«Sull'esercito indegna campagna» di Gianni Riotta

«Sull'esercitoindegrwcampagna» Spadolini dopo il suicidio del comandante della caserma di Pordenone «Sull'esercitoindegrwcampagna» «Da mesi calunnie e imstfficazioni» - E ministro chiama Cossiga - Il Presidente ricorda il «senso della dignità» dell'ufficiale - Il pei che aveva presentato una interrogazione sulla marcia contestata: «Non temiamo speculazioni» ROMA — Dal rwistero della Difesa chiamano al telefono il ministro Giovanni Spadolini, per informarlo del suicidio del tenente colonnello Vladimiro Nesta. Spadolini, emozionato, telefona al presidente della Repubblica Francesco Cossiga: è solo il primo di una serie di colloqui nella giornata di ieri. Cossiga invia un telegramma a Spadolini, chiedendogli di esprimere a suo nome le condoglianze per la morte di un ufficiale di cui ricorda «l'altissimo senso del dovere e della dignità». C'è aria di preoccupazione, si avverte malumore tra i quadri dell'esercito, ufficiali e sottufficiali. Sia Cossiga che Spadolini registrano questa atmosfera, temono che la campagna sulla vita nelle caserme, cominciata questa estate, possa avere in qualche modo •passato il segno» come si lascia capire al ministero della Difesa. Spadolini riassume la sua posizione dichiarando: «Da mesi dura un'indegna campagna di calunnie e di mistificazione contro le forze armate: campagna che ha finito per investire il senso stesso del dovere costituzionale di difesa della patria». Il generale Giuseppe Bacco viene inviato per l'inchiesta di rito, anche il presidente del Consiglio Bettino Craxi esprime le sue condoglianze. •Nesta doveva essere il classico ufficiale tutto d'un pezzo» dicono adesso al ministero della Difesa; •per questo la sua morte fa cosi im¬ pressione, era certo un tipo all'antica che non se l'è sentita di sopportare una mortificazione sul piano morale». A chi va attribuita la -campagna di calunnie»? Poche ore prima che si diffondesse la notizia del suicidio del tenente colonnello Vladimiro Nesta, ufficiale della caserma sotto accusa per la marcia forzata di un gruppo di soldati, il partito .radicale aveva chiesto le dimissioni del ministro Spadolini come «atto dovuto per una lunga serie di motivi». L'iniziativa è del consigliere federale radicale Paolo Pietrosanti, che, ascoltata la notizia della morte di Nesta, non cambia idea: «Per me anche questo ufficiale è una vittima della mentalità militare, di un malinteso senso dell'onore, di un costume da spezzare. Gli ufficiali si sentono depositari di un'autorità sema limiti: provo dolore nel dire che oggi questa autorità colpisce uno dei suoi uomini, e il ministro deve dire la sua». La caserma «Piccinini» di San Vito al Tagliamento, cui apparteneva Nesta, è diventata celebre dopo un'interrogazione dei deputati comunisti Isaia Oasparotto e Ermenegildo Palmieri che accusavano il tenente Tteglia di avere costretto i suoi soldati ad una marcia forzata di circa quaranta chilometri, finita con il ricovero in infermeria di parecchi giovani di leva, per crampi, stanchezza generale, vesciche ai piedi. Era partita subito un'inchiesta, i militari replicavano che si trattava di una regola - esercitazione e che solo un errore di percorso aveva allungato la marcia di alcuni reparti. Il responsabile comunista per i problemi della difesa, l'onorevole Aldo d'Alessio, si trova a La Spezia per una riunione: »Non temo nessun tipo di speculazione, nessuna associazione tra la nostra interrogazione e il doloroso suicidio — dice perché il pei non s'è mai unito in nessun campo alla criminalizzazione degli ufficiali né alle critiche generiche alle Forze armate. Chiediamo solo al governo di dare corso alle riforme per la leva, il trattamento economico e morale degli ufficiali, la garanzia dei diritti di tutti i cittadini nell'esercito». La morte del tenente colonnello Nesta apre ora, dopo l'estate calda dei soldati, un autunno in cui si parlerà dei quadri, ufficiali e sottufficiali. Spesso le loro condizioni sono piene di problemi, il loro status *è complesso e oggi, come ha scritto lo storico militare Giorgio Rochat, «gli ufficiali non sono meglio né peggio dei professori o dei quadri industriali». Attorno a loro, però, le tensioni particolari della vita in caserma, undici suicidi nei primi sei mesi del 1986, quanti nell'intero 1985. Il Convegno di Medicina Militare, tenuto a Roma proprio pochi giorni fa, conferma questo stress, sia per i ragazzi di leva che per i quadri: dalle cartelle cliniche dei militari che hanno fatto ricorso al consultorio di Bologna risulta per esempio che due terzi dei pazienti «fono soggetti con disturbi di ordine nevrotico e caratteropatico presenti da tempo o insorti come reazioni di adattamento» e che •esistono casi in cui il comportamento del paziente e la risposta ambientale non dimostrano o addirittura dissimulano un grave pericolo imminente, anche di tipo suicidano». Gianni Riotta

Luoghi citati: Bologna, La Spezia, Pordenone, Roma, San Vito Al Tagliamento