Come è difficile fare rima tra poesia e tv

Come è difficile fare rima tra poesia e tv Come è difficile fare rima tra poesia e tv che non pretende di sostituire la vecchia arte che è eterna. Si tratta di applicare una nuova sensibilità alle nuove tecnologie per creare un nuovo oggetto che abbia, questo è fondamentale, una sua validità teorica-. Nelo Risi, che è stato uno dei primi registi ad essere coinvolti nel discorso poesia e immagine con una «lettura» de «I fiumi» di Ungaretti, è dubbioso: «La poesia con l'immagine è un controsenso. Ci sono film che sono di per sé lirici. Le opere di Flaerthy sono poesia. Fino ad oggi i tentativi che ho visto, e che ho fatto, sono carenti. Bisogna far attenzione a voler computerizzare il linguaggio-., Gianfranco Bettettini, docente di Teoria e Tecnica delle Comunicazioni di massa, spiega che forse il termine «poesia» va inteso metaforicamente: -Sono linguaggi diversi, passano attraverso sensi diversi. La dimensione poetica è strettamente legata alla parola. Si possono invece individuare, sperimentare, le possibilità artistiche di un linguaggio audiovisivo, la sua autonomia espressiva-. BIELLA — Da ieri, nella Sala Convegni della Banca Sella, si sta discutendo su un matrimonio difficile, quello fra Televisione e Poesia. Cadono in questi giorni i dieci anni del Premio Biella e l'Accademia della Cultura ha deciso di festeggiare il suo primo decennale premiando, come poeta europeo, Mario Luzi e invitando il primo vincitore della rassegna biellese, Giorgio Caproni. Gli organizzatori del Premio hanno preparato, intorno ai due più significativi scrittori in versi italiani viventi, una manifestazione dal titolo «Vedere la poesia» e il dibattito «Televisione e poesia: un rapporto difficile», a cui prenderanno parte oggi anche Giancarlo Bettetini, Nelo Risi, Gianni Toti, Giancarlo Ferretti, Emilio Pozzi. Dopo aver assistito, ieri, alle proiezioni di videopoesie di Oianni Toti. ritratti di poeti come Rafael Alberti e Ungaretti, interpretazioni di Jean M. Straub e letture di poesie di Eliot e Dylan Thomas, oggi ci si chiederà quale può essere il modo più corretto e più creativo per far «vedere» e «sentire» poeta e poesia in televisione. Mario Luzi è perplesso. «Do scrittore — dice — penso che la poesia abbia in sé tutta una gamma di potenzialità che mal sopporta intromissioni, sovrapposizioni. E' d'altronde ciò che accade per la musica. Ho l'impressione che l'immagine sia un ausilio non richiesto-. In epoca d'immagine, di video, dove tutto, da una canzone ad uno spettacolo, che già è immagine, ha bisogno di .ridisegnarsi» in uno spazio televisivo, la poesia e il poeta possono fare a meno di spettacolarizzarsi? I> problema è quello di non «snaturare» il suo specifico o all'opposto di inventare una «poesia elettronica»? Emilio Pozzi, direttore della sede regionale Rai del Piemonte, ricorda che a metà degli Anni 70. da Milano, nell'ambito di una riflessione su «come rappresentare momenti culturali con mezzi televisivi», aveva chiesto, a poeti come Sereni, Zanzotto, Luzi, Caproni e altri, di suggerire come poteva essere rappresentata in tv la poesia. -Credo ancora oggi — suggerisce Pozzi — che ci possano essere più modi, dal poeta che legge le proprie poesie, ad una rappresentazione per immagini che sfrutti lo specifico televisivo, interpretando la poesia e "illustrando" il poeta, fino ad una poesia che nasca proprio dal mezzo televisivo-. Gianni Toti, in Italia, è sicuramente l'esemplo più professionale e sincero della possibilità di una «poetronica», di un fare versi che nasce dall'interno del mezzo televisivo. Toti autore di videopoesie come «Valerlascopia», «Incatenata alla pellicola», crede nella possibilità combinatoria fra arte della parola, immagini e rumori. -La videopoesia — osserva — va presa come una nuova arte. -Bisogna vedere anche le esigenze — sostiene Luzi — di chi sta e lavora in un universo espressivo diverso. Dalla parte di chi lavora con l'immagine. In questo senso forse, tra le varie tecniche che possono intervenire in soccorso alla poesia c'è anche il mezzo tv, come informazione-. Giorgio Caproni1 non è contrario, in linea di principio, che la poesia venga detta in televisione. Il rischio spesso è del poeta che non sa esprimere 1 propri versi e legge -come fosse un fatto di cronaca-. •Il pericolo — aggiunge Caproni — è che la televisione cercando l'indice di gradimento anche sulla poesia la trasformi in "spettacolo". E invece porrebbe fare un'opera educativa, proporla senza chiamare attori che la recitino o la enfatizzino, senza soffocarla con musiche, ma ricordando che la poesia è fine a se stessa-. Su questo matrimonio fra poesia e televisione si discuterà ancora. Il dibattito qui a Biella dovrebbe almeno cancellare qualche equivoco, chiarire le possibilità che un grande mezzo di comunicazione ha di offrire spazio alla poesia e nello stesso tempo di far capire che tipo di creatività può offrirle. Nico Orango

Luoghi citati: Biella, Italia, Milano, Piemonte