Toma il terrore dei sikh

Toma 81 terrore dei sikh Allarme e polémiche in India il giorno dopo l'attentato a Gandhi Toma 81 terrore dei sikh Un commando ha cercato di assassinare, in una caserma, il capo della polizia del Punjab - Muore un agente, ferita la moglie dell'alto ufficiale - Sotto accusa i servizi di sicurezza per l'agguato al premier NOSTRO SERVIZIO NEW DELHI — Tre ufficiali di polizia, tra cui il capo della «Security branch» di Delhi. Oautam Kaul — figlio di un ex ministro di Indirà Gandhi — sono stati sospesi dal servizio giovedì sera. Un'inchiesta amministrativa è stata aperta dal ministro dell'Interno per stabilire come l'aggressore di Rajiv Gandhi abbia potuto eludere la vigilanza delle 250 guardie del corpo presenti almeno due ore prima sul luogo dell'attentato. .Incompetenza criminale; •choccante topica*, •imperdonabile errore*. Ieri, la stampa indiana ha cercato le parole più dure per fustigare i responsabili della sicurezza. Anche perchè nel frattempo si è appreso che l'aggressore del premier s'era nascosto sul tetto di una piccola struttura In cemento in parte nascosta da fogliame, a meno di cento metri dal luogo dove tradizionalmente prendono posto le delegazioni ufficiali E' stato anche accertato che al loro arrivo, Gandhi e il suo seguito sono passati a meno di dieci metri dal killer. E' in quel momento, come dicono i testimoni, che l'attentatore ha esploso il primo colpo? Il ministro dell'Interno, che accompagnava Gandhi e che ha udito come tutti i presenti una detonazione, ha ordinato immediatamente che si facesse luce su questo particolare. Alcuni minuti dopo gli agenti gli facevano sapere di non aver trovato nulla e che lo «schiocco» poteva essere stato causato dal tubo di scappamento di un motorino, Cinquanta minuti più tardi, l'attentatore esplodeva altri tre colpi prima di gettare l'arma gridando: 'M'arrendo: L'India, l'altro ieri, ha sfiorato una tragedia dalle proporzioni incalcolabili. 'Che cddnlfmcmrdlasmqs cosa sarebbe accaduto — ci si domanda a Delhi — se invece di un revolver di fabbricazione artigianale e di piccolo calibro e con un tiro ridotto si fosse trattato di pistola automatica o di un fucile sofisticato?». Un'angosciosa domanda che ha almeno 11 merito di dare credito alla tesi della polizia secondo la quale l'aggressore non apparteneva a un'organizzazione terroristica. D'altra parte, come per dimostrare la loro estraneità in questo affaire, i terroristi sikh, manifestando sangue freddo e sicurezza professionale, hanno attaccato ieri mattina il quartier generale della polizia a Jalandhar, nel Punjab. Con uniformi rego¬ lamentari e armati di pistole automatiche, hanno tentato di uccidere Julius Ribeiro — l'uomo che aveva dichiarato di voler 'terrorizzare i terroristi» —, direttore generale della polizia nel Punjab, mentre stava passeggiando nei giardini del comando. L'alto ufficiale è stato colpito di striscio a un braccio da un proiettile; sua moglie è stata ferita a una gamba, un poliziotto è rimasto ucciso e tre feriti (uno è grave). Arrivati sul posto con jeep della polizia, gli attaccanti si sono allontanati con un camion che li aspettava fuori dell'edificio. L'attentato è stato rivendicato dalla «Forza commando Kallstan», la più estremista delle organizzazioni sikh nel Punjab; la rivendicazione e stata fatta telefonicamente alla redazione locale della United news of India, n portavoce del «Khallstan» ha detto di chiamarsi Kuldip Slngh e di essere il comandante dell'unita distrettuale del gruppo estremista. Il capo della polizia, parlando più tardi con 1 giornalisti, ha lasciato intendere di avere un'Idea molto precisa sulla matrice dell'attentato: «Non può essere che opera di un solo gruppo, e noi sappiamo quale». Quasi sicuramente Ribeiro si riferiva alla banda capeggiata da Harjinder Slngh alias Jinda. noto e temuto terrorista. Ribeiro non ha però escluso che fra i poli- ziotti in servizio in quel complesso vi sia stato un «basista»: 'Dovunque ci può essere una pecora nera». In questo caso, si è lontani è chiaro, dal dilettantismo di cui ha dato prova l'aggressore del premier e di cui si ignorano le motivazioni. Nei primi interrogatori l'uomo ha fornito almeno due identità: dapprima Manmohan Dosai — un nome hindu molto comune — poi Karamjit Singh, un nome sikh. Se, come lasciano intendere le prime indagini, l'uomo è uno squilibrato che ha agito da solo, le critiche dell'opinione pubbli ca al responsabili della sicu rezza potrebbero ancora aumentare e accelerare una ristrutturazione profonda dei servizi già allo studio. La sicurezza del primo ministro è assicurata dal •Gruppo speciale di protezione» (Spg) costituito all'Indomani dell'assassinio di Indirà Gandhi. Comprende 1500 uomini scelti tra i migliori elementi della polizia e delle forze paramilitari. Seguono un corso di commando intensivo e dispongono delle armi più moderne. Vestono costumi molto semplici e vegliano sul premier giorno e notte. Teoricamente il premier non può mal muoversi senza che i «Commandos dei gatti neri» (cosi chiamati dalle uniformi nere che indossano) abbiano dato il loro consenso. Il loro compito è precisamente di verificare prima di tutto gli itinerari del capo del governo al fine di rimuovere gli eventuali pericoli. Ironia della sorte, secondo l'agenzia di stampa Uni, i capi dell'Spg hanno appena finito di studiare nel particolari 1 dettagli dell'attentato fallito di recente contro 11 generale Pinochet. Patr.ee Claude Copyright «Le Monde» e per l'Italia «Li Stampa»

Luoghi citati: India, Italia