Nel salotto dell'800 tramonta la vecchia Germania di Luigi Forte

Nel salotto dell'800 tramonta Nel salotto dell'800 tramonta la vecchia Germania DI Theodor Fontane, autore di celebrati romanzi come Effi Briest o II signore di Stechlln. ci riesce difficile immaginare la giovinezza, gli anni di apprendistato. Egli sembra nascere miracolosamente dalla vecchiaia, identificarsi con gli ultimi due decenni dell'Ottocento quando scopre la propria vocazione di narratore e scrive uno dopo l'altro, con prussiana determinazione, ben diciassette romanzi. Era stato farmacista, corrispondente estero, critico teatrale; rinasce ora come romanziere. Coetaneo di Flaubert e Dostoevskij, diventa famoso negli anni del naturalismo; è ancora in piena attività quando Thomas Mann, suo instancabile ammiratore, pubblica i primi racconti, e scompare nel 1898, anno in cui I Buddenbrook sono già in gestazione. La sua è una vecchiaia piena di fermenti, di idee e programmi, popolata da personaggi malinconici e dolenti, percorsa dai bagliori di un'epoca al tramonto. Maestro di realismo, Fontane non è un grande epico, ma un sommesso, ironico fabulatore di anime e destini che disvela con discrezione, col tocco leggero ma indelebile di un pacato ritrattista. Fosse ancora in vita, lo sentiremmo instancabilmente raccontare, magari nel salotto berlinese della sua fedele amica Mathilde von Rohr, intrecciando i fili di vite inquiete e di antiche memorie in un brusio sema fine che è la materia stessa dei suoi romanzi, lieve polifonia in cui si contemperano e fondono le voci di un'epoca. " r Che tale parlottiosfebndensiin forma romanzesca è un miracolo di stile e so¬ pressoché nulla succede, anche qui la vita sembra racchiusa negli amabili conversari della vedova Poggenpuhl e delle sue tre figliole, cui si affianca il figlio Leo, ufficiale scapestrato e spendaccione, sognatore impenitente, anello debole della catena familiare. Il marito, l'eroico maggiore Alfred, è caduto durante il conflitto francoprussiano del 70 lasciando questa famiglia di piccola nobiltà in gravi ristrettezo'ae economiche.i.u'ir/ir.0 . | .[ -la- vicenda? ,Nulla--di] , più esile ed inconsistente: ' vrana maestria cui assistiamo leggendo I Poggenpuhl, opera tarda del 1896 uscita ora presso Marietti nella felice traduzione di Maria Teresa Mandatari. Il libro non ha contenuto, avvertiva lo stesso autore: e siamo cosi già al centro' di questa splendida elegia del tramonto degli Junker. Come nel salotto del dramma ottocentesco, dove s'intrecciano chiacchiere e un breve incontro, una rimpatriata per il compleanno di mamma Poggenpuhl. Grazie al denaro del fratello Wendelin, anch'egli ufficiale e vero asceta degli imperativi categorici militari, Leo può far visita alla famiglia a Berlino, dove dalla Slesia giunge anche il vecchio zio Eberhard, simpatico generale a riposo. Una serata a teatro coi nipoti, un delicato, malinconico colloquio con la cognata: qui si palesano i caratteri, si dispiega la fittile voce del passato e la sua lenta, inesorabile agonia. Sopravvive nei ritratti degli avi appesi sopra il sofà, nel contegno pateticamente intransigente di una delle figlie, Therese, nell'adesione a codici e norme svuotati di ogni oggettività e concretezza. Critico della tradizione' prussiana e del militarismo, Fontane ne mostra il vuoto e l'inanità, non senza soffermarsi con accenti di dolente pietas accanto agli sconfitti. Il suo sguardo è tanto più penetrante in quanto mette a fuoco, con l'immagine del teatro e della finzione, i germi disgregatori del mondo moderno. La posta in gioco va dunque oltre il tramonto della vecchia Germania e del mondo degli Junker e tocca la sostanza stessa della vita futura. Essa è affidata alla voce del vecchio, buon Eberhard, travolto, come il suo mondo, dalla morte: «Tutto ha per cosi dire una doppia faccia — confessa alla cognata — e in fondo ognuno è un attore». Luigi Forte Theodor Fontane, «I Poggenpuhl», trad., introd. e note di Maria Teresa Mandatari, Marietti, 118 pagine', 15.000 lire.

Luoghi citati: Berlino, Germania, Slesia