Frate Cardenal ministro

Frate Cardenal ministro Frate Cardenal ministro Sono passati quindici anni da che incontrai a Milano Ernesto Cardenal, l'ex monaco trappista, ora ministro per la Cultura nella giunta sandinista del Nicaragua col fratello Fernando, ministro dell'Educazione. Allora Ernesto Cardenal era ottimista sulla conclusione della propria esperienza nei governo del suo Paese. Sperava che il Papa avrebbe capito anche perché sino a quel momento il primate del Nicaragua, card. Miguel Obando Bravo, lo aveva accolto e aiutato. Emesto veniva dalla frappa del Getsemani, nel Kentucky, dove era stato monaco col celebre Thomas Merton, il primate che l'aveva sostenuto anche nell'esperienza della comunità campesina di Solentrnane. Era una comunità davvero rivoluzionaria, ma nel senso più evangelico. I campesA nos commentavano loro stessi attorno il Vangelo ed Ernesto collegava semplicemente le diverse riflessici >i. Cardenal, temperamento inquieto, uomo affascinante, poeta fra I più grandi dell'America Latina come Patrio Neruda e Rafael Alberti, era stato poco tempo prima a Cuba, ospite di Fide! Castro. Ne era nato anche un diarto. A Cuba, pubblicato dalla Cittadella di Assisi. Un diario simile, ma più sincero e libero di quello costituito oggi dall'intervista a fray Retto (il domenicano brasiliano già Imprigionato e torturato anni fa nel suo Paese), pubblicato dalle Eoizioni Paolina col titolo La mia fede: cioè il punto di vista di Castro sulla Cuba di oggi e la sua fede o ex fede cristiana Poi in Nicaragua era caduto Somo za, e la giunta sandinista aveva af¬ frontato enormi problemi tuttora aperti, soprattutto per le pressioni controrivoluzionane stipendiate dagli Stati Uniti e aggravate da comprensibile ma esasperato fanatismo di alcuni responsabili del governo del Nicaragua. Dopo l'appoggio nella lotta contro Somoza, la Chiesa ha preso sempre più le distanze dalla rivoluzione. E le cose si sono guastate al punto che un vescovo, Antonio Vega, radicalmente antisandinista, è stato tempo fa espulso dal Paese. Ma prima, durante la sosta di Giovanni Paolo II a Managua. Emesto Cardenal, in ginocchio davanti al Papa per essere da lui benedetto, ricevette una pubblica e vibrata sgridata invece della benedizione. Il trauma fu grave, non solo per II frate ma anche per tutti coloro che ne furono spettatori. .Mi devi obbedienza., gli grida il Papa, puntandogli contro l'indice. Ernesto, come suo fratello Fernando ha dichiarato già prima e più volte che ambedue — come anche Miguel d'Escoto, il terzo ministro frate nel governo sandinista — sono pronlj a rientrare nel chiostro appena finirà per il Paese l'emergenza sempre più problematica, resa tale per là sproporzione tra I fini della rivoluzione e gli ostacoli, anche armati, creati di continuo dai contras. Oggi però i fratelli Cardenal tornarci a sperare in una soluzione pacifica del conflitto col Vaticano. Infatti Roma dimostra un parziale ripensamento anche inviando di recente un nuovo nunzio apostolico, mons. Paolo Giglio, guadagnatosi stima a prestigio in difficili trattative con la Cina di Formosa e quella Popolare. Ieri l'altro proprio il nuovo nunzio ha avuto un incontro di chiarificazione con i rappresentanti del governo; sarà davvero questa nuova diplomazia a sciogliere uno dei nodi più sgradevoli e dolorosi della situazione del Nicaragua? Ma se soluzione definitiva ci fosse, davvero i religiosi ministn ritorneranno spontaneamente in convento? Nazareno Fabbretti