Autori italiani all'attacco Noi, esclusi dagli Stabili

Noi, esclusi dagli Stabili Una lettera della loro associazione ai Sindaci Noi, esclusi dagli Stabili ROMA — L'Associazione sindacale Scrittori di Teatro ha inviato al sindaci delle città sedi di teatri pubblici una lettera In col lamenta l'assenza di novità Italiane dai cartelloni degli Stabili. Dice, tra l'altro, la lettera: •Non è necessario Illustrare a Lei la grave responsabilità di una slmile politica culturale e slamo; certi che Ella non la condivida. In nessun Paese di alta civiltà teatrale, la drammaturgia contemporanea — unica In grado di rappresentare l'attualità sociale, rinnovare II linguaggio, arricchire il patrimono artistico di un Paese — è cosi trascurata e umiliata». La questione sollevala dai drammaturghi italiani, attraverso il loro sindacato, è di quelle che nei secoli andati venivano dette «nodi salomonici», per sottolinearne, in pratica, la loro irresolubilità. Hanno tutte le loro sacrosante ragioni i nostri scrittori di teatro a protestare presso le cosiddette autorità perché i teatri pubblici, sovvenzionati, com'è nolo, col denaro del contribuente, non sentono il dovere di mettere in scena, ogni anno, una novità almeno d'autore italiano. Ciò accade (per citare il Paese che ci è, strutturalmente, più affine sul piano dell'organiszazione teatrale) in Germania, dove sarebbe addirittura impensabile che i vari Schauspiel (da Francoforte >a Colonia, da Bochum a Wuppertal) non promuovessero, innanzitutto, la scrittura scenica contemporanea in lingua tedesca. Purtroppo hanno ragione anche i responsabili dei teatri pubblici, pesantemente chiamati in causa, attraverso il loro sindaco, dal clamoroso comunicato odierno. Hanno ragione, perchè la drammaturgia di casa nostra (sia detto col dovuto rispetto dei firmatari della nota di protesta), se è quantitativamente rilevante, è qualitativamente assai morft. a. Non sono un direttore di teatro né un drammaturgo: sono soltanto un cultore della materia: ma credo di poter serenamente sostenere, sulla base della mia esperienza di giurato di premi teatrali, che su un centinaio e oltre di copioni si stenta a trovarne uno degno d'essere premiato. Le cause della povertà della scrittura scenica di casa nostra sono numerose e complesse e non è questa la sede per affrontarle: né, una volta affrontate, sarebbero per ciò stesso rimosse. Se una soluzione del dilemma si potrà prospettare in un prossimo futuro, non dovrà più vedere divisi, quasi su due opposti fronti, il drammaturgo e l'operatore teatrale. Il primo dovrà abituarsi a scrivere per il secondo, e «in casa» del secondo, affrontando i temi che una determinata collettività culturale e sociale (Torino, Genova, Milano) sente come propri: e soprattutto (come accade, sempre più spesso, in Inghilterra) scrivendo per quei dati attori (quasi, sulla loro pelle), per quel particolare regista, addirittura per quel determinalo palcoscenico. Guido Davico Bonino

Persone citate: Guido Davico Bonino

Luoghi citati: Colonia, Francoforte, Genova, Germania, Inghilterra, Milano, Roma, Torino, Wuppertal