«Nessuno è umiliato»

«Nessune è umiliato» «Nessune è umiliato» Shultz e Shevardnadze raccontano la loro performance diplomatica - Una giornata febbrile conclusasi con la partenza dell'agente sovietico e l'arrivo del giornalista Usa DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — A meno di un'ora di distanza uno dall'altro, Zakharov è partito per Mosca dall'aeroporto interna.rionale Dulles di Washington, e Daniloff vi è atterrato proveniente da Francoforte. L'agente del Kgb ha levato in alto due dita nel segno « V» di vittoria e ha smentito di essere una spia. Il giornalista americano ha alzato le braccia in segno di trionfo, ripetendo: «Fantastico, fantastico». La figlia, che lo attendeva con un masso di rose gialle — il fiore dei prigionieri liberati. Daniloff, ha pronunciato un breve discorso in cui ha elogiato Reagan e Gorbaciov, e si è detto felice che «le nuvole stiano per scomparire dal Cremlino e dalla Casa Bianca». Ma ha definito una tortura mentale gli interrogatotri subiti a Mosca, e ha espresso la speranza di potervi tornare un giorno «a deporre fiori sulla tomba di mio nonno». Più tardi, il giornalista ha incontrato il Presidente, rientrato da Atlanta dove aveva inaugurato la biblioteca in onore di Carter. E' alle 7 del mattino, messogiorno in Italia, che incominciano a trapelare i primi particolari sull'accordo ShultsShevardnadse. Le radio-tv raccolgono le indiscrezioni della Casa Bianca, del Dipartimento dì Stato e della missione sovietica all'Orni, apertisi tutti con ben due ore di anticipo. Le versioni sono concordi. Zakharov, l'agente del Kgb sul cui baratto con Daniloff il Cremlino ha così a lungo insistito, lascerà gli Stati Uniti in giornata, in uno scambio diretto col fisico Yuri Orlov e la moglie, i fondatori del Gruppo di Helsinki a Mosca, e.forse altri dissidenti; ad alcuni dei 25 diplomatici sovietici all'Orni di cui Reagan ha decretato l'espulsione verrà concesso di restare per qualche tempo, tra di loro ci sarebbe addirittura il capo del Kgb in America. All'annuncio che Shultz e Shevardnadse terranno una conferenza stampa, l'attesa si fa febbrile. Alle 9,30 la prima sorpresa: i giornalisti accorsi fin dall'alba davanti al tribunale di Brooklyn, a New York, vedono arrivare Ghennady Zakharov sotto scorta. Il giudice Joseph McLaughin si ritira con gli avvocati e esamina i documenti fornitigli dalla procura. Dirà poi-che l'accordo è stato predisposto dal Dipartimento di Stato e dall'ambasciata sovietica tramite il ministero della Giustizia americano. Alle 10 tiene l'udienza, fulminea: due dei capi d'accusa di spionaggio vengono ritirati, l'agente russo non contesta il terso. Il magistrato lo condanna a cinque anni con la condisionale e ne decreta l'espulsione immediata. Nel primo pomeriggio, Zakharov si trasferisce all'aeroporto della capitale. Alle 10, il colpo di scena. L'agenzia sovietica Tass annuncia da Mosca che Reagan e Gorbaciov s'incontreranno in Islanda VII e il 12 ottobre, ltBrnsdcsmRsdv\ lasciando l'America sbigottita. Alle 10,15, Shultz alla Casa Bianca e Shevardnadze all'Orni si presentano ai giornalisti e alle radio tv. Il segretario di Stato, che è in leggero anticipo sul collega, conferma la sentenza contro Zakharov e l'imminente arrivo di Orlov, ma tace sul minivertice. Quindi scende dal podio, cedendo il posto al presidente Reagan, che entra nella stansa col solito passo spigliato, visibilmente euforico. «Islanda?», gli chiede un giornalista. «E' proprio di questo che vi voglio parlare^, ribatte Reagan tra le risate generali. E precisa subito che si tratterà di un incontro «di preparazione alla visita di Gorbaciov negli Stati Uniti». Mentre Shults, subentrato di nuovo al Presidente, viene preso d'assedio, Shevardnadse dà la conferma di quello che chiama «il summit ad interim» quasi con le stesse parole. La sua conferenza stampa ha un contenuto prettamente politico: elenca i progressi compiuti a Stoccolma, a Vienna e in altre sedi nego\ siali e al tempo stesso sottoli¬ nedaprraclShdipeinmnel'OpitopecaSdunYuco11aFscuacsg—p nea i perìcoli rappresentati dall'impasse sui due massimi problemi del disarmo, la moratoria degli esperimenti nucleari e lo scudo spasiale. Shults invece è bombardato di domande sul presso pagato per la liberazione di Daniloff, in particolare sulla parziale marcia indietro sull'espulsione dei 25 diplomatici russi all'Onu. Shultz cerca di fare capire che il do ut des ha salvato la faccia a entrambe le superpotenze. Ma quando è toccato su questi punti, Shevardnadse sbotta: «Siamo due grandi Nazioni, e nessuna cerca di umiliare l'altra». Da Washington e New York, in diretta alle radio-tv, un'America giubilante segue con sollievo gli eventi. Alle 11,30, tuttavia, quando si reca all'assemblea annuale del Fondo Monetario per il discorso di apertura, Reagan ha una grossa delusione. Il suo annuncio del minivertice cade in un inspiegabile silensio. Il Presidente si ferma per gli applausi che non arrivano — saranno copiosi alla fine — poi si riprende in fretta. I /impiegato sovietico Zakharov, a sin., e il giornalista americano Daniloff tornano in patria