Un bel «Regalo» un «Raggio» di speranza

UNA SCHIARITA NELLA PROGRAMMAZIONE DEI FILM IN CONCORSO ALLA MOSTRA DI VENEZIA UNA SCHIARITA NELLA PROGRAMMAZIONE DEI FILM IN CONCORSO ALLA MOSTRA DI VENEZIA Un bel «Regalo», un «Raggio» di speranza Avati ha portat sola o ospite di amici, a CherDourg, a Biarritz, in montagna, avendo architettato per lei una trappola strenuamente romantica e banale, alla caccia del raggio verde. Delphine ha sentito alcuni villeggianti parlare di Jules Verne e del romanzo «Il raggio verde»: quando il sole s'inabissa al tramonto nel mare è possibile, per effetto della rifrazione, vedere un lampo di luce verde; gli inquieti che hanno questo privilegio sanno leggere meglio in se stessi e nei propri sentimenti. Delphine. che salva nelle grandi speranze una fervida mediocrità, romperà il cerchio del suo isolamento amoroso solo Il cast di «Regalo di Natale»: H o il suo clan di am In vista del fatidico raggio: agli sgoccioli delle vacanze rimorchia un giovane stupito in riva al mare, un'attesa, un piccolo pianto, un abbraccio pieno di promesse. Nessuno come Rohmer sa sbucciare cosi delicatamente la realtà dell'anima, nessuno sa usare con tanta semplicità la sospensione incorrotta delle immagini quotidiane (basta vedere ' la solitudine di Delphine tra i bagnanti di Biarritz, un saggio in due inquadrature). Avati ha portato il suo clan alla sfida della maturità, quando i ricordi diventano avversioni e i compagni un tempo ammirati, cialtroni. aber, Delle Piane, Cavino, il regi iconi alla sfida del Non c'è più il paradiso della memoria, l'avatismo che pure ci piaceva (e ancora ci piace) è diventato un rancore ora patetico ora minaccioso ora calcolato. Ecco Gianni Cavina, il pasticcione generoso, trasformato in una carogna alla giornata, ecco Delle Piane, il brutto innocente, diventato un lestofante del tappeto verde, ecco il nuovo acquisto di famiglia, Abatantuono riciclato in un mezza età con molto livore e molti debill. Si capisce che anche chi è rimasto ingenuo, Alessandro Haber, porta i vecchi tempi come un'eredità rancida e abbastanza ridicola. Tutti, compreso l'istruttore sta Avari e Diego Abatantuono la maturità, Rohm di palestra George Eastman, si ritrovano la notte di Natale davanti al tavolo del poker per una partita che dovrà regolare molti conti economici e psicologici. Abatantuono è stato chiamato dai vecchi amici di Bologna a una rimpatriata per mettere al servizio del gruppo il suo talento di giocatore di poker: c'è un pollo da spennare, l'industrialotto Delle Piane capace di perdere 150 milioni a botta. Ma slamo sicuri? Non è che qualcuno pensa che il pollo da spennare sia proprio Abatantuono, reo di aver fatto apparentemente fortuna a Milano? Non è che ci siano vendette Oggi in programma SALA VOLPI, ore 10,30, «Retrospettiva Rocha»: Terra em transe (1967). SALA GRANDE, ora 12. Una domenica ti di Cesare Bastelli con Nik Novecento (Italia). SALA VOLPI, ore 15: Il cugino americano di Giacomo Battiato - i ' pane - (Italia). SALA GRANDE, ore 16: Sembra morto... ma è solo svenuto di Felice Farina con Marina Confatone e Sergio Castellino (Italia). SALA VOLPI, ore 17,30: Kekarmenol (Teste rapate) di Dimitri Makris (Grecia). SALA GRANDE, ore 18,45: Fathertand (Patria) di Ken Loach (Gran Bretagna, in concorso). ARENA, ore 20,30: Cuzaja, belala I rjaboj (Il colombo selvatico) di Serghej Soloviev (Urss, in concorso) e Fathertand. SALA GRANDE, ore 21,45: Cuzaja, belaja i r|abo|. SALA GRANDE, ore 23.45: Nanou di Conny Tompleman (Gran Bretagna - Francia). er offre un altro delicato ritratto della serie «Commedie e proverbi» in sospeso? Che ogni rimpatriata sia solo un'esecuzione capitale dei ricordi? Il rovesciamento di senso della lunga partita notturna sobriamente contesta di flash back (una questione di donne, amate e rubate tra Abatantuono e Cavina), è magari brusco, troppo cinico per essere vero, subdolamente premeditato, uno sberleffo dell'Avati prima maniera, ma la padronanza del racconto è molto salda, gli attori del clan, vecchi e nuovi, portati a un'anirnirevole professionalità. Delle Piane, Cavina sono nel clan Avati gli immutabili mutevoli, com'erano i caratteristi del vecchio cinema americano. Anche Abatantuono, nella sua nuova versione, ha un grado di carogneria, indifesa e spontanea, che si rispetta, un avvilimento risentito che fa bene sperare per la sua carriera. Un bianco e nero muto-sonoro alla Settimana della critica, il giapponese • Yume Miruyoni Nemuritai*, Dormire come sognare, di Kaizo Hayashi. Affettuosa parodia del muto giapponese e di certi curiosi costumi cinematografici: il narratore che illustrava dalla platea 11 film, il divieto Iniziale di usare attrici per le parti femminili. S'immagina che una vecchia diva del muto provochi un giallo, complice il suo vecchio regista, per dare un finale a un suo film che la polizia interruppe. Tutto i;on abbondanti didascalie, inseguimenti e pugni per ridere. La trovata cinefila è molto spiritosa, la realizzazione smorzata, debole; ma non era facile. (Hayashi ha trent'anni ed è un debuttante).