Quel giorno Parise venne alla tv in maglione libero, quasi estraneo... di Furio Colombo
Quel giorno Parise venne alla tv in maglione libero, quasi estraneo... Quel giorno Parise venne alla tv in maglione libero, quasi estraneo... Goffredo Pa rise e Alberto Moravia in una la prima impressione. Non ho mai svelato il mistero di Parise, né seguace né leader, quel suo caparbio andare per la sua strada che avrebbe dovuto creare solitudine e invece lo circondava di amici, che attraversava epoche e luoghi toccando tutto, dal Gruppo 6} alla guerra nel Vietnam, e diventando parte di niente, sempre in un suo territorio, rappresentante separato di una nazione a parte. Ci sono le sue storie di veneto, le sue storie di viaggiatore, le sue vicende di uomo che vive bene, ha belle case, conosce i posti e gli alberghi. Ognuna di queste vicende si presta a essere raccontata fino all'aneddoto, fino ■ all'affettuosa leggenda.' Ma'i due puliti' su cui ha appoggiato la sua vita, i due punti su cui non ha mai ceduto sono stati Io scrivere («quel» modo di scrivere) e un suo istinto insaziabile di impossessarsi di immagini, fatti, istanti, luoghi, persone. La malattia ha aperto il a foto del pittore Mario Schifano ' grande inverno che si è appena chiuso. Ci raccontano della sua casa sul Piave (che io non ho mai visitato), ma sono sicuro che. come la casa di Roma, le case che avevo visto a Milano, o la casa in cui andavamo al mare a Capri nei primi tempi, non era tanto un luogo di oggetti (tranne i libri e i quadri) quanto una stazione di incontro, tra viaggiatori, un luogo per nutrire quella sua continua ricerca. Il collezionismo di Parise non era di persone, benché le persone gli restassero tenacemente legate. Cercava altro, nei luoghi come nella gente. Forse più al modo dei poeti che in quello, legato alla logica e alla sequenza dei fatti c dei «ritratti» che è proprio degli scrittori. Giosetta Fioroni ha trovato per lui la parola «artista», e lei, che non è sospetta di finzioni letterarie, può usare questa parola. Va bene per dire «qualche altra cosa» oltre il modo tradizionale di essere scrittore. Giosetta Fioroni, donna di una insospettabile, infrangibile indipendenza, pittrice di grande forza e bellezza, nonostante il modo cauto con cui comincia ogni quadro e ogni rapporto, appartiene al mondo di Parise non solo in senso biografico, ma perché rappresenta un lato, insieme lieve e realistico, della sua vita, come la materializzazione di un suo progetto. Quando era apparso «Il prete bello» ed era stato fra i primi ùest seller della letteratura italiana del dopoguerra, in noi un poco più giovani si era rafforzata questa immagine di libertà avventurosa - che ci ispirava. Quando sono usciti i «Siilabari», e più recenti frammenti, bellissimi, sul Corriere della Sera, scritti con uno sguardo già dislocato a una distanza diversa dal reale e dal quotidiano, abbiamo saputo che su lui, uomo, artista, scrittore, su cui avevamo investito amicizia e attenzione quotidiana, avevamo, se mai, fatto un errore per difetto. Parise, in quel suo modo apparentemente laterale di toccare la vita, cresceva, una cosa che ai «ragazzi prodigio» quasi mai succede. Il suo mondo era vasto, la sua ispirazione tersa, il suo scrivere bello e (questo è il suo capolavoro alla fine) più elementare. Lo sentivamo staccarsi non per l'interpretazione da lontano della malattia di uh..altro. .«ìLcuì sentivamo ■ staccarsi attraverso -il suo scrivere e di'Tiùòvb la sua iforza prendeva il sopravvento. Si staccava, lo annunciava narrando, e diventava più salda e più inevitabile la sua esistenza d'autore. Di Parise non si dice «non lo dimentico», come un proposito. E' un fatto. Furio Colombo
Persone citate: Alberto Moravia, Giosetta Fioroni, Mario Schifano, Parise
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