Farmaci, ticket per la mafia di Eugenio Palmieri

Farmaci, ticket per la mafia In tre regioni magistratura e enti locali indagano sulla maxi-truffa denunciata dal ministro Donat-Cattin Farmaci, ticket per la mafia Convocata la commissione parlamentare - Come si è arrivati a scoprire gli illeciti ROMA — Gli italiani pagano la tassa sulla salute anche a mafia, camorra e 'ndrangheta. Un sorta di ticket occulto di mille lire sui 360 milioni di ricette che ogni anno vengono compilate su tutto il territorio nazionale. A tanto ammonterebbe l'onere se le indagini avviate in questi giorni dovessero confermare la maxitruffa sui farmaci d'oro denunciata dal ministro Donat-Cattin: 350 miliardi ingoiati negli ultimi tre anni da una catena di disonesti in Campania, Calabria e Sicilia. Per ora c'è soltanto la pista contabile, ma lo stesso ministro è intenzionato a rimettere il dossier nelle mani della procura di Roma, mentre i carabinieri si stanno già muovendo per mettere a nudo il meccanismo che ha portato al clamoroso scippo. •E' uno scandalo enorme — afferma il presidente della commissione antimafia, Alinovi — e certamente, dati gli importi in ballo, le connivenze molto estese. La commissione se ne occuperà presto e la prossima settimana convocheremo il ministro DonatCattin per avere tutte le informazioni». Se ne occuperà anche la Corte dei Conti che dovrà radiografare le spese di tutte le Usi. Tutto è scattato quando sulla scrivania del ministro sono arrivati i primi consuntivi semestrali: alcune Regioni avevano già finito i fondi a disposizione per la spesa farmaceutica e sospeso per questo l'assistenza ai cittadini. Epidemie nascoste, un nuovo e diffuso colera, qualche bacillo indistruttìbile? Una serie di telefonate al presidente della Farmindustria, Claudio Cavazza, metteva in allarme 11 ministro. L'organizzazione degli industriali farmaceutici, infatti, confermava, dati alla mano, che i fabbisogni delle tre Regioni «sospette» andavano ben al di là del fatturato delle imprese. In altre parole c'era chi. rifilava alle Usi talloncini falsi invece di quelli originali parte integrante di scatole e flaconi. Il primo riscontro non era di poche lire: in Campania un «buco» di 2326 miliardi nell'84, di oltre 99 nell'85 e di 55,7 nel primo trimestre dell'86; in Sicilia nell'84 mancavano all'appello 36 miliardi, 35 nell'85 e nel primo trimestre di quest'anno cifre non troppo sospette; il caso Calabria è meno clamoroso e i conteggi si stanno ultimando. Quest'anno in Italia la spesa complessiva prevista è oltre 6 mila miliardi, una bella torta sulla quale evidentemente hanno messo gli occhi in molti. La lettera inviata da Cavazza a Donat-Cattin confermava, nero su bianco, le discrepanze rilevate dal ministro. Adesso la magistratura dovrà far luce sulla tecnica della truffa e sui beneficiari. Le ipotesi sui meccanismi della truffa non sono molte. Negli ambienti della Farmindustria si afferma che il pericolo maggiore è nascosto nei talloncini che riportano il prezzo del medicinale. Un'organizzazione, che potrebbe coinvolgere tutti, dirigenti di Usi, impiegati, medici e farmacisti, potrebbe facilmente entrare in possesso di ricettari, elenchi degli assistiti e loro numero di codice e di quello che il medico appone sulla ricetta. Forse non è un caso che in Calabria siano stati rapiti 17 farmacisti. Sembrano i passaggi meno difficili. Più ostico quello successivo: falsificare i tagliandi dei medicinali e trovare una farmacia compiacente per incassare 1 rimborsi Per i tagliandi è sufficiente una tipografia bene attrezzata, in grado di copiare la stampigliatura magnetica, quella che nelle farmacie viene letta con una speciale penna; per la farmacia probabimmente è sufficiente assicurare una adeguata tangente La farmacia, infatti, appare un anello insostituibile in questa catena di frode visto che incassa, con tanto di partita Iva, direttamente dalle Usi. Fra l'altro, sembra che i falsi vengono effettuati in particolare sui medicinali più costosi: qualche anno fa la Glaxo, una industria del settore, denunciò 11 raddoppio , rispetto a quanto prodotto, dei rimborsi per lo Zantac, un farmaco da 40 mila lire a flacone. C'è il modo per tagliare di netto un meccanismo cosi labile e perverso? •Certo — risponde il presidente dell'Ordine dei farmacisti, Giacomo Leopardi — anche se le cifre del ministro mi sembrano inverosimili. Ci vorrebbe una doppia copia delle ricetta, una per il medico e l'altra per il paziente; un osservatorio epidemiologico; controlli mensili da parte delle Usi; carta speciale filigranata, come per le banconote, pei- le fustelle». Eugenio Palmieri

Persone citate: Alinovi, Cavazza, Claudio Cavazza, Donat-cattin, Donat-cattin Farmaci, Giacomo Leopardi

Luoghi citati: Calabria, Campania, Italia, Roma, Sicilia