«So che esiste l'aldilà Lo ha detto mio figlio»

Una vicenda di «nera» spunto per un best-seller Una vicenda di «nera» spunto per un best-seller «Se che esiste l'aldilà Lo ha detto mio figlio » Lo sostiene l'avvocato Lino Sardos Albertìni, padre di un giovane triestino scomparso a Torino cinque anni fa - Per trovarne il cadavere era intervenuta una medium - Dragato invano il Po TRIESTE — -Esiste l'aldilà. Io lo credo ed è il titolo che ho voluto dare al mio libro. Me lo ha detto mio figlio scomparso nel 1981. Mi ha rivelato di essere stato ucciso, mi ha indicato il punto del Po a Torino dov'è stato gettato il suo cadavere e dove ci sono ancora i suoi resti. Mi ha spinto lui a scrivere questo libro, per testimoniare a tutti l'esistenza dell'aldilà-. La voce che arriva da Trieste, per telefono, è pacata e serena, venata solo dall'inflessione dialettale. Lino Sardos Albertini, avvocato cassazionista, ex presidente dell'Azione Cattolica della città friulana, responsabile di varie associazioni culturali, racconta la sua «storia», il giallo della morte di suo figlio An- drea, 25 anni, «ucciso, a Torino nel giugno del 1981. Un mistero raccontato in un libro di 192 pagine, stampato dall'editore Reverdito di Trento e distribuito dalla Rizzoli. La prima edizione è dell'ottobre 1985, l'ultima ed ottava è del marzo scorso: almeno 25 mila copie andate a ruba, con le richieste che continuano ad arrivare al distributore. L'avvocato Sardos Albertini ha rinunciato a tutti i diritti d'autore, a favore di una fondazione di studi sui fenomeni paranormali. Un «successo» editoriale legato a quel titolo — -Esiste l'aldilà- — e alla vicenda incredibile e commovente che racconta. Dall'uscita del libro, ogni giorno lo studio del legale triestino è tempestato di telefonate, ogni giorno il postino recapita almeno 50 lettere. -E io mi vergogno di non poter rispondere a tutti. Ma è impossibile. Mi ringraziano, mi dicono di avere ritrovato la fede e la speranza, mi parlano di Andrea-. Andrea era il figlio dell'avvocato Sardos Albertini. Studente universitario, un solo esame alla laurea in giurisprudenza, titolare a Trieste nella «serie A» di pallavolo, «un ragazzo modello-. Dal giugno 1981. suo malgrado, è il protagonista di una vicenda «nera», di un «giallo» tragico riassunto nel libro del padre e consumatosi fra Trieste e Torino. Dall'aldilà, racconta il padre, avrebbe fatto sapere che il suo cadavere è a Torino, nel Po, gettato dal suo assassino fra il ponte Isabella e il ristorante San Giorgio del Valentino. Un fascicolo della procura della Repubblica torinese, aperto dal procuratore aggiunto Marzachi, raccoglie le indagini su quel «delitto». Andrea scompare il 9 giugno '81. n giovane sta studiando per l'ultimo esame, ma decide una vacanza. Parte per un viaggio di cinque giorni. « Non disse dove anda- spiti delle città va — ricorda l'avvocato Sardos Albertini —. Educato in piena autonomia come gli altri suoi cinque fratelli, non aveva l'obbligo di riferirmi quello che faceva-. Le sue ultime tracce conducono a Torino, dove la notte tra il 9 e il 10 giugno dorme all'Hotel Astoria, poi il nulla. Sardos Albertini non smette di cercarlo, ma si convince della morte di Andrea — -altrimenti non ci avrebbe lasciato senza notizie- — ne fa pubblicare la foto sui quotidiani torinesi, ma non ottiene risposte. Qualcuno, intanto, gli ha suggerito di rivolgersi ad un sensitivo, ma il legale è riluttante: «.Ero prevenuto verso i fenomeni paranormali; come credente ero convinto che si trattasse di pratiche condannate dalla Chiesa-. Un giorno, però, una cliente gli segnala la «signora Anita», com'è chiamata nel libro. E' il febbraio '83, due anni dopo la scomparsa di Andrea. Anita sarà la medium che metterà in contatto padre e figlio. -Credevo che Andrea fosse morto e invece l'ho ritrovato "vivo", felice per l'eternità-. Anita riceve delle domande dall'avvocato e Andrea risponde attraverso di lei: la mano della donna scrive i messaggi del giovane su un taccuino, con un pennarello che si muove da solo. Ecco il riassunto della morte di Andrea raccontata da quei foglietti: «Sono venuto a Torino per comprare un'auto usata. Avevo con me tre milioni. Un ragazzo di Trieste, incontrato vicino alla stazione di Porta Nuova, mi mise in contatto con un certo Baffo. E' il 10 giugno, alle 23 abbiamo appuntamento in un garage. Qui mi hanno ucciso, per prendermi i soldi, poi mi hanno gettato in Po, dopo avermi zavorrato-. E' la rivelazione, ma Sardos Albertini è ancora incredulo. Fa controlli, chiede altre «notizie» ad Andrea. Da quel momento, i viaggi a Torino sono più frequènti. Un amico dell'avvocato scatta delle foto ai raggi infrarossi del tratto di fiume indicato dalla medium come la «sepoltura» del giovane. Rivelano la presenza di un corpo, ma gli esperti di medicina legale negano: E' impossibile, non ha bas: scientifiche-. Puntuale arriva la risposta che la medium riferisce come di Andrea: • Hanno ragione loro, ma io ho fatto in modo che avvenisse per convincervi-. Un'ansa del Po è prosciugata parzialmente, si scava con una gru. i vigili del fuoco recuperano una calza e un pezzo di pantaloni della misura di quelli di Andrea. Del corpo, però, nessuna traccia: •Fu Andrea ad avvertirci di smettere — racconta adesso l'avvocato Sardos Albertini —. forse avevamo sbagliato ad usare la gru, distruggendo il cadavere. "Considera questa come la mia tomba", mi disse mio figlio-. n dialogo con l'aldilà, però, non s'interrompe. Andrea chiede ancora qualcosa: -Alutatemi a portare avanti la mia missione, annunciare che l'aldilà esiste, perché tutti abbiano la pace-. E' la nascita del libro, di un lungo colloquio con Andrea, interrottosi solo nel novembre '85, quando la sua «missione», con la stampa di •Fsiste l'aldilà-, si è conclusa. Poi, interviste in tv, contatti con Paola Giovetti, esperta di fenomeni paranormali, un incontro con il figlio del sensitivo Croiset. A Torino, Sardos Albertini è tornato ancora, per parlare al magistrato che segue le indagini, ma ci tiene a precisare: -Non posso dir nulla di quanto è coperto dal segreto istruttorio. Non ho mai riportato sul piano giudiziario elementi acquisiti sul piano paranormale-. Ma Andrea non le ha mai detto nulla dei suoi assassini? -Solo di averli perdonati-. Lei spera che siano scoperti? «Non spero nulla, anch'io li ho perdonati e non mi costituirò parte civile contro di loro. Vorrei, anzi, che chi ha ucciso fosse già morto e che non ci fosse processo. Mi basterebbe solo un testimone per confermare che in quel punto del Po c'è il corpo di mio figlio. Sarebbe il coronamento di quella frase del titolo "Esiste l'aldilà". Ma non desidero altro-. E l'indagine deUa magistratura? -Non voglio dire nulla. C'è il segreto. So, però, che non è stata archiviata e che conferma alcuni dei fatti riferiti nel volume, anche se io non ho mai chiesto ai giudici di considerarli. Adesso, aspettiamo...: Ettore Boffano