Mezzogiorno di fretta

Mezzogiorno di fretta Un esercito di 200 mila torinesi pranza ogni giorno fuori casa Mezzogiorno di fretta Il tramezzino al bar o l'hamburger al fast food sono in piena ascesa; circa 60 mila persone preferiscono questa soluzione: costa pochi minuti e una cifra modesta - Le pizzerie servono 7 mila clienti - Le difficoltà di un pranzo completo in meno di un'ora Appetito? A Torino potete calmarlo in 2400 punti diversi: circa 1800 bar-paninerie, 300 ristoranti tradizionali. 250 pizzerie, 15 fast food e 12 self-service. Tanti sono gli esercizi pubblici dotati di licenza «A», quella che consente di vendere dal panino al filetto al pepe verde. Servono sino a 70 mila clienti nella fascia meridiana. Altri 130 mila consumano il loro pasto nelle «mense* aziendali. Nel complesso sono 200.000 i torinesi che •mangiano fuori» a mezzogiorno, in una pausa del lavoro. Tutti hanno un imperativo categorico: fare in fretta. Il tempo che nelle aziende negli uffici viene lasciato al pasto di mezzogiorno varia, comunque oscilla fra una e due ore. Una posizione di favore ha soltanto chi lavora nei negozi, che può godere sino a tre ore di pausa, ma in questo caso, spesso, si preferisce tornare a casa per un pranzo in famiglia. Come affrontare il problema del pasto? Circa 60 mila (fra coloro che non possono usufruire di una mensa aziendale) opta per 11 panino: da consumare al bar (11 tramezzino, in crisi un paio d'anni fa, è di nuovo in pieno boom) o al fast food (dove tengono banco soprattutto hamburger e hot dog). Chi sceglie questa soluzione ha di solito alle spalle una robusta colazione e la prospettiva di una cena tranquilla. Con un vantaggio: chiudere 11 capitolo «pranzo» in pochi minuti e spendere una cifra modesta. Appena 10 mila persone preferiscono invece la soluzione delle 'gambe sotto ad un tavolo-. La parte del leone la fanno pizzerie e snack bar, in grado di servire circa 7 mila persone mentre appena 3 mila sono coloro che hanno tempo (e denaro) per permettersi una sosta ad un ristorante tradizionale. «Si tratta di clienti con particolari esigenze — spiega il presidente dei ristoratori torinesi, Faustino Falaschi — che bisogna seguire in modo totalmente diverso rispetto alla clientela serale. Ogni esercizio nell'ambito del proprio standard ha dovuto adeguare tempi di servizio e menù. Quella di mezzogiorno è gente che vuole stare al tavolo al massimo un'ora, qualche volta appena 40 minuti, e che preferisce piatti semplici e poco elaborati. In gualche ristorante si è puntato, con buon successo, anche sul monopiatto freddo-. Le esigenze della clientela, a mezzogiorno, sono tassative: «Con il lavoro non si scherza. Chi di noi ha, fra i suoi clienti, manager di grandi aziende deve talvolta riuscire a servire in sessanta minuti un pranzo completo: dall'antipasto all'amaro-. Il numero di chi mangia fuori casa, dopo una breve stasi, è di nuovo in ascesa. -Negli ultimi due anni la clientela è aumentata e di recente il fenomeno s'è ancora accentuato — spiega Falaschi —. forse è la prova che la situazione economica è migliorata-. Per l'assessore al Commercio, Carla Spagnuolo, è anche sintomo -di una nuova voglia di vivere la città. La gente ama di più stare in strada. A mezzogior- no come alla sera. Lo si nota anche dalla folla di giovani che c'è in giro e dalle richieste che giungono in Comune per la concessione di nuove licenze per la ristorazione. Dopo la chiusura del Cavai d' brons (che forse tornerà a funzionare nell'87) e di Ferrerò stiamo registrando l'apertura, entro Natale, di un ristorante di qualità nella Galleria Subalpina e la prossima entrata in funzione di un boat-restaurant sul Po, ancorato proprio di fronte alle Molinette. Per gli esercizi esistenti si tratterà di dilatare un poco gli orari, anche dopo aver verificato il successo dei tre venerdì di ottobre in cui inviteremo pure i ristoranti a fare le ore piccole-. In piazza Carlo Felice c'è un nuovo self service: può accogliere sino a 400 persone insieme

Persone citate: Carla Spagnuolo, Falaschi, Faustino Falaschi

Luoghi citati: Torino