La belva di Caproni è da cacciare non da uccidere

Poesia: «Ilcontedi Kevenhuller» Poesia: «Ilcontedi Kevenhuller» La belva di Caproni è da cacciare non da uccidere SUCCEDE che negli anni che seguono la piena maturità, certi poeti restringano i loro versi, recidendo ciò che è carnoso, corporale. Tino a mostrare l'osso della sua feroce — e non mal desolata — nudità. Trasformando — in questa trasformazione stilistica, a volte anche lessicale, mai riduttiva — la ferma sicurezza, la sentenza in domanda, in dubbio infinito. ■ Con la rara felicità — e ci vengono in mente l'ultimo e ultimissimo Betocchi, i recenti Caproni e Luzi — di una nuova forza, drammatica, insolente, di sfacciata paura o di irridente mestizia, e di tanti altri frammischiati sentire, ma sempre acuminata, perfino violenta. Giorgio Caproni, appunto: nel suo -Il conte di Kevenhuller., da poche settimane in vetrina. Una fiera forza, con quel burbero di ligure sulfureamente scontento: che trionfa nel punti interrogativi, nei punti esclamativi (a volte due o tre di seguito) a segnare uno scatto sonoro a quella impeccabile linea stilistica, alle rime (anche rimando la stessa parola, e con pungenti risultati!) dall'audace timbro martellante. E rafforza quel perentorio — virante sottilmente nell'ironia — che è di molta poesia di Giorgio Caproni. Il titolo del Ubro è la firma di un «Avviso» datato Milano 14 lugUo 1792 (che è riprodotto nel volume e che circolò anni fa in copia anastatica), il nobile firmatario incita alla caccia e all'uccisione — che sarà premiata in zecchini f.rsvfl}s'.J3«a feroce Bestia.(non identificata ma solo vista di sfuggita) che sbrana fanciulli. Per il poeta, diventa una favola cupa, terrore dell'anima, che si azzittisce raccontandosi, con una sorta di acre divertimento: -Quando il bosco s'abbuia / Quando appare la prima / faina /... E' l'ora... l L'ora della Bestia... i Prima i di nominarla, spara! i Spara prima che sparisca / nel suo Ha vìnto il «Campana» A «Il Conte di Kevenhuller» di Giorgio Caproni, sarà consegnato domani sera il premio Dino Campana a Marradi. La giuria del premio intitolato al poeta dei «Canti Orfici» è composta da Giorgio Saviane, Antonio Debenedetti, Claudio Marabini, Renzo Ricchi e Aldo Rossi. Tra i finalisti c'erano Dario Bellezza, Danilo Dolci, .^BarJJot^Sanguinetti, Carlo Villa. Racconti di Sgorlon vita stessa. «Adesca, ma è micidiale, i Le basta, per {invidia, un sasso, i Per quanto sia cauto il tuo passo, i rassegnati/ Ti riuscirà mortale. («La vita»). Ecco perché nella lotta c'è anche la bramosia di disperdere il pensiero del nulla. U caparbio combattere con e contro tutti l «se stesso» diversi da se stesso, con e contro le sue vite parallele, compiute e da compiere in altri nomi ed altri luoghi. «Tu miri contro uno specchio i sparerai a te stesso, amico•All'amico appostato» e ancora: -Il nome non è la persona, i II nome è la larva, i Di tutti i circostanti, i a malapena è salva i .— famelica — l'icona, i (Eroi e figurati.) ("Il nome»). Finché la .perpetua corsa» si calma: in una levlgatissima e conturbante •Parata» che fa pensare alle parate d'anime dei grandi dipinti di Paradisi e Inferni medievali: «5/tlano quasi piegati l in due... Nel bianco del suo volto vuoto / non mi vede-. E sulla fine di questa movimentata, bella raccolta, un mare cosi Insolito, cosi diverso dall'arioso amoroso mare che il poeta vedeva un tempo: quello che per il giovane Caproni profumava le donne e le osterie. Questo de «Il mare come materiale» porta i segni di una invenzione ardua che poi sfugge alla sua stessa costruzlo-. ne. Forse questo mare è dello stesso materiale sfuggente ed adescante di cui è fatta la Bestia. Rossana Ombres Giorgio Caproni, «II contè-'iitii Kevenhuller», ■ Garzanti, page. 182,;26.000 llre,L Giorgio Caproni nome. / Tira i — a zero! — nel vento irto che ara i l'erba nera... Sparall!.(« L'ora •)■ Non ci sorprende che si prenda in giro con tenera serietà, divertendosi in un gioco lessicale fantastico: •La bestia leone leoneggiante. i Gecheggiante. / ... La bestia / dragheggiante. l La bestiaamebeggiante... da «Lei». La bestia che ne «La piuvana» è «donneggiaste»: dunque intenta ad una amorosa lotta, che non si conclude né con una vittoria »ié con una sconfitta. La Bestia è dentro il mondo, dentro ognuno di noi: e il poeta la insegue — o la guarda inseguita — con passione furibonda ma anche con ironico azzardo, con guizzi di allegria al nerofumo che si placano nella persuasione che conviene si cacciarla con perseveranza, ma non ucciderla. „ Pgwjhé., f opae. è la terra dove viviamo o la INGHILTERRA, Anni Dieci e Venti. Judith vive praticamente sola (padre assente, madre distratta e egoista) in una bella villa di campagna. E' carina, colta, intelligente, ricca, ma non ha amici. Durante tutta l'infanzia frequenta soltanto gli abitanti di una villa limitrofa, un clan di fratelli brillanti e vivaci; quando costoro partono, langue e li sogna. Anni dopo i fratelli ricompaiono; tutti sono ormai più che adolescenti. Il più grande e affascinante muore in guerra, subito dopo avere sposato una coetanea, che viene ammessa nel clan con un figlioletto. Durante gli anni che passano Judith pur impegnata all'università, a Oxford, ha modo di riprendere e coltivare i contatti con i fratelli superstiti, e di innamorarsi, in modi diversi ma più o meno contemporaneamente, di tutti e tre. A questi amori molto _ cerebrali e lontani si contrappone a lungo la realtà quotidiana della vita al college, vita che viene illuminata dalla passione per un'altra ragazza, la estrosa, zingaresca Jennifer. Un giorno però Jennifer abbandona Judith per una donna più anziana e volgare. Judith ne soffre enormemente, e torna a rivolgersi ai fratelli. Quello che lei ama più profondamente, il lunatico, seducente Roddy, la corrisponde a singhiozzo; anche lui. BIONDO, bellissimo e con gli occhi azzurri, conquistatore di fanciulle e signore sposate, morto anzi tempo, Vincenzo Bellini è la preda ideale per un inventore di vite immaginarle. Figurarsi poi se chi scrive di lui è un viaggiatore nordico dell'Ottocènto e racconta di luoghi e fatti legati alla giovinezza del compositore, perché in questo caso ha a disposizione l'intera Sicilia, quella reale e quella letteraria, l'Etna, le città lastricate di pietra lavica nelle quali non c'è ancora la moda francese. «Risposte nella polv

Luoghi citati: Inghilterra, Marradi, Milano, Oxford, Sicilia