Padri e figli degli Anni Ottanta

SPETTACOLI SPETTACOLI Mostra del cinema a Venezia: «Romance» di Mazzucco, «La puritaine» di Doillon e «Kinema no Tenchi» di Yamada Padri e figli degli Anni Ottanta Babbo Walter Sabine A/emu. Michel Piccoluna giornata al lavoro, lo raggiunge (qualcuno lo avrà avvertito) e gli chiede spiegazioni: -Perché l'hai fatto? Cosa vuoi?-. Walter Chiari che è una vecchia volpe e sa il plano del regista, dice: • Dammi tempo-. Cosi un padre che si sente vecchio, con paura di morire, e un figlio trentenne con voglia di vivere e dilemmi esistenziali, il grande freddo e il grande caldo, passano un film a confidarsi. Ognuno riserba all'altro qualche inevitabile colpo basso: la visita all'ospizio dove la madre svanita di Luca e moglie da tempo abbandonata di Walter giace come un oggetto: l'incontro coi vecchi amici romagnoli di Walter, tra i quali, ahi, il bagnino che conobbe il duce. Ma il film si alza di livello e di qualità, come ci si aspettava. j Chiari ritrova il figliolo Luca Barbar i e Sandrine Bonnaire, interpreti di «I.a puritaine» in concorso quando appaiono genuinamente le donne, le desiderate e le perdute. Bello l'interno familiare di Luca, i suoi giochi con le figlie, i colloqui con la moglie come rubati al registratore: eccellente l'incontro e rapida avventura di Luca con una ragazza tedesca sul Lago Maggiore, la curiosità frettolosa, gli addii assonnati. Mica male anche la ninfetta che Walter non ha avuto il coraggio di amare, anche se un po' obbligata come miraggio di vitalità. Tra bugie, donne e ritrosie, padre e figlio si trovano uguali: non occorre neanche fare gli addii, scoprire la, ragione immediata della fuga, tocca a tutti i padri, prima o poi. andarsene. Walter Chiari costretto alla recitazione prosciugata, gij gioneggia lo stesso, sotto tono, amabilmente o perdutamente giocando alla senilità; Barbareschi sembra ormai il più maturo tra i nostri giovani attori, è già sulla via più difficile, si allena al metodo Brandauer: recitar cogli occhi. Per celebrare i cinquantanni della sua Casa di produzione, la Shochiku. una delle majors giapponesi, il regista Yorij Yamada ha raccontato gli Anni Trenta del cinema nel suo paese e negli studi Kamata. precursori degli attuali, reinventando quel gruppo di sceneggiatori, dive e registi tra i quali lavorò anche Ozu. «Kinema no Tenchi-, La terra del cinema, è un filinone abbastanza straordinario che sembra ricalcato sullo stile hollywoodiano Anni Cinquanta, un ..£' nata una stella- con iro¬ areschi mentre Mic nica cornice di costume e tutti i luoghi drammatici collocati al punto giusto. L'aria è assolutamente occidentale anche nella rievocazione del décor e delle musiche, manifesti di Jean Gabin, dischi della «Paloma». C'è la ragazza Koharu. che vende dolciumi al cinema, è di famiglia povera, figlia di un ex attore di teatro, amata nel suo quartiere. Un regista la nota e le affida una porticina, il padre le dà goffe lezioni di recitazione. Riuscirà a sostituire la grande diva suicidatasi per amore? SI, perché prima di affrontare la scena culminante del film che la lancerà, sarà scossa da un'emozione vera, apprenderà che il padre amato non è il suo vero padre e che la madre per lei rinunciò alla carriera di diva. La scena riesce, è nata una stella, il pubblico si scioglie in lacrime; ma, nascosto tra la folla di platea, il padre amato e malato muore di gioia. Santo cielo, manierismo perfetto, adesso i giapponesi sanno far meglio di noi anche i film della nostalgia. Terzo in concorso. Jacques Doillon dimostra coerenza con «La puritaine-. La puritana. In un teatro, luogo chiuso dell'anima, un padre regista. Michel Piccoli, deve riconciliarsi con sua figlia. Sandrine Bonnaire. trovando un'uscita di sicurezza agli inganni del passato. Tra un padre che recita i sentimenti e una figlia che ha bisogno di verità, il teatro ha molte trappole. Pensate che Piccoli ha convocato le sue allieve attrici per scomporre in pez¬ hel Piccoli tenta zi il ritratto della figlia: chi recita l'orecchio, chi la voce, chi la mano. Lo stile di Doillon si è asciugato, ma è 11 suo cinema di parola e letteratura che ci riesce insopportabile. Stefano Reggiani OGGI SALA VOLPI, ore 9: Anni Luce (La Repubblica di Salò: l'ultima spiaggia), di Gian Vittorio Baldi (Italia). SALA VOLPI. ore 10.30: «Retrospettiva Rocha» : A idade da terra (1980). SALA GRANDE, ore 12: Kan (Sangue) di Scrii Goren (Turchia). SALA VOLPI, ore 15: Death pf the heart (La morte nel cuore) di Peter Hammond (Gran Bretagna). SALA GRANDE, ore 16: La pellicula del rey (Il film del re) di Carlos Sorin (Argentina, in concorso). SALA VOLPI. ore 17.30: Il sapore del grano, di Gianni Da Campo (Italia). SALA GRANDE, ore 18.45: On Valentine's day (Accadde a San Valentino), di Ken Harrison (Usa. in concorso). ARENA, ore 20.30: Werther di Pilar Mirò (Spagna, in concorso) e On Valentine's day. SALA GRANDE, ore 21.45: Werther. SALA GRANDE, ore 0.10: Jubiabà di Nelson Pereira dos Santos (Brasile). una difficile riconciliazione con Sandrine Bonnaire E' la protagonista di «Aliens» di Jim Cameron

Luoghi citati: Argentina, Brasile, Gran Bretagna, Italia, Salò, Spagna, Turchia, Usa, Venezia