L'ultimo mondiale di Moser
Sabato a Colorado Springs il trentino si prepara a chiudere la carriera Sabato a Colorado Springs il trentino si prepara a chiudere la carriera L'ultimo mondiale di Moser . «rea»'.*:' Francesco Moser in maglia azzurra: sarà danno tanti addii come i pedalatori, mu almeno hanno la scusa di non essere loro a decidere in prima persona: e siamo scettici sull'addio di Hinault il 9 novembre, a meno che il francese, il quale ha appena trentadue anni, diventi campione del mondo sabato e intuisca le possibilità di monetizzatone della maglia rimanendo negli Usa, a fare il Killy, lo sciatore francese delle tre medaglie d'oro a Grenoble 1968, il pagatissimo dimostratore dello sci alpino negli States sino a questi tempi). A parte il fatto che, anche se quello di sabato non sarà per Moser l'ultimo Mundial. dovrebbe esserlo, proprio perché occasione migliore, con l'appuntamento sulla pista dei record dell'ora subito dopo, non c'è, a noi pare davvero che il corridore sia vicino a maturare la decisione di farsi da parte in maniera sostanziale, non soltanto formale come quando fa il Gran Vecchio, che si defila soltanto per poter -colpire- meglio. Si pè debo ddistconbe ala fidemIl sciamesmen(ed psicmenconsdellconun e deca, unaun drae a Si pensi che Moser, in questo 1986, si è definitivamente liberato dall'incubo di Saronni, il quale non gli dà più disturbo, e al massimo gli serve per condire certe dichiarazioni. Potrebbe accadergli come a Coppi, al quale la fine della carriera di Bartali portò demotivazioni profonde. Il vero problema di Moser, nel lasciare le grandi scene, le grandi promesse, i grossi impegni, gli appuntamenti ai-quali-non-si-può-mancare (ed ai quali si manca quasi sempre) è psicologico: la paura che la gente dimentichi. Non è una paura assurda, considerando come è fatto l'italiota dello sport. E' una paura eccessiva, conoscendo l'italiano del ciclismo, un innamorato cioè della bicicletta, e delle sue proposte di fatica, di epica, più che del pedalatore. Chi ama una squadra di calcio, o addirittura un singolo giocatore di quella squadra, soventissimo non ama il calcio: e accetterebbe di vederlo ridotto a sport da niente, però con la sua squadra trionfatrice. il suo uomo sugli altari. Chi ama il ciclismo, invece, mai cambierebbe i trionfi di un singolo con la decadenza del tutto. E dunque Moser può sin d'ora contare su una base di gente che ad esempio continuerà ad amarlo se anche lui seguirà le corse su un'auto, anziché pedalando dietro a gente infinitamente meno celebre di lui. Basta stare in vettura con Bartali, con Gimondi. per capire come la gente ama in questi personaggi il ciclismo, più che gli ex campioni. E Moser potrebbe ricevere, subito, gli applausi di un Bartali, di un Gimondi. In ogni caso, quale che sia l'esito della corsa di sabato e quali che siano le decisioni di Moser, il senso della -chiusura» esiste, per il vecchio grande campione. E proprio per questo noi pensiamo che il Moser die prenderà il via sabato a Colorado Springs non debba essere caricato di nessuna attesa -violenta», eccessiva e dunque cattiva. E che in caso di sconfitta (vince uno solo, il secondo posto al Mundial vale meno dell'ultimo) non debba essere assolutamente criticato. Moser può permettersi di tutto: ancìie se questo non significa che non debba scegliere, magari consigliato bene, la via del riposo. Noi abbiamo la paura, il terrore del campione che -si trascina». E speriamo che l'abbia anche lui. Pensiamo che un articolo come questo sia davvero l'omaggio massimo, sofferto e intenso, al di là di quello facile dettato, imposto dalla vittoria. Pensiamo che il Mundial di sabato sia in qualche modo intitolabile a priori a Moser. Con la paura, per il ciclismo italiano e anzi per il ciclismo tutto, e la prospettiva, a suo modo suggestiva, per lui, che davvero, senza Moser, i prossimi campionati del mondo siano spaventosamente più piccoli. . «rea»'.*:' yf '^.'- ,.
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