Kaldor, il Lord erede di Keynes

Kaldor, il Lord erede di Keynes La scomparsa dell'economista Kaldor, il Lord erede di Keynes Dopo Piero Sraffa c Joan Robinson scompare un altro grande della scuola di Cambridge: l'economista di origine ungherese Nicholas Kaldor. Sono ormai lontani gli Anni 60 quando questa scuola sembrava attraversare un momento magico e si contrapponeva, in campo di teoria del capitale, della crescita e della distribuzione del reddito, all'altrettanto prestigiosa scuola del Mit di Cambridge (Massachusetts). Il gruppo degli economisti che. come Kaldor. avevano collaborato con Keynes, ne difendevano l'eredità intellettuale e provvedevano ad adeguarla ai tempi nuovi contro i tentativi di riassorbirla nell'ambito del pensiero tradizionale e di trasformarla in una nuova ortodossia con il rischio di mettere la sordina su alcune delle intuizioni più innovative del pensiero originario. Pur con qualche significativo successo, il programma non c staio portato a compimento. Anzi, per qualche tempo, con la diffusione del monetarismo nella versione di Friedman o in quella della nuova macroeconomia classica, è sembrato che la vittoria del fronte anti-keynesiano fosse ormai stata dichiarata. Kaldor non si c mai rassegnato. Battagliero come e più di sempre, dalla fine del decennio scorso ha dedicato tutte le sue energie a contrastare le dottrine nuove ma, per lui, solo vecchie con qualche re stauro. Uno dei suoi ultimi volumi è intitolato «La frusta dei monetarismo». E' una trattazione magistrale che mette in luce la pochezza teorica non solo dell'impostazione monetarista ma anche di quella keyneliana tradizionale e ne propone una nuova che mette in luce il perché le autorità monetarie non hanno il potere di controllare la quantità di moneta in circolazione. Ciò che però più colpisce di questo lavoro c la violenza della requisitoria che svolge contro la politica economica attuata in Inghilterra e negli Stati Uniti. Kaldor ci aveva già abituato a questo stile nei suoi memorabili, e lucidissimi, interventi svolti negli ultimi anni alla Camera dei Lords. Egli aveva accettato da Harold Wilson, di cui era stato consigliere economico, l'offerta di diventare Lord per meriti scientifici perché, diceva, per i Pari d'Inghilterra è un impegno d'onore prendere la parola soltanto su argomenti di loro riconosciuta competenza. Lo stile oratorio di Kaldor ha probabilmente turbato non poco quel consesso. Ma i temi affrontati: disoccupazione, inflazione, deindustrializzazione, politica monetaria ecc. erano talmente importanti da dare qualche giustificazione a certi eccessi di passionalità. Nella sua vita di ricerca. Kaldor ha cambiato spesso idea su questioni anche importanti, ad esempio sul protezionismo che si è talvolta proposto di rivalutare. Come Keynes, anch'cgli è stato sempre perfettamente disposto a modificare le proprie posizioni precedenti alla luce di fatti nuovi. Su una questione non ha mai cambiato idea: sulla necessità di contrastare le spinte inflazionistiche non con misure monetarie di restrizione della domanda ma con l'attuazione di una rigorosa politica dei redditi. Su molte altre questioni Kaldor ha prodotto analisi teoriche oggetto di aspre controversie. Si può accennare alla tesi secondo cui crescenti disavanzi del bilancio pubblico tendono a provocare, più che inflazione, crescenti disavanzi nei conti con l'estero. Un tema questo che oggi è venuto prepotentemente alla ribalta in seguito alla recente evoluzione dell'economia statunitense. Un'altra proposta di Kaldor. molto vecchia ma tornata in auge in molti ambienti, e quella relativa all'opportunità di una tassazione progressiva dei soli consumi, con esenzione completa dei risparmi. Per un italiano, questa è la tesi di Einaudi. Kaldor non lo sapeva quando scriveva ma, avutone conoscenza, riconobbe subito i meriti del precursore da cui peraltro lo separava il giudizio sull'opportunità di una imposta sul patrimonio che l'italiano osteggiava e Kaldor auspicava. Terenzio Cozzi ordinario di Economia politica Università di Torino

Luoghi citati: Cambridge, Inghilterra, Massachusetts, Stati Uniti, Torino