Cauchy, il re e il calcolo sublime

Cauchy, il re e il calcolo sublime SORPRESE A TORINO NELLA BIBLIOTECA MATEMATICA Cauchy, il re e il calcolo sublime TORINO — Traggo finalmente soddisfazione dall'avere sfondato una porta aperta. Mi ero lamentato per la mancanza di un ascensore che mi permettesse di raggiungere la Biblioteca Matematica e 11 collega Conte mi ha gentilmente informato che detta biblioteca era in corso di trasferimento in una nuova sede posta al piano terreno. Era impossibile resistere alla tentazione e ho infine risalito 1 gradini del vetusto ma sempre valido Palazzo Campana per ammirare di persona i progressi compiuti. Ho superato alcuni stanzoni ancora in fase di allestimento, ho attraversato un lungo corridoio con in fondo una buffissima scala (qualcuno dovrebbe dipingerla) e sono entrato lnfi ne in biblioteca anche se dalla porta di servizio. Vengo accolto cordialmente da amici vecchi e nuovi Conte tira fuori le mirabilia della collezione e mi assesto in poltrona per godermele. Non si tratta di Barolo d'annata né di quadri di De Chi r'co bensì del famosi 36 quaderni di Corrado Segre, luminare dell'Ateneo torinese, che contengono appunto le note manoscritte dei corsi da lui tenuti durante i suol 36 anni di insegnamento. Segre non aveva ancora un personal elaboratore di testi (scomparve negli Anni 20) ma sapeva scrivere con una calligrafia nitidissima, creando testi esemplari nella loro chiarezza e profonditi di concezione. Segre non era certamente un sostenitore di Giuseppe Peano, uomo geniale ma disordinato e controverso, fatto per le intuizioni straordinarie e carismatiche, il cui insegnamento tuttavia lasciava a desiderare. Segre era un Maestro nel vero senso della parola, uomo di vasta cultura, eclettico e con una profonda dedizione allo studio severo e all'insegnamento. Lascio infine i quaderni di Segre e leggo il testo di una divertentissima conferenza tenuta da Ales sandra Terracini (mio Maestro e persona di cui conservo una carissima memoria) nel 1957 al Seminario Matematico sul tema «Cauchy a Torino». Agostino Cauchy rimane uno del grandi nomi della matematica, creatore della teoria delle funzioni di variabile complessa. Oiunse a Torino nel 1832 per occupare la cattedra che fu di Amedeo Avogadro, scacciato da Parigi ove occupava ben tre cattedre; era dunque due volte barone in quanto più volte cattedratico e appunto Barone Augustin Louis Cauchy, di alto lignaggio. Si era rifiutato di prestare giuramento a Luigi Filippo giudicato da lui un pericoloso rivoluzionario, un brigatista rosso dei tempi. Fu ricevuto a corte da Carlo Alberto nel cui diario si legge che •Monsieur de Cochy (sic), qui est actuellement a Turin... est le premier mathématicien d'Europe' e più avanti si legge che Carlo Alberto aveva fatto alcune domande a Cauchy sul calcolo sublime (cosi si chiamava il calcolo infinitesimale) e che ciascuna volta Cauchy aveva risposto: mj'avais pensi que V. M. m'aurait interrogi... et me suis prepari par une note a lui répondre: E ciascuna volta tirava fuori e leggeva un dotto e noiosissimo mano scritto (per Carlo Alberto) sulla teoria delle variabili complesse. Quella di rispon¬ dere con grevi note manoscritte era d'altronde una ben nota mania di Cauchy. Eppure, nonostante fosse un reazionario incallito e realista più del re, fini di costruire proprio a Torino quella teoria delle variabili complesse che rimane uno del contributi più alti della matematica di tutti 1 tempi. Si fa risalire infatti al periodo torinese la formulazione del famosissimo teorema di Cbuchy, pane quotidiano di chiunque si occupi di matematica. Cauchy lasciò Torino alcuni anni dopo per recarsi a Praga e raggiungere il re Carlo X in esilio per assumere la parte di istruttore del giovane Di a di Bordeaux, erede al trono, nel castello di Hradschin, luogo «triste e melanconico». Mori a Parigi nel 1857. Qualcuno già vedrà in questo vagabondaggio una ennesima prova della validità del triangolo magico Torino-Praga-Lione, ma purtroppo pare che Cauchy non abbia svolto attività di rilievo a Lione. Dimentico infine Cauchy e ritorno al presente. La biblioteca appare finalmente dota¬ ta di una sede che, anche se provvisoria, sembra perlomeno adeguata all'Importantissimo ruolo che svolge entro l'Università e in tutta la regione. Non a caso essa è stata scelta come primo obiettivo di un programma di sviluppo e di rinnovamento finanziato dalla Regione Piemonte. Forse qualche cosa si sta muovendo nel mondo cultu rale torinese e si pensa di po.-re fine tra mille difficoltà alle degradanti condizioni in cui versano da tempo le istituzioni universitarie. Il caso della Biblioteca Matematica è emblematico, ma non unico, e commenti analoghi valgono per tantissime altre biblioteche e laboratori di tutte le Facoltà. Si fa tardi e rientro a casa carico di libri e di fotocopie. Penso agli stranieri illustri che sono passati per Torino, a Cauchy, a Rousseau e finalmente a Nietzsche. Capisco Cauchy, poco simpatico ma a modo suo fuggiasco perseguitato, ma non riesco proprio a capire cosa abbia portato Nietzsche a Torino, doveva essere davvero matto, Tullio Regge