Una «grande muraglia» sotterranea tra il reattore distrutto e il fiume Dniepr

Una «grande muraglia» sotterranea tra il reattore distrutto e il fiume Dniepr Una «grande muraglia» sotterranea tra il reattore distrutto e il fiume Dniepr contrappesi per equilibrare il braccio di lavoro, lungo 60 metri. Il motore è un diesel Fiat da 370 cavalli: 8 cilindri per complessivi 17 mila centimetri cubici, raffreddati ad acqua e alimentati da un serbatoio che assicura 25 ore di autonomia. Gli argani sono da 17 tonnellate. Le frese scavano segmenti di un metro per tre, 60 metri cubi di materiale al minuto vengono aspirati. E' molto importante che, via via che si va in profondità, non avvengano piccole frane nel fossato. Questo si evita ricoprendo le pareti dello scavo con un cemento plastico chiamato bentonite. Un apposito sistema di separazione provvede poi a recuperare e a riciclare la bentonite che si è mescolata con ghiaia e terriccio. Quattordici cantieri sono stati aperti attorno al reattore distrutto già IL reattore di Cernobil conteneva 180 tonnellate di combustibile nucleare (diossido di uranio) disposto in 16 >3 tubi alternati con con 1700 tonnellate di grafite in barre. Nel nocciolo, della potenza di 3200 megawatt termici, circolava acqua di raffreddamento: 37.500 tonnellate l'ora, che producevano fino a 5400 tonnellate di vapore. Due esplosioni chimiche e la fusione di parte del combustibile nucleare hanno sconvolto il reattore. Non resta, ora, che cercar di isolare nel miglior modo possibile ciò che è rimasto dopo lo spegnimento dell'incendio: un pericoloso miscuglio di grafite, uranio, zirconio e altri metalli, calcestruzzo e scorie altamente radioattive che i tecnici nucleari chiamano «corium». A parte le barriere costruite a ridosso del nocciolo distrutto (una, metal¬ lica, tra il reattore e la sala turbine, una di sabbia e cemento posta come una pietra tombale sulle ceneri e un diaframma di calcestruzzo gettato sotto il reattore), molto importante per proteggere dall'inquinamento radioattivo il fiume Pripjap e quindi il Dniepr, di cui è affluente, è un muro che sta per essere ultimato tra la centrale e l'alveo fluviale. Si tratta di un'opera di ingegneria senza precedenti: lunghezza 4 chilometri e mezzo, spessore del muro di calcestruzzo un metro, profondità, a fine lavori, 100 metri. Le macchine che hanno scavato e scaveranno il fossato sono degli escavatori idraulici tipo «C 90» costruiti in Italia, dalla «Casa gran de» di Fontanafredda, vicino a Pordenone. Il «C 90» pesa 95 tonnellate, di cui 22 costituite da L'escavatore «C 90» impiegato a Cernobil La diffusa ostilità contro tutte le forme di produzione di energia crea gravi difficoltà ag E, ormai accertato che il consumo di energia elettrica prò capite costituisce l'indicatore fondamentale del grado di sviluppo socio-economico di ogni nazione. Ma l'energia elettrica va prodotta. Non che sia difficile farlo: noi italiani siamo addirittura esportatori del macchinarlo necessario, che è di rilevanza strategica. Il problema è dove implantare la centrale di produzione. Se si vuole convertire in energia elettrica quella idraulica di una cascata, è necessario realizzare una diga; altrimenti occorre una centrale termica o nucleare. Un tempo, i governi decidevano autoritariamente dove Installare dighe o dove alzare 1 grandi camini e nessuno osava obiettare. Cosi Interi paesi sparivano sotto il livello del lago artificiale a monte della diga, e tutti applaudivano al progresso. Per non dire del fumo delle ciminiere: era il simbolo stesso dello sviluppo, l'orgoglio delle nazioni. Un po' per una maggior presa di coscienza collettiva, un po' per le conseguenze nefaste di uno sfrenato verso la fine di giugno e da allora i lavori a Cernobil sono stati febbrili. Naturalmente i'«C 90» sono stati adattati alle particolari condizioni in cui avrebbero dovuto operare: del resto queste grandi macchine non sono quasi mai esemplari di serie, in quanto devono di volta in volta adattarsi a esigenze eccezionali. .11 terreno — dice Gianfranco Marchetti della ■ "Casagrande" — è relativamente morbido fino a 35 metri, poi incomincia la roccia compatta. Ma non ci sono stati problemi. Il muro fino a 45 metri di profondità sarà ultimato entro ottobre. Dopo l'inverno verrà portato a 100 metri. I nostri tecnici montano le macchine e addestrano i sovietici a Kiev, e di qui, per radiotelefono, provvedono a risolvere eventuali difficoltà nei 14 cantieri». p. b. li enti elettrici

Persone citate: Casagrande, Gianfranco Marchetti

Luoghi citati: Fontanafredda, Italia, Kiev, Pordenone