Il professore è in fuga La sua autorità vacilla? di Alberto Gaino

Da una ricerca emerge disagio fra i docenti Da una ricerca emerge disagio fra i docenti Il professore è in fuga La sua autorità vacilla? L'indagine condotta dpagati e in crisi d'ide «Il disagio è comune alla stragrande maggioranza e ha più cause, dal mancato riconoscimento economico per la categoria alla consapevolezza che il nostro ruolo è stato, viene ogni giorno messo in discussione dagli allievi. ■ Non con la contestazione tradizionale. Con l'indifferenza o la passività, piuttosto. Molti studenti giudicano questa scuola inutile ai fini della ricerca di un lavoro adeguato ed estranea alla loro cultura sempre più orale, estesa alle immagini e alla musica, ad interessi che si proiettano nell'informatica e in altre discipline sconosciute alla maggioranza degli indirizzi scolastici. Noi professori dobbiamo fare i conti con loro dall'ultimo - anacronistico bastione della nostra autorità dissolta e molti di noi si sentono in fuga già quando stanno per varcare la soglia della classe». La •provocazione» è di Adriano Ballone, 17 anni di insegnamento sulle spalle, prima come maestro elementare (viene da Vigevano ed è stato allievo di Mastronardi) poi come professore alle medie, inferiori e superiori. Il suo attuale incarico è di docente di lettere presso l'Istituto tecnico industriale Peano di corso Venezia. Collabora anche con il Centro interdipartimentale per la ricerca, didattica e aggiornamento dell'Università di Torino, per conto del quale sta svolgendo un'indagine sui criteri di valutazione applicati dagli insegnanti, con ampi risvolti sulla condizione stessa del professore e sul suo crescente disagio rispetto al proprio ruolo. I primi risultati del suo lavoro lo portano a queste prime conclusioni. «Non scopro niente di nuovo nel sostenere che esistono fra noi insegnanti grandi differenze sull'interpretazione del nostro malessere. Io ho provato a classificarle e a classificarci. In base al mio lavoro, ci dividiamo.in almeno quattro grandi categorie: gli agnostici e i tradizionali¬ a un insegnante del Pentità» - Il doppio lavor sti, che sono decisamente la maggioranza; quelli che coltivano ancora delle illusioni e i disincantati, una pattuglia di ironici e infelici, perché sono proprio questi ultimi a soffrire di più per la convinzione di dover insegnare programmi spesso obsoleti in una scuola che chiede solo risposte e che non cerca mai di suscitare domande, senza spazi, per di più, che consentano di cercare uno scontro-confronto fra generazioni. La conseguenza è che i ragazzi ti sentono vecchio, anche se ti presenti in classe vestito come loro, con jeans e scarpe da tennis, malgrado tutta la buona v.-tonta di capirli, ma privo di strumenti per riuscirvi con giovani che ricevono, fuori della scuola, molte più informazioni di quante ne avessimo noi 30 anni fa». Dalla ricerca emerge che le difficoltà si sovrappongono: a quelle strutturali della scuola si aggiungono i limiti di una parte della categorìa, quella in fuga secondo Ballo- Tortora e Negri a Torino Enzo Tortora sarà a Torino mercoledì sera per prender parte. Insieme con il segretario del partito radicale Giovanni Negri e ccn Olivier Dupuis, a un comizio-dibattito che si terrà alle 21 nella Sala Seat di via Bertola 34. con la partecipazione dei consiglieri regionale e provinciale della Lista verde civica, Angelo Pezzana e Nicoletta Levi. Tema principale dell'incontro sarà il ruolo futuro del partito. • Sono aperte le iscrizioni ai corsi autunnali del «Centro Pannunzio», vertenti su storia dell'arte e psicologia. I programmi sono disponibili presso la sede.del Centro, In via Mercanti 1. eano - «Siamo mal ro un'alternativa? ne, perché legge poco e scrive ancor meno, incapace di affrontare il nuovo. Ci sono però problemi oggettivi. Oggi, un insegnante nelle mie condizioni può contare su di una retribuzione mensile che supera di 24 mila lire il tetto del milione. Un'ora di straordinario vale 6 mila lire lorde, il pagamento di due ex festività 13.500 lire. Abbiamo tutti un bel po' di ragioni per sentirci scontenti. Solo che per una parte consistente di noi tutto il resto quasi non conta: ecco gli agnostici, anziani demotivati come giovani che, sema alternative, hanno cercato nell'insegnamento solo uno stipendio». Il secondo gruppo, per il ricercatore, è composto da quei trentacinque-quarantenni «che non riescono più a capire chi sono e cosa cercano i ragazzi che hanno di fronte, ma che non si arrendono, convinti che i ragazzi debbano comunque imparare. Sono quelli che alla domanda sulle maggiori difficoltà per i docenti indicano, in risposta, la mancanza di conoscenze di ps-icologia e pedagogia. E sono ancora quelli che si presentano in classe coltivando in eterno il conflitto fra la consapevolezza dell'inadeguatezza dei programmi e il ruolo che impone loro di insegnarli ugualmente, malgrado la loro non rispondenza fra gli studenti». All'opposto stazionano i «tradizionalisti» che credono nella funzione, per la scuola, di trasmissione del sapere; che, quindi, seguono i programmi e bocciano chi non sa. Per quest'area piuttosto numerosa, sostiene il prof. Ballone, le difficoltà del nostro sistema formativo dipendono prevalentemente dal livellamento verso il basso della preparazione degli studenti provenienti dalle scuole inferiori, elementari o medie. Infine un interrogativo, per un'altra ricerca: «Quanti di noi hanno ormai ripiegatogli dt uh doppio lavoro?: Alberto Gaino

Luoghi citati: Torino, Vigevano