluto sottoscrivere. Ma il leggere anche fra le possibili motivazioni del gesto quella Soldati o cocchi di mamma? suggerita dalla vedova dolente, che parlò di crisi dovuta alla carriera stroncata dall'inchiesta (comunque fosse terminata), lascia anche intendere che le procedure selettive nei gradi superiori sembrano troppo meccaniche, che è giusto perseguire i colpevoli ma non i prosciolti e che si rischia così di promuovere non i migliori, ma i più cauti e defilati. Quanto alla causa del dramma recente, essa non poteva essere più insignificante. Venti km a piedi per una marcia di trasferimento sono uno scherzo, non una tragedia. Sembra che due di quei chilometri siano stati percorsi a richiesta della truppa per raggiungere un vicino paese (leggi «osteria») per ristorarsi. Ogni soldato portava due soli pesi: una borraccia per la sete e una radiolina per seguire (era di domenica) le partite di calcio. Vorrei ricordare a quei baldi carristi che le nostre vecchie fanterie di contadini mal nutriti erano tenute a percorrere fino a 40 km al giorno e a portare in ispalla lo zaino affardellato e magari il treppiede della mitragliatrice pesante. Mi sembra giusto salvare le fragili reclute odierne dalle stupide vessazioni. del «nonnismo», ma non per abbandonarle agli sdilinquimenti del mammismo. Molte di loro, da borghesi, corrono la Marcialonga e le maratone delle varie Stracittà; 14 km sono una passeggiata salutare, non un calvario. Oppure la generazione dei piano-bar, delle discoteche e delle vacanze organizzate ha le gambe molli (e forse anche la.testa). Che direste di riportare per loro la leva, com'era nell'Esercito Sardo, a otto anni? a e o , a , e o - Se uno di noi, cittadini comuni, non particolarmente zelanti, ma dotati di un minimo senso del dovere civico, viene a conoscenza di un grave reato, che fa? Affronta un certo disagio, lunghe anticamere, strascichi di seccature future, ma va a denunciarlo alla procura della Repubblica. Se poi questo reato è pecuniario, ha recato e reca alla collettività danni per centinaia di miliardi e presuppone una fitta rete di connivenze dolose, controlli compiacenti e malavita organizzata, tanto più sentirà il dovere di far si che i colpevoli vengano smascherati e puniti. Se poi non si tratta di un cittadino comune, ma nientemeno che di un ministro della Repubblica, e in materia di spettanza diretta del suo dicastero, quel dovere civico si trasforma in stretto obbligo d'ufficio, che va adempiuto con tempestività fulminea e rigorosa segretezza. Immaginiamo invece che quel tranquillo signore privato organizzi una conferenza stampa, illustri ai cronisti quello che sa e quello che sospetta, indichi le località dove il reato si consuma da tempo e, insomma, si atteggi a salvatore della patria, ottenendo in un colpo solo i risultati seguenti: mortificare la magistratura, ridotta ad apprendere dai giornali una notizia di tanta gravità; consentire a taluno dei personaggi coinvolti di riparare in Svizzera; consentire che le prove vengano inquinate o distrutte, com'è avvenuto — vedi caso! — ad Avellino per milioni di «fustelle d'oro» di medicinali mai prodotti, assegnati a pazienti immaginari. Come dovremmo giudicare un simile comportamento? E se poi non di un privato si trattasse bensì di un ministro, vincolato da solenne giuramento? Quando poi, per chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati, si sporge denuncia formale alla Procura, ci si va in semi-incognito, nell'auto blu ma con un vago rossore di vergogna diffuso sul volto, e non si convoca la Tv di Stato, non ci si fa riprendere di fronte, alle spalle e dall'alto, perché tutti vedano che neppure la pelata arrossiva. Non faccio nomi, stavolta, perché non vorrei far la parte del persecutore, ma la frequenza sta diventando preoccupante. Calamity Charlie colpisce ancora. i CrapDmodntdbcfts

Persone citate: Cattivi Pensieri, Lietta, Luigi Firpo, Spadolini

Luoghi citati: Avellino, Svizzera