E una marcia divenne tragedia

E unci marcia divenne tragedia La ricostruzione ufficiale dell'episodio che portò all'inchiesta e al suicidio del comandante E unci marcia divenne tragedia Furono i soldati a chiederla per «emulazione» - Nel ritorno un plotone sbagliò strada e percorse in totale 20 chilometri, anziché 14 - D tenente responsabile venne punito con cinque giorni di rigore e tolto dal comando di compagnia - Ora è in stato di choc per la morte del suo superiore DAL NOSTRO INVIATO PORDENONE — Sono venuti fórse in duemila gli ufficiali dell'esercito e anche delle altre armi, a rendere l'ultimo saluto al tenente colonnello Vladimiro Nesta, 48 anni, comandante del 22° Battaglione Piccinini della caserma. Dall'Armi di San Vito al "ragliamento, che si è suicidato lunedi mattina con un colpo di pistola sotto il mento. Sono venuti, da Maguano Sabina, anche i due anziani genitori, contadini, che avevano solo questo figlio, loro orgoglio. E lui, prima di morire, aveva pensato intensamente, a loro. Dopo che il suo nome era comparso sui giornali a proposito della discussa marcia ordinata da un suo ufficiale, aveva manifestato a qualche collega amico la sua preoccupazione per quello che avrebbero potuto pensare i suoi genitori. Come se si sentisse macchiato nell'onore al quale teneva in modo-assoluto e si vergognasse di fronte al padre e alla madre per l'accaduto. Del resto, nel biglietto lasciato sulla sua scrivania aveva usato proprio il termine vergogna: .La vergogna scesa sul reparto mi travolge. Ho cercato di fare sempre il bene del battaglione. Perdonatemi». E aveva aggiunto una preghiera: «Agli amici chiedo di avere cura dei miei genitori, di mia moglie e dei miei figli.. La moglie, Maria Gabriella Moretti, piemontese, e i due ragazzi, Roberto di 17 anni ed Elena di 8, sono venuti anche loro in chiesa, straziati dal dolore ad assistere alle esequie. Il rito è stato celebrato dal cappellano Antonio Camerari, della brigata Gorizia da cui dipende il battaglione Piccinini, mentre l'omelia è stata pronunciata dal cappellano Angelo Santarossa del V Corpo d'Armata. Un rito solenne, di fronte al Capo dello Stato Cossiga e al ministro della Difesa Spadolini e alla moltitudine degli ufficiali, molti dei quali non sapevano trattenere le lacrime, vinti forse anche dal senso di smarrimento che in questo periodo di polemiche e critiche serpeggia fra le Forze Armate. Il tenente colonnello se ne è andato, ha chiuso con il suo tragico.gesto di rinuncia e di sconfitta. Restano i perché, le indagini, l'inchiesta sul fatti che avevano motivato in lui quel suo stato angoscioso. I fatti risalgono a domenica 21 settembre, in piena esercitazione Nato . (.'«Allegro exchange 86»). Quattro plotoni erano accampati a una quarantina di chilometri da San Vito. Erano al comando del tenente di carriera Giorgio Treglia, leccese. Secondo gli accertamenti che erano poi stati fatti svolgere dallo stesso comandante del Battaglione, le cose sarebbero andate in questo modo. Ore 14,30: i quattro plotoni sono accampati lungo un torrente, non devono compiere alcuna esercitazione. Un gruppo di soldati chiede di compiere una «marcia di emulazione», visto che altre truppe della Nato, in quegli stessi giorni e nel momenti di riposo, erano solite fare ginnastica. Il tenente Tregua propone cosi di marciare fino al ponte Giulio, distante cinque chilometri. I quattro plotóni, in tutto 55 uomini, partono e quando arrivano al ponte, molti soldati chiedono di prolungare la gita per un palo di chilometri fino a Monterale Collina per andare a riempire le borracce di acqua sorgiva e per vedere una gara di tiro al piattello che la si svolge. Il tenente acconsente. Poi c'è il ritorno. I plotoni, comandati da due sottotenenti e due sottufficiali, partono distaccati l'uno dall'al- tro di cinque minuti. Ma uno di essi sbaglia, strada e rientra all'accampamento mezz'ora più tardi rispetto agli altri, alle 19,50, dopo avere percorso un totale di 20 chilometri anziché 14. Quella stessa sera due di quei soldati vengono ricoverati all'Ospedale civile per sindrome da affaticamento, un terzo è ricoverato l'indomani mattina; e sei carristi si fanno medicare per vesciche ai piedi. I soldati ricoverati dopo due giorni passano all'infermeria militare che però 11 dimette l'indomani confette giorni di riposo. La coca viene risaputa, c'è un'interrogazione di due parlamentari comunisti. Si parla di una marcia di 40 chilometri, per di più imposta ai soldati come punizione per il loro scarso spirito guerresco. Versione, questa, che come s'è visto viene smentita dalle indagini fatte nell'ambito militare. Però nella stessa giornata di lunedi 22 settembre il comandante del Battaglione ten. col. Nesta adotta un provvedimento disciplinare contro il tenente Treglia «per non aver pianificato nel dettaglio l'attività., in altre parole per non avere avuto l'autorizzazione a far compiere la marcia e poi per avere «perduto» un plotone. La punizione consiste in cinque giorni di rigore (durante le ore libere l'ufficiale deve restare nel proprio alloggio) e, cosa più grave, nella privazione del comando di una compagnia (62 uomini) e nell'assegnazione al comando di un semplice plotone (16 uomini). n tenente Treglia lunedi scorso, giorno del suicidio del sUo comandante, non era in caserma. Domenica sera si era trasferito a Milano per sottoponi l'indomani mattina a una visita medica presso un istituto dell'aeronautica, in quanto aveva presentato la domanda per fare un corso da pilota d'aereo dell'aviazione dell'esercito. E' rientrato in auto lunedi pomeriggio e proprio mentre viaggiava, alle 18, ha sentito per radio la notizia del suicidio del suo comandante. Si è presentato in caserma stravolto, in preda a un forte choc, anche perché nel particolari sulla morte dell'ufficiale si faceva cenno alle polemiche che erano seguite a quella famosa marcia. Un medico gli ha somministrato dei calmanti e lo ha affidato alla assistenza continua, per tutta la notte, di due colleghi. Ieri, giorno dei funerali, il tenente è stato accompagnato nella sua abitazione, che è fuori della caserma, sempre con la compagnia di altri ufficiali e con l'assistenza medica. Dice il col. Remo Casucci, ora «comandante sede vacante» della caserma: «17 tenente Treglia è ancora sconvolto perché è portato a considerarsi in colpa per quanto è accaduto. Dobbiamo quindi sorvegliarlo continuamente per controllare il suo comportamento; non gli facciamo leggere, i giornali, né vedere la televisione.. Il tenente viene descrìtto come un ottimo elemento, che non è mai stato al centro di episodi fuori dalla norma. r> j_ San Vito al ragliamento. 11 presidente Cossiga conforta la moglie e i figli del colonnello Nesta

Luoghi citati: Gorizia, Milano, Monterale Collina