L'ora dei colletti azzurri

L'ora dei colletti azzurri Nasceva 80 anni fa la Confederazione del Lavoro L'ora dei colletti azzurri ' Avanza una nuova generazione di lavoratori; né operai, né impiegati La nascita della Confedesta come organismo d'apquell'esperienza Furono pro La nascita della Confederazione Generale del Lavoro, della quale ricorrono oggi gli ottant'anni, rappresentò una vittoria dei socialismo riformista sul socialismo rivoluzionario. Per quasi dieci anni prima del 1906, i leader del primo movimento sindacale italiano avevano, per usare un'espressione venuta di moda una settantina d'anni più tardi, «cavalcato la tigre» dello scontento operaio e bracciantile, il che li aveva portati, dopo vittorie parziali, alla disastrosa sconfitta dello sciopero generale del 1904. «I vostri metodi, compagni sindacalisti, sono esiziali al socialismo», tuonò Filippo Turati al congresso del partito socialista di quell'anno, rivolto all'ala rivoluzionaria di Labriola. Furono infatti uomini vicini a Turati a prendere le redini della Confederazione, allo scopo di coordinare e armonizzare le singole rivendicazioni. La vittoria dei riformisti, però, non fu mai completa e la tentazione di «cavalcare la tigre» risorse periodicamente, sempre con risultati negativi, nella lunga storia del sindacalismo italiano. L'intreccio di queste due anime e il loro incerto equilibrio rappresentano il filo ideale che collega la Cgil di allora con la Cgil, ricostituita nel 1944 con una forte impostazione centrali¬ sta, come organismo d'appoggio ai partiti antifascisti e rimasta, pur con le note scissioni e lacerazioni e con profondi cambiamenti, il più importante sindacato italiano. Quando la tigre si scatena, il sindacato ottiene conquiste parziali, modifica a proprio favore le istituzioni del mondo del lavoro ma poi corre il rischio di- subire terribili sconfìtte politiche che si riflettono negativamente sull'intera società. E' appena il caso di ricordare le agitazioni del 1919 e l'occupazione delle fabbriche che indubbiamente facilitarono il successo del fascismo. In questa prospettiva storica va considerata l'eccezionale stagione che la Cgil, con tutto il mondo del lavoro italiano, visse tra il 1968 e il 1980. La tentazione rivoluzionaria fu assorbita in una più generale tentazione pansindacale che giungeva a vedere il sindacato come forza egemone della società, alla quale nessun problema era estraneo, e il salario come «sola variabile indipendente», in grado, con la sua dinamica, di innescare crescita economica e progresso sociale. Non vanno sottaciuti alcuni progressi di fondo ottenuti dai lavoiatori in quegli anni, ma è lo stesso sindacato oggi ad ammettere impietosamente i prevalenti lati negativi di quell'esperienza. Furono proprio le grandi «conquiste» sulla struttura del salano arendere pressoché automatico l'aumento delle retribuzioni, riducendo il potere del sindacato di contrattarle e svuotandolo di una delle sue ragioni di esistere; l'appoggio accordato senza riserve a ogni tipo di lotta dei lavoratori fini per favorire le frange più «furbe», spianando la via alla nascita di organizzazioni sindacali autonome e corporative; la priorità assoluta di fatto accordata all'incremento dei salari in termini reali ha reso più difficile l'accesso al lavoro di un'intera generazione di giovani, «spiazzati» dai loro padri e fratelli maggiori in nome del progresso dei lavoratori; gli incrementdell'occupazione si sono verificati in settori dove il sindacaio è debole o inesistentecome le piccole imprese. 1 lavoratori, poi, come tutti i cittadini, subiscono le conseguenze negative di un deficipubblico largamente determinato da riforme sanitarie e pensionistiche volute dal sindacato senza riguardo alle reali possibilità del Paese. Tutto ciò non deve daluogo a facili ironie, a unsorta di colpevolizzazione deMario Deaglio (Continua t. pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Deaglio, Filippo Turati, Labriola, Turati