E il bandito recita da poliziotto di Guido Rampoldi

E il bandito recita da poliziotto Ergastolani di Porto Azzurro curano un mensile e interpretano «horror grotteschi» E il bandito recita da poliziotto Protagonisti: Bozano (caso Sutter), Berteli (bombe davanti alla questura di Milano), Dongo (uccise Bergamelli) DAL NOSTRO INVIATO PORTO AZZURRO — Lorenzo Bozano, ergastolo per il sequestro ed omicidio di Milena Sutter, è il cronista di punta — buona scrittura e un certo sussiego verso le autorità — di «La grande promessa», mensile del detenuti di Porto Azzurro. Gianfranco Bertoli, ergastolo per il massacro con bombe a mano davanti alla questura di Milano nel nome di un suo personale anarchismo, è prim'attore in «Arsenico e vecchi merletti», 24 assassinati in due tempi andati in scena nel carcere tre settimane fa. E chi è quel giovane che con mani da fabbro sta consegnando una targa ricordo al direttore del penitenziario, prima che su quel palcoscenico canti Francesco Guccinl? E' Paolo Dongo, ergastolo anche lui, due assalti a carceri ed altri delitti, quello che ad Ascoli sgozzò nell'ora d'aria il marsigliese Albert Bergamelli. Nella fortezza di Porto Azzurro, la casa di reclusione più ambita dagli ergastolani, i protagonisti di «gialli» insanguinati e di episodi truculenti tentano di scrollarsi di dosso la nomea sinistra che li insegue: Dongo il «sicario delle carceri», Bozano «il mostro», Paolo Pan «l'amante diabolico», e via correndo nella galleria della cronaca nera. Vorrebbero «/arsi conoscere sotto un'altra luce-, dice Dongo, 'fare notizia anche senza usare la Beretta S-92*. per usare le parole di un ragazzo dagli occhi bui, Fabrizio De Michelis, condanna a vita per aver assassinato all'idroscalo una giovanissima, Olga Calzoni. Questa gran voglia di indossare altri; pannili ha spinti,, .quasi inevitabilmente, a recitare. «Arsenico e vecchi merletti», horror grottesco di Joseph Kesserllng, l'hanno scelto loro, preferendolo ad un testo di Dario Fo senza tanti ammazzamenti. Loro anche la scelta del personaggi, nel quali alcuni hanno specchiato i propri fantasmi, volendolo o no. Marco Sartorelli, otto mesi di furore prima di finire dentro ('Ho fato il bandito per scelta»), un ergastolo e 33 sentenze per un paio di secoli di carcere da scontare, ammazzò un agente: sulla scena ha fatto 11 poliziotto. Masseo Bellicini, tanta determinazione e fatali ingenuità quando era ai vertici della più efficiente anonima sequestri degli Anni 70, recitava la parte del cattivo, ma sprovveduto e goffo. Bertoli, delirante quand'era solitario terrorista, era il medico pazzo, guidato al male da un delirio interno. E con quel fisico ascetico, con quegli occhi vagamente allucinati, nella parte era perfetto, direi il regista. E' stato anche un modo di raccontarsi senza violare i propri segreti, che per quasi tutti restano argomento tabù. Non parla Bozano, che spera ancora in una riapertura del processo; eppoi, «perché far sbavare ancora le casalinghe?', domanda allargando un sorriso gioviale. Non parla Dongo: l'unico che sa perché tagliò la gola di un altro ban dito famoso, Bergamelli. E Bertoli? 'Anche per noi — dice Bozano — è un punto interrogativo'. Bertoli è il bibliotecario di Porto Azzurro, combatte i topi che attentano ai suoi 5 mila volumi, cita con disinvoltura Eco e Orwell. Anch'egll fa parte della redazione de «La grande promessa», 52 pagine ordinate e un'accusa frequente — i giornali ci han no bollati a vita come mostri, belve — ribadita ieri in una conferenza stampa nel penitenziario. Dietro al tavolo c'era almeno un millennio di carcere. Bozano, pause e intonazioni da retore; Cavallerò, l'editorialista; e Dongo, Sartorelli, Berti (10 anni per aver ospitato un terrorista) e Sergio Baccetti, rapina e sequestro che diceva: 'Anche nel peggior carcerato c'è qualcosa di buono, soprattutto dopo tanti annu. Parecchi di quei vecchi soavi, di quei giovani pacati in anni neppure lontani hanno terrorizzato e ucciso. Davvero si cambia dietro il portone di ferro della fortezza? E' cambiato, a giudizio del direttore di Porto Azzurro, Paolo Dongo, che racconta: 'Ho fato 4 anni nei "braccetti", in isolamento totale. Lì ti prendeva la voglia di morire, qui ho scoperto il desiderio di tornare libero'. Una semilibertà, un permesso, un lavoro all'esterno è «La grande promessa» di Porto Azzurro. Bozano. che quando è entrato veniva allontanato da quasi tutti perché anche il codice del carcere non tollera certi reati, adesso non è pessimista: •Pian piano scopri che puoi andare avanti, se lo meriti hai certi spazi, e intravedi la fine del tunnel». La meritocrazia del «villaggio» di Porto Azzurro, come lo chiama Cavallero, ha schiuso le porte del carcere a tanti ed oggi il penitenziario ha il più alto numero di detenuti ammessi al lavoro esterno. Per esempio Giuseppe Chillè, messinese, protagonista di una storia inconsueta: condannato all'ergastolo ma scarcerato per decorrenza termini, tornò in carcere di sua volontà quando la condanna divenne definitiva. Non se la senti di scappare. Del resto tutti quelli che hanno approfittato di permessi per evadere sono stati ripresi. Graziano Mesina è stato l'ultimo. Però non è vero che tutti cambiano, affermano le guardie carcerarie, c'è chi fuori ricomincerebbe. Neppure Dongo sembra sapere fino a che punto non è più l'assassino del carcere di Ascoli. Quando i due giornalisti de L'Espresso che aiutano la redazione de «La grande promessa» gli hanno chiesto se i delitti nelle carceri speciali li avrebbe commessi anche a Porto Azzurro, Dongo è rimasto perplesso. «Però — dice — sono sicuro di questo: se chiudi in pochi metri quadrati detenuti politici e mafiosi e malavita, come accade negli speciali, la violenza aumenta». Guido Rampoldi