Polonia: amnistia e «stretta di freni»

Ingiustificati tanti ottimismi Ingiustificati tanti ottimismi Polonia: amnistia e astretta di freni» Walesa: «Senza libertà, le prigioni si riempiranno di nuovo tra poco tempo» DANZICA — Un vertice informale della disciolta' organiszazione sindacale polacca -Solidarnosc- si è svolto ieri mattina a Danzica al termine di una messa di ringraziamento nella chiesa di Santa Brigida in seguito all'amnistia per tutti i detenuti politici. Mancava Bujak; ma erano presenti, per la prima volta tutti insieme dopo la legge marziale (dicembre 1981), Lech Walesa, Andrzej Cwiazda e numerosi leader della opposizione clandestina recentemente rilasciati. Certo non deve essere stato facile per il governo polacco liberare dopo solo quattro mesi di prigione un leader prestigioso della clandestinità come Zbigniew Bujak, per ben quattro anni sfuggito alle ricerche della polizia politica. L'amnistia (anzi, per essere esatti, la -legge di procedura speciale nei confronti di persone accusate di alcuni crimini-, datata 17 luglio '86), che ha rimesso in libertà 225 prigionieri politici, era stata prevista inizialmente per i responsabili di reati comuni leggeri e di «crimini politici» non legati all'attività di organizzazioni illegali (come «Solidarnosc», bandita per sempre con un decreto votato dal Sejm nell'ottobre '82).. La legge, perciò, non prevedeva la scarcerazione di personalità, come quelle che sono uscite dal carcere net giorni scorsi: come Bujak o Wladlslaw Frasynjuk, capo di Solidarnosc a Wroclaw, sottoposto dall'ottobre scorso a un durissimo regime carcerario. Questo - gesto di clemenza» in parte stupisce, in quanto viene dopo un congresso del Poup come quello svoltosi lo scorso giugno, 'quando 11 generale Jaruzelski sembrava voler avviare il suo Paese verso il duro e definitivo ristabilimento dell'ordine comunista, vale a dire la «normalizzazione», con gli oppositori principali In galera. La misura di «clemenza» ha suscitato commenti favorevoli (se non entusiasti) in Occidente. Senza pregiudizi, vediamone i caratteri principali. Innanzi tutto la liberazione degli oppositori era stata più volte richiesta dalla Chiesa polacca e dagli stessi governi occidentali. In questo senso essa rispondeva ad esigenze di ordine internazionale cui Varsavia non poteva restare Indifferente. Il governo polacco è tuttora gravato, infatti, da un debito colossale con l'Occidente (30 miliardi di dollari circa) e dalla necessità di godere trattamenti speciali per il suo rimborso, per le spese del servizio su di esso e per nuovi crediti. Perciò ha bisogno di un'immagine di «liberalità» incompatibile con la detenzione, spesso brutale, di personalità dell'opposizione cosi popolari. Sul piano della politica interna, la liberazione concessa al fior flore dell'opposizione deve essere vista in un contesto assai complesso. E' notevole il fatto che. dopo la violenta repressione del dicembre '81, si sono alternate con singolare e costante frequenza misure d'amnistia e più o meno ampie forme di repressione. Il che, nel mondo comunista che mai ha conosciuto amnistie per i •politici», è un fatto singolare e unico. Sotto questo aspetto c'è stata una politica elastica da parte del potere rnilitarcomunista, che di volta in volta misurava sia la riduzionev d'influenza dell'opposizione sulla società, sia .•possibilità del regime . imporre al Paese una normalizzazione totale. Nella Polonia dei secondi Anni 80, in cerca di un'identità e di profonde riforme economiche, si fronteggiano due forze — il Potere e l'opposizione — che sono, nei rispettivi confronti, due «debolezze»: nessuna è cioè capace di vincere o condizionare l'altra in modo totale, definitivo. Da una situazione del genere nascerebbe, a rigor di logica, la necessità di riprendere un dialogo o di lasciar sviluppare una dialettica tra potere e opposizione, in modo che la società polacca possa riprendere fiducia in se stessa. Ma questo non è possibile: lo esclude, innanzi tutto, la natura del regime e delle sue alleanze internazionali, che non tollera pluralismo politico e sociale. E allora, com'è puntualmente successo negli anni passati, la «clemenza del potere» sarà solo di breve durata e apparirà tutto il suo strumentalismo. In questo senso vanno le di' chiarazioni con cui i principali oppositori hanno commentato la liberazione di tutti i politici. Bujak ha detto che «la misura di clemenza non servirà a niente, se le autorità non accetteranno forme aperte d'opposizione-. Lech Walesa ha affermato, dal canto suo, che pur nella gioia per l'avvenuta liberazione di tanti compagni, non si deve di' menticare che -se non si permette l'esistenza di una società pluralistica, le prigioni si riempiranno di nuovo e tra poco tempo-. D'altronde, mentre 11 mi nistro degli Interni generale Kiszczak annunciava la liberazione degli oppositori, la polizia politica (Sb) faceva scattare in tutto il Paese un'operazione detta di •rivelazione-. Più di ! mila cittadini venivano in formati che sul loro conto esistevano dei dossier pronti ad essere presentati al giudice istruttore, se essi non si fossero, d'ora in avanti, astenuti da ogni attività di opposizione (o di sostegno ad essa). Al tempo stesso, si precisava che 1 prigionieri liberati avrebbero dovuto rinunciare i qualsiasi attività -contrarla al socialismo-. Altro che partecipazione al costituendo «Comitato consultivo» che dovrebbe affiancare la Presidenza della Repubblica (o Consiglio di Stato)! Ora, se a tutto questo si aggiunge il peggioramento delle relazioni tra Stato Chiesa la situazione polacca non dovrebbe dare adito a valutazioni improntate ad un ottimismo a dir poco convenzionale. Fiero Sinatti

Luoghi citati: Danzica, Polonia, Varsavia